Mendrisiotto

Truffavano le assicurazioni danneggiando auto: condannati in tre

Coinvolta una ditta di Novazzano. Pene da parte delle Assise criminali tra i 20 e i 28 mesi parzialmente sospesi

(archivio Depositphotos)

«Tutti e tre erano coinvolti in una struttura, in un sistema ben consolidato che non poteva funzionare solamente tramite una persona». Si esprime così il presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano Siro Quadri (a latere Monica Sartori-Lombardi e Renata Loss Campana). Tre imputati, due fratelli gemelli di 47 anni e un 55enne, sono infatti stati ritenuti colpevoli a vario titolo di truffa aggravata e falsità in documenti, principalmente per aver danneggiato delle auto al fine di ottenere maggiori guadagni dalle assicurazioni, come pure per aver noleggiato delle vetture a persone che si presume siano colpevoli di altri raggiri, nello specifico di ‘rip deal’ (scambio di denaro falso con beni autentici). Il tutto avveniva nel contesto dell’attività di una carrozzeria di Novazzano, tra il 2020 e il 2022. La Corte ha confermato quasi integralmente l’atto d’accusa della procuratrice pubblica Chiara Borelli, ed ha inflitto pene che vanno dai 20 mesi sospesi ai 28 mesi parzialmente sospesi. Nonostante gli imputati siano tutti cittadini italiani, la Corte non ha stabilito un’espulsione. Si tratta infatti di casi di rigore, in quanto tutti e tre vivono in Svizzera da parecchi anni e hanno la maggior parte dei familiari nel Paese.

‘Non poteva non sapere’

Secondo la Corte la responsabilità maggiore è di uno dei due fratelli, ovvero colui a cui è intestata la società. All’uomo sono stati inflitti 28 mesi di carcere, di cui 6 da espiare e i restanti sospesi per 4 anni. Ieri la procuratrice ne aveva chiesti 30. «Non poteva non sapere cosa stesse succedendo», ha indicato la Corte. All’altro fratello è invece stata attribuita la pena minore: 20 mesi totalmente sospesi per tre anni, a fronte della richiesta di Borelli di 27 mesi, di cui 6 da scontare. Secondo la Corte, il 47enne non era un semplice osservatore, ma una presenza costante nella carrozzeria. Niccolò Giovanettina, avvocato dell’uomo, aveva invece chiesto ieri una pena di massimo 6 mesi sospesi. Per quanto riguarda il 55enne, i giudici hanno ritenuto credibili le sue affermazioni: «È colui che ha collaborato di più all’inchiesta. Non aveva alcun interesse a raccontare i fatti, ma lo ha fatto, aggravando anche la sua posizione». Nonostante fosse formalmente un dipendente, gli viene però attribuito anche potere decisionale all’interno della ditta. All’uomo sono stati dunque inflitti 24 mesi di carcere, di cui 6 da scontare e 18 sospesi per 4 anni.

Per quanto riguarda le truffe rip deal, la Corte ha rigettato le tesi difensive che indicavano che gli imputati non potevano sapere di noleggiare auto a persone probabilmente coinvolte in questo tipo di raggiri: «Qualche domanda ce la si sarebbe dovuta fare». In ogni caso, per i giudici, le modalità con le quali venivano stipulati i contratti di noleggio erano «anomale» e hanno permesso a queste persone di ottenere macchine da utilizzare per recarsi nei luoghi dove si sarebbero consumate le truffe. Cosa che difficilmente sarebbero riusciti a fare rivolgendosi a un’altra concessionaria.

‘La ditta non è stata aperta con lo scopo di compiere illeciti’

Nell’arringa di questa mattina, l’avvocata Benedetta Noli aveva parlato del 55enne come di un semplice dipendente della società. Inoltre il 55enne non avrebbe ottenuto profitti dall’attività, anzi, avrebbe addirittura faticato a ricevere lo stipendio. Il suo obiettivo era di «poter continuare in maniera lecita il suo lavoro di carrozziere». Secondo la difesa non ci sarebbe stato un intento comune premeditato di istituire un’organizzazione criminale da parte degli imputati: «La ditta non è stata aperta con lo scopo di compiere illeciti, ma di esercitare una normale attività di carrozzeria e di meccanica». L’imputato si era detto inoltre contrariato per essere stato indicato come unico autore di alcuni sinistri. Per quanto riguarda la complicità in truffa per i rip deal, il 55enne si era detto totalmente estraneo. La difesa aveva infatti chiesto il totale proscioglimento per questo capo d’imputazione: «Ad allestire i contratti di noleggio erano principalmente i due fratelli. Il mio assistito non aveva contatto con queste persone». Noli aveva chiesto una pena che non superasse i 24 mesi di detenzione sospesi. L’uomo si era detto pentito: «Ho sbagliato, ma i sei mesi di prigione mi hanno fatto riflettere». Il 55enne era stato posto in carcerazione preventiva a novembre, mentre da febbraio si trova in carcerazione di sicurezza a causa, aveva spiegato la procuratrice pubblica ieri, di un pericolo di fuga.

‘Aveva semplicemente messo a disposizione la società’

La difesa del 47enne titolare della ditta, invece, non aveva condiviso la descrizione dei ruoli prodotta dalla collega. Secondo l’avvocato Giuseppe Gianella, era il 55enne ad avere in mano tutto: «Il mio assistito viene descritto come la mente criminale che traeva lauti guadagni, ma non è così». Per la difesa il 47enne aveva semplicemente messo a disposizione la società per aiutare il fratello. Infatti, ha proseguito l’avvocato, in quel momento il suo cliente aveva problemi di salute sia fisica sia mentale. Era stata poi la sua dottoressa a consigliargli di recarsi in Ticino ogni tanto per «cambiare aria». Nell’estate del 2022, cominciando a stare meglio, il 47enne avrebbe iniziato a occuparsi di qualche mansione amministrativa, ma «non aveva nessun ruolo decisionale, era tagliato fuori dalla gestione ordinaria». Gianella aveva affermato che l’uomo non avesse bisogno di effettuare nessuna truffa per vivere e che dalle varie imputazioni avrebbe guadagnato solo qualche migliaio di franchi. E riguardo all'accusa di truffa ai danni di una banca era stato indicato che il reato non sussisteva. L'uomo era stato accusato di aver consegnato all'istituto fatture fittizie per farsi aumentare il credito ipotecario di uno stabile nel Canton Glarona. L'avvocato aveva chiesto l’assoluzione da tutti i capi d’imputazione e, in via subordinata, l’esenzione dalla pena. L’avvocato aveva infatti indicato quanto sia stata problematica l’incarcerazione per il suo assistito, a causa dei suoi problemi di salute. In ultima battuta il 47enne aveva affermato di aver agito in buona fede e di non essere stato capace di dire di no. Cosa che ora avrebbe iniziato a fare dopo le riflessioni durante l’incarcerazione.

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