Mendrisiotto

Acque più depurate, a Chiasso e dintorni s'investono 42 milioni

Via libera al piano d'azione che darà modo di ampliare e potenziare l'impianto a Pizzamiglio. Si punta su biofiltrazione e microinquinanti

Nei programmi le opere saranno ultimate nell’agosto del 2029
(Ti-Press/Elia Bianchi)
1 marzo 2024
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Al depuratore di Pizzamiglio sono pronti a fare un balzo nel futuro. Del resto, è da qualche anno che al Consorzio depurazione acque di Chiasso e dintorni si prepara il terreno per entrare nella ‘Fase 3’, nuova frontiera della filtrazione delle acque di scarico. E adesso ci sono mezzi e strumenti, anche finanziari, per passare all'azione e aprire il cantiere dell'ampliamento e del potenziamento dell'impianto. Il 19 febbraio scorso il Consiglio consortile all’unanimità ha dato, infatti, il suo nullaosta all’investimento di quasi 42 milioni (45 Iva inclusa) che darà modo di ottimizzare le infrastrutture, a cominciare da quello che viene definito "il cuore dell'impianto", ovvero il trattamento biologico. In questi anni, in effetti, a livello federale si è alzata l'asticella della qualità delle acque; anche quelle reflue, destinate però a finire nei fiumi, nel caso specifico la Breggia che scorre verso il lago di Como. Sullo sfondo nuovi obblighi di legge e ordinanze, ultimati i lavori - le previsioni dicono entro l'agosto 2029 - pure a Pizzamiglio si potranno ‘trattenere’ i microinquinanti in sospensione nelle nostre acque di scarico.

Un potenziamento in due mosse

La missione, insomma, è chiara: rendere il depuratore più ‘performante’. A Pizzamiglio, d’altro canto, si ripuliscono le acque di otto Comuni della regione – ovvero Chiasso, Balerna, Novazzano, Vacallo, Morbio Inferiore, Coldrerio, Castel San Pietro e Breggia –, veicolate da 50 chilometri di canalizzazioni. «Punto forte sarà la biofiltrazione, che sostituirà e al contempo amplierà l'attuale trattamento biologico – ci spiega il direttore Stefano Airaghi –. Così facendo si aumenterà la capacità di trattamento, in più la qualità dell'acqua in uscita sarà migliore».

Poi c’è l'aspetto dei microinquinanti. «Come prevede la Legge federale entrata in vigore all'inizio del 2016, gli impianti che possiedono certe caratteristiche devono trattare queste sostanze, principalmente presenti in tracce – si parla di nanogrammi per litro –. Infatti, non riuscendo a smaltirli rimangono nel circolo dell'acqua e si accumulano. Per lo più si tratta di residui di medicinali, fertilizzanti o vernici, ma la lista è infinita – annota Airaghi –. Questi, in buona sostanza, sono i due interventi più importanti nei nostri piani». Tant’è che per ‘filtrare’ i microinquinanti si realizzerà un edificio ad hoc con vasche e un sistema di filtrazione su carbone attivo granulare, considerato il "miglior processo depurativo" a disposizione.

A ciò, ci fa notare il direttore, si aggiunge «tutta una serie di interventi secondari, che oggi è il momento di attuare, rinnovando e anche stravolgendo l’impianto. Al termine delle opere, in effetti, sarà molto diverso da come lo si vede ora». Salvo le prime due vasche (su sei), tutto il resto sarà rivisto.

Un cantiere complesso

Certo non sarà un cantiere semplice, con il depuratore stretto tra la montagna e la strada per il valico. «Abbiamo poco spazio e una delle condizioni, dettate giustamente dalle autorità cantonali – chiarisce ancora Airaghi –, è quella che durante tutte le fasi dei lavori l'impianto dovrà poter garantire la stesa qualità dell'acqua odierna in uscita, quindi dovrà funzionare come ora. Anche per questo motivo alla fine si è scelta la biofiltrazione. Si sbancherà un pezzo di pendio, dove verrà creato il nuovo edificio dedicato, l'acqua anziché essere trattata nel vecchio depuratore, verrà passata nel nuovo apparato, a quel punto si potrà dismettere tutto il resto per costruire lo stabile per i microinquinanti». Tutto, dunque, procederà con un ordine preciso: sul calendario il varo dei lavori è iscritto per il gennaio 2025.

Nel frattempo, secondo i programmi sono previsti dei lavori preparatori e "la creazione di una pista di accesso sopra le vasche esistenti. La corsia stradale adiacente all’Ida sarà, come concordato con le autorità cantonali, utilizzata quale area di cantiere". Mentre il traffico sulla cantonale "sarà garantito dalle due corsie rimanenti; e l’accesso alla zona dei lavori verrà invece "garantita da una passerella provvisoria sopra le vasche biologiche".

In vista un passo ulteriore: alla lente l'azoto

Da quello che si evince dallo stesso messaggio, votato dal Consiglio consortile, quelli messi in campo non saranno nemmeno gli ultimi sviluppi. "Attualmente – si legge – è in corso la revisione della Legge federale sulla protezione delle acque (OPAc), che estenderà l’obbligo di trattamento dell’azoto a tutti gli impianti in Svizzera: quali saranno i limiti allo scarico non è ancora stabilito in maniera definitiva". Sta di fatto che, anche questo ulteriore mandato interesserà, si conferma, anche il depuratore locale. «Già in parte – ci dice Airaghi – con il nuovo impianto l'azoto verrà trattato. Probabilmente non sarà sufficiente per raggiungere quello che potrebbe essere il limite di legge, anche se la cosa a oggi è ancora un po‘ incerta, ma ci muoviamo già su quella strada. Voci di corridoio dicono che il Consiglio federale sia intenzionato ad andare in quella direzione e a richiedere di abbattere l'azoto. Anzi, avrebbe già deciso. Si sta discutendo su quali limiti fanno senso e la tempistica. Non penso, però, sarà così immediato. Si dovrà avere modo di adattarsi alle nuove regole».

Un impegno finanziario per i Comuni

Le norme stringono e l'impegno finanziario cresce. «Se solo si pensa che il nostro ampliamento richiederà una spesa di 42 milioni, la dice lunga. Non nascondo – riconosce Airaghi – che anche con i Comuni, in un momento non facile, ne abbiamo parlato in modo approfondito. Abbiamo pure organizzato una serata riservata a Municipi e Uffici tecnici: era un tema di preoccupazione. D'altra parte, ci sono delle leggi da rispettare e se si alza l’asticella delle richieste, significa che bisogna investire». Alla fine avete trovato un punto d'incontro, visto l'esito del voto consortile. «Statuto alla mano, la chiave di riparto è chiara. In ogni caso abbiamo spiegato bene tutti gli aspetti in campo. C’è la consapevolezza del fatto che è importante fare questa spesa e rispettare i tempi».

Non mancano, però, gli aiuti. Sulla filtrazione dei microinquinanti la Confederazione assicura, ad esempio, sussidi nella misura del 75%, purché ci si metta a norma entro il 2035. A questo si sommano i contributi cantonali. Insomma, a conti fatti si stimano sovvenzioni sino a 10 milioni e mezzo.

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