Dopo l'introduzione del modello a cascata, il Municipio di Chiasso ha negato delle licenze edilizie
È quello a cascata, riconosciuto dal Tribunale federale, il modello scelto dal Municipio di Chiasso per disciplinare la posa di antenne di telefonia. Sollecitato da un'interrogazione di Francesco Romano (Helvethica Ticino), l'esecutivo spiega che “sulla base della nuova variante di Piano regolatore adottata, il Municipio ha negato l'autorizzazione edilizia in riferimento alla posa di diverse antenne, le cui ubicazioni non rispondevano ai criteri stabiliti dal modello a cascata”. Si tratta di gravami ancora pendenti dato che gli operatori sono ricorsi alle istanze superiori. “Competenze, aspetti d'ordine ambientale e sanitario, connessi con la presenza di antenne per la telefonia mobile esulano dalle incombenze comunali, essendo di spettanza di Confederazione e Cantoni – precisa ancora il Municipio –. Ai Comuni spetta nella fattispecie unicamente l'applicazione del diritto edilizio e di pianificazione territoriale.
Le richieste presentate dall'interrogazione non possono quindi essere accolte. Romano chiedeva di “verificare e monitorare costantemente le emissioni elettromagnetiche e adottare misure per ridurre al minimo il rischio per la salute pubblica” e di pensare a un “censimento sullo stato di salute focalizzato sugli effetti dell'inquinamento elettromagnetico”. Per quanto riguarda le misurazioni “sono gli operatori di telefonia mobile a dare mandato a un'azienda certificata a livello federale per la misurazione, e il senso che siano loro a farlo sta nel fatto che l'antenna è stata costruita da loro, per cui si tratta di una verifica del loro operato”. Per questo “non è pensabile che l'ente comunale si introduca in questo sistema” poiché privo di competenze e “non sussiste la base legale”. Discorso analogo per il censimento che, a parere del Municipio, “sarebbe da compiersi a livello universitario”.