Mendrisiotto

Condannato il 23enne che urtò gravemente una moto ad Arzo

La Corte delle Assise correzionali lo ha giudicato colpevole di lesioni colpose gravi e infrazione alle norme della circolazione. La pena: 180 aliquote

Le immagini dell’incidente
(Rescue Media)
9 maggio 2023
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È comparso oggi alla sbarra il 23enne che poco dopo mezzogiorno del 21 ottobre 2021, lungo la via Remo Rossi ad Arzo, ha gravemente urtato un motociclista causandogli ferite gravi e un ricovero di due mesi in ospedale. Alla guida dell’auto, il giovane aveva invaso la corsia opposta, in contromano, mettendo in grave pericolo anche una signora, che circolando dall’altro lato ha dovuto curvare bruscamente per evitare la collisione. Scontro però che non ha risparmiato, pochi istanti dopo, il 70enne in sella alla moto, che ha subito l’amputazione di una gamba, fratture varie e un trauma cranico. Il presidente della Corte delle Assise correzionali Mauro Ermani ha giudicato il 23enne colpevole di lesioni colpose gravi e infrazione grave alle norme della circolazione, condannandolo a 180 aliquote giornaliere.

«È preoccupante che l’imputato non sappia assumersi le responsabilità di quello che è successo. Deve guardare in faccia la realtà, non fuggirla», ha tuonato Ermani. Sì, perché il ragazzo, sia davanti agli inquirenti sia dinnanzi al giudice, ha affermato di non ricordare il momento in cui ha negligentemente invaso la corsia opposta e del successivo scontro con la moto. «È come se una tenda nera fosse calata su di me e avessi avuto un mancamento», ha raccontato.

L’incidente è stato ripreso da una videocamera della stazione di benzina vicina, ma il 23enne, residente nel Mendrisiotto, anche dopo averne visionato le immagini, ha ribadito di non ricordare quanto avvenuto. Ricorda però di aver subito soccorso il 70enne ferito e chiamato l’ambulanza. Motivo per il quale, il procuratore pubblico Luca Guastalla, si è pronunciato incredulo: «L’imputato ha dichiarato di non ricordare nulla delle dinamiche dell’incidente, eppure ricorda una serie di avvenimenti precedenti e successivi. Non è credibile che non si ricordi».

In assenza di una diagnosi per spiegare quel vuoto di memoria, e per supportare la tesi di un malore con il suffragio dei medici, il giudice ha ritenuto anch’egli inverosimile la versione amnesica del ragazzo: «Non è possibile che un malore così grave si risolva in una frazione di secondo come se nulla fosse, tanto da riuscire a soccorrere la vittima e chiamare il 144».

Secondo l’avvocato difensore Edy Grignola, il giovane andava invece prosciolto. «Gli elementi agli atti permettono di escludere che si sia trattato di una disattenzione o un colpo di sonno. Inoltre, il mio assistito non era neanche sotto effetto di droghe, alcol o medicamenti». A mente della difesa è stato dunque «l’atteggiamento di un conducente colpito da un malore», e, nell’impossibilità di stabilire le cause della perdita di controllo del veicolo, sarebbe dovuto valere il principio in dubio pro reo, facendo cadere le accuse di negligenza.

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