Una mozione interpartitica e intercomunale propone di creare una piattaforma digitale per coinvolgere più richiedenti asilo e coordinare gli interventi
Capita di rado. A volte però succede che la politica sappia fare quadrato. E oggi a dare la spinta ad allearsi, dall’area progressista al centro, all’area di destra, è un tema per certi versi inaspettato e divisivo: la migrazione. Le forze politiche di quindici Comuni del Mendrisiotto e Basso Ceresio hanno deciso, infatti, di unirsi per mettere in campo una proposta di sicuro concreta e interessante: creare una piattaforma informatica a valenza regionale utile a mettere in comune le offerte di lavori di pubblica utilità rivolte ai richiedenti l’asilo. L’obiettivo dichiarato è aiutare a coordinare e organizzare con maggiore facilità ed efficacia gli interventi sul territorio. Dando così forza a uno strumento prezioso per restituire dignità ai migranti che alloggiano nelle strutture federali di Pasture e Chiasso, ma al contempo importante per disinnescare tensioni e pregiudizi, accrescendo il senso di sicurezza nella popolazione. La mozione, generica, che verrà depositata alle Cancellerie di Arogno, Balerna, Bissone, Breggia, Brusino Arsizio, Castel San Pietro, Chiasso, Coldrerio, Mendrisio, Morbio Inferiore, Novazzano, Riva San Vitale, Stabio, Vacallo e Val Mara è figlia, del resto, di un lungo lavoro di confronto tra i gruppi, di approfondimento della tematica e di mediazione con la Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, che si è già dichiarata aperta a questa opportunità. Trovato il consenso dei diversi Consigli comunali, toccherà poi ai Comuni sedersi attorno a un tavolo per dare, innanzitutto, seguito alle intenzioni, ma pure per prendere contatto con tutti i possibili interlocutori. Ovvero dalle associazioni alle fondazioni, dai consorzi ai patriziati. Tra i primi a ufficializzare la mozione in queste ore sono stati gli esponenti politici di AlternativA, Plr, Centro-Verdi liberali e Avanti con Ticino&Lavoro di Mendrisio. Primo firmatario e capofila del gruppo che ha messo le fondamenta dell’atto parlamentare Elia Agostinetti (AlternativA). «Nel gruppo di lavoro, presenti tanti giovani consiglieri comunali, abbiamo capito subito che per dare le migliori risposte dovevamo superare steccati di partito e campanilismi – ci spiega Agostinetti –. Il risultato è un progetto che abbiamo presentato alla Sem e adattato alle sue richieste prima di approdare alla proposta ufficiale, che è anche una presa di coscienza sui margini d’azione dei Comuni». Ora non resta che rimboccarsi le maniche.
Se è vero, dati alla mano, che in Ticino nel 2023 sono state presentate il 10,8 per cento delle domande d’asilo – tra gennaio e aprile ne sono state avanzate 7’403 –, è altresì un fatto che il potenziale dei cosiddetti Ppu, i Programmi occupazionali di pubblica utilità promossi dalla Sem, non viene sfruttato appieno. Come evidenziano i firmatari dell’atto parlamentare, citando la stessa direttrice della Regione d’asilo Ticino e Svizzera centrale Micaela Crippa, nel corso della prima metà del 2024 “4’827 ospiti hanno partecipato a lavori di pubblica utilità per un totale di 28’962 ore di lavoro all’esterno dei centri”. Ciò significa, si fa notare, che “in media, ogni richiedente l’asilo che ha partecipato a questi programmi ha lavorato 1 giorno sull’intera durata della sua permanenza”. E di prassi le procedure si chiudono entro 4 o 5 mesi. A incoraggiare verso questa direzione, fanno presente i mozionanti, è d’altro canto pure il Programma di integrazione cantonale. Nel documento si conferma, infatti, che “il coinvolgimento lavorativo e sociale dei migranti permette di migliorare la convivenza e di ridurre pregiudizi e tensioni”. «In effetti – ci rende attenti ancora Agostinetti –, assume grande rilevanza il poter informare di più e meglio la popolazione sul tema migratorio, mettendo in contatto diretto cittadini e richiedenti l’asilo. E questi Programmi sono una reale occasione. La tendenza, sul piano cantonale federale, è quella di allontanare le strutture di accoglienza dai centri abitati, quasi mettendo sotto il tappeto il problema. Con il nostro progetto andiamo in direzione contraria».
L’esperienza condotta in questi anni sul terreno, a detta degli stessi enti locali, si è rivelata positiva. I richiedenti l’asilo vengono impiegati, in effetti, nella pulizia di parchi e sentieri, nello sfalcio dei prati, nella sistemazione dei cimiteri, nella ripulitura delle selve castanili e nelle operazioni di montaggio e smontaggio di capannoni per eventi pubblici. A collaborare singolarmente con la Sem in passato oltre a singoli Comuni della regione, sono stati la Fondazione Parco delle Gole della Breggia, l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale e l’Organizzazione turistica regionale Mendrisiotto e Basso Ceresio. Per il loro operato, si fa presente, ai richiedenti viene corrisposto un compenso di 5 franchi l’ora, fino a un massimo di 30 franchi al giorno o 400 franchi al mese.
La vera chiave di volta, però, è la finalità con cui sono stati concepiti i Ppu. Come fanno notare i promotori dell’atto parlamentare, questi Programmi hanno “lo scopo di promuovere la convivenza con i residenti del territorio, migliorando la percezione positiva da parte della popolazione” e allo stesso tempo di “perseguire un interesse generale locale o regionale”. Non solo, “offrono ai richiedenti asilo un modo per strutturare le loro giornate e facilitano la convivenza nei Centri federali d’asilo, promuovendo l’autodeterminazione e l’autostima e riducendo il potenziale di conflitto”, come testimoniato dagli agenti di sicurezza che lavorano all’interno delle strutture. Ecco che agli occhi delle forze politiche e dei consiglieri comunali che hanno firmato la mozione, il portale informatico condiviso a livello regionale appare come la “soluzione migliore” capace di “semplificare le relazioni tra i Comuni, gli altri enti pubblici, le realtà economiche e associative che operano nella nostra regione e i Cfa, il tutto nell’ottica di efficientare la gestione dei richiedenti l’asilo e il loro accesso ai lavori di pubblica utilità”. Restituendo così anche ad Aoz, la società che ha ricevuto in appalto questi servizi, una “visione d’insieme”, utile a organizzare squadre e interventi. Il tutto nel rispetto delle norme in vigore, non entrando in concorrenza con l’economia privata e la manodopera locale.
Un altro punto su cui viene messo l’accento e che non è affatto trascurabile è la possibilità di “generare risparmi significativi”; e questo “sia nel breve che nel lungo termine, riducendo i costi diretti e indiretti per le istituzioni e la collettività”. Non si può dimenticare, si richiama nell’atto parlamentare, che si sono tagliati 500 milioni di franchi dal forfait federale per l’integrazione. E questo “aggrava ulteriormente la situazione finanziaria dei Comuni, che devono far fronte a costi crescenti legati al fenomeno migratorio”. Detto con molto pragmatismo, “investire in modalità utili di occupazione dei richiedenti asilo in Svizzera non è solo un’azione filantropica, ma anche una strategia economica sostenibile”. E mentre si dà una mano ad associazioni ed enti caritatevoli a trovare risorse umane per le loro attività, allo stesso tempo si potrebbe contribuire a ridurre “fenomeni di marginalità e devianza” e incidere in modo positivo sulle spese sanitarie. In effetti, si annota, “tramite il coinvolgimento nella socialità, nel lavoro e nella vita civile, si può attenuare il malessere psichico dei richiedenti asilo e ridurre sensibilmente i costi collettivi per le loro prese a carico”. Annotazione non marginale, il progetto ha buone opportunità di ricevere sussidi da Cantone e Confederazione.