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Teleriscaldamento: ‘Stiamo cercando di lanciare un primo sasso’

Da Chiasso a Mendrisio i progetti in corso e in divenire, fra strade ‘separate’ e possibilità future di collaborazione regionale

16 gennaio 2025
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Che sia un tema del futuro potrebbe non essere chiaro per tutti. Ma che per “costruire” il futuro è necessario mettere le fondamenta nel presente, è ben chiaro anche a chi, nel distretto, si occupa di energia, quella, per farci capire, in grado di azionarci il riscaldamento o l’aria condizionata, accendere le luci in cucina o ricaricarci il cellulare.

La pubblicazione della domanda di costruzione a Coldrerio della nuova centrale termica a biomassa per teleriscaldamento ci presenta quindi l’occasione per verificare a che punto si trovi nel distretto la tematica energetica.

«Se parliamo di Chiasso, nello specifico – ci rende partecipi del ruolino di marcia il direttore dell’Age Sa, l’ingegner Corrado Noseda – abbiamo cominciato con due progetti fra il 2018, il primo, e il 2020 il secondo. Progetti che possiamo definire piccoli e circoscritti al nostro comune. Se uno dei due progetti è in mano ad Age, l’altro è affidato a una società, Agere Efficienza Energetica, in cui Chiasso ha una quota di partecipazione (40%), il resto è detenuto dalle Aziende industriali di Lugano (Ail). L’intenzione adesso è di ampliare questa attività e di sviluppare tramite questa società un più ampio progetto di teleriscaldamento nel Basso Mendrisiotto». Storica distributrice di gas a sei Comuni (oltre Chiasso a Balerna, Morbio Inferiore, Vacallo, Coldrerio e Novazzano) Age sta, dunque, affinando una nuova frontiera: «Al giorno d’oggi il gas gode di cattiva stampa, a torto o a ragione… per questo bisogna fare qualcosa. E il teleriscaldamento è una delle possibilità. Tutto è comunque legato a investimenti molto ingenti».

Per ora sul piatto uno studio, allestito fra il 2023 e il 2024, per sondare quali sono i potenziali nei vari comuni per un’installazione e poi per un’estensione della rete: «La prima fase di questo progetto – ci fa sapere Noseda – è stata conclusa e abbiamo presentato le risultanze a tutti i Comuni. Vogliamo, infatti, agire a carte scoperte, informando sempre i Comuni in quanto avremo bisogno del loro sostegno per sviluppare un progetto di questo genere. Sono progetti importanti che presuppongono anche dei lavori importanti e investimenti ingenti. E nella fase dei lavori anche dei disagi per la popolazione. Quindi è giusto che tutti siano informati su tutti gli aspetti principali legati ai progetti in questione, a cominciare dalle potenzialità».

Un discorso che potrebbe estendersi regionalmente? «In realtà, per il momento, non è stato fatto un discorso a livello di Mendrisiotto. Ma non possiamo escludere nulla. Si possono fare discorsi regionali, ma bisogna anche cominciare a livello locale. Se poi sarà possibile integrare il tutto in una rete regionale questo è tutto da vedere, se ne parlerà perciò in un futuro. Attualmente, la priorità è cominciare a costituire e dotare i vari nuclei di queste reti che sono, ripeto, dei lavori importanti e degli investimenti da mettere in gioco altrettanto consistenti». Una cifra? «Posso dare una cifra estremamente indicativa. Parliamo di un ordine di grandezza, se dovessimo iniziare a sviluppare delle reti di larga estensione, di un centinaio di milioni. Significa che non si investe dall’oggi al domani, ma che sono progetti che durano anni, se non decenni. Adesso stiamo cercando di lanciare un primo sasso».

E se nel presente è il gas a essere una colonna portante dell’energia per il riscaldamento, pian piano soppiantato dalle termopompe, di facile realizzazione e interessante economicamente in particolare per insediamenti ed edifici piccoli, il domani potrebbe essere contraddistinto da una nuova rete di teleriscaldamento. Un tempo però che si fa dilatato, non è così? «Ci sono per questo sicuramente diversi fattori – evidenzia il direttore di Age –. Convincere a cambiare un privato cittadino che per decenni ha sfruttato una certa tecnologia non è discorso facile. C’è chi ama i cambiamenti, chi si interessa e chi preferisce restare dov’è. Sicuramente la parte più difficile è quest’opera di convincimento. Peraltro in un breve lasso di tempo considerato che la politica federale si è data quale termine per le “zero emissioni” il 2050. Ci arriveremo? Io ho qualche dubbio che ci arriveremo fra 25 anni, ma presto o tardi raggiungeremo anche questo obiettivo. Chiaro che poi dipenderà dalla disponibilità dei capitali. Se pensiamo a una realtà come il Basso Mendrisiotto è una cosa, se dev’essere realizzata a livello ticinese, svizzero o europeo parliamo di somme inimmaginabili».

Fra certezze e disillusioni

Quale la scintilla? «Sono un po’ disilluso in quanto sono convinto che al cittadino interessi il fattore soprattutto economico. L’importante sarà di far sì che questo tipo di vettore energetico sia concorrenziale. Un prezzo che non dovrà essere tout court più basso ma dovrà situarsi nello stesso ordine di grandezza rispetto al consueto. Se poi sarà leggermente più alto oppure inferiore lo si vedrà in futuro, in quanto evolvendo le tecnologie evolverà l’aspetto finanziario che verrà ottimizzato. Una cosa è certa: si deve cominciare, d’altronde anche le auto elettriche sono più care rispetto a un’auto tradizionale a parità di prestazione».

Se il presente è chiaro, i passi da realizzare sono ancora in una fase embrionale: «Siamo agli inizi. Dobbiamo portare avanti un dialogo con le autorità comunali, ovvero con i Municipi e gli Uffici tecnici, per capire da dove cominciare. Poi bisognerà trovare i capitali. Non posso per questo dare una tempistica. Spero che tutto questo abbia un inizio nei prossimi uno-due anni. Inizialmente si comincerà a estendere quel minimo di infrastruttura che c’è già». Una centrale unica? «Non credo basterà. La configurazione sarà piuttosto una rete che sia più o meno capillare e diffusa e con delle centrali delocalizzate che contribuiranno tutte a immettere il calore. Oggi a Chiasso ve ne sono due indipendenti, una che serve sette edifici e l’altra una decina, ma è tutto in evoluzione. Quando si cominciano questi progetti è impossibile definire il tutto subito; si comincia, si mette in campo quello che lo stato dell’arte indica e quando la tecnologia e le conoscenze cambiano ci si adatta migliorando di continuo – non manca di puntualizzare il nostro interlocutore che si sbottona sull’aspetto dei finanziamenti –. L’opzione principale è di avere il proprio capitale o di richiedere dei prestiti a banche o grossi fondi. Non è da escludere, infatti, anche l’entrata di un privato, che però, volendo conseguire un certo profitto, influirà sui margini di manovra».

Aspetto, non ultimo, è la collaborazione con il resto del Sottoceneri: «Quello che piace è che in questa società sia presente anche Ail che è una realtà importante, già attiva anche nel Mendrisiotto. Nel Luganese, avendo in corso diversi progetti, tutti decentrati, Ail ha acquisito una preziosa esperienza nello sviluppo. Ma se importante è la progettazione tecnica, lo sarà soprattutto quella che è l’acquisizione, l’andare porta a porta, o tramite altri canali, e raggiungere così i potenziali utenti. Nel distretto abbiamo perlopiù un’utenza molto conservatrice, per questo dovremo essere certi di averla con noi. Sono progetti epocali, che devono essere portati avanti insieme con convinzione» chiosa Noseda.

Nella Valle della Motta

Ma torniamo al progetto di nuova centrale termica a biomassa per teleriscaldamento nella Valle della Motta, la cui domanda di costruzione, su istanza della Teris Sa, scade il primo febbraio. Una rete che, come indica la relazione tecnica presentata, “si estenderà in prima battuta fino a via Turconi a Mendrisio e garantirà la possibilità di servire un importante settore, permettendo così una considerevole riduzione di emissioni di CO2 nell’intera regione: quasi 4’000 tonnellate annue”. La rete di teleriscaldamento del Mendrisiotto di Coldrerio prevede, infatti, “di svilupparsi dapprima nel comparto Casvegno per poi estendersi fino a via Turconi, passando da via Maspoli e attraversando l’incrocio Banchette. Ulteriori diramazioni in direzione di Coldrerio e verso lo stadio comunale, nonché altre vie non menzionate, saranno valutate in un secondo tempo”.

In questa fase, come anticipato, l’istante è Teris, ma con l’ottenimento della licenza edilizia verrà creata una società di scopo con la Città di Mendrisio al fine di realizzare e gestire gli impianti: “Valutando tutte le possibili soluzioni, per quanto concerne la centrale principale – si legge nella relazione – la tecnologia più idonea è risultata essere quella delle caldaie a biomassa legnosa proveniente sia dalla raccolta differenziata su territorio ticinese che cippato naturale”. La centrale termica non ospiterà personale in maniera continuativa, anche se il personale dell’Azienda cantonale dei rifiuti, già presente sul sedime, potrà all’occorrenza eseguire dei controlli. L’impianto verrà equipaggiato di sistemi di segnalazione guasti verso centri di sorveglianza già attivi, operativi 24h/24 tutti i giorni. Tutto il sistema potrà essere monitorato e controllato a distanza. Operatori interverranno sul luogo unicamente per controlli o per manutenzioni/riparazioni.

Per poter dar seguito al progetto è stata individuata nel mappale 17 Rfd – proprietà di Acr (Azienda cantonale rifiuti) di Coldrerio, dove oggi sorge l’ecocentro – l’ubicazione ideale. La sua collocazione è stata concepita come la più adatta per la diramazione della rete di teleriscaldamento del Mendrisiotto. Nello specifico è stato individuato l’edificio 17I che fungerà da cuore dell’impianto. Gli edifici annessi verranno invece demoliti permettendo la costruzione delle nuove parti utili al funzionamento dell’impianto. Per i costi di realizzazione si parla, fra interventi e nuovi impianti, di una cifra totale pari a 12 milioni di franchi.