laR+ Mendrisiotto

Mendrisio, ‘l’acqua è vita, la carenza porta a povertà e morte’

Illustrati i progetti che hanno beneficiato del ‘Centesimo di solidarietà’, iniziativa portata avanti dal 2006 dal Municipio e dalle Aim

Massimo Cerutti con i partner beneficiari
4 agosto 2022
|

Sono ormai più di 15 gli anni che hanno visto la città di Mendrisio e le Aziende Industriali di Mendrisio (Aim) impegnate nel progetto ‘Un centesimo per l’acqua’, il cui scopo è di promuovere un «bene prezioso per la comunità mondiale». Un’iniziativa partita nel 2006, che prevede l’assegnazione di un centesimo per metro cubo di acqua consumato durante l’anno dalla cittadinanza ad associazioni attive nel campo della messa a disposizione di acqua potabile nei paesi in via di sviluppo. Quest’anno, su proposta del capo dicastero delle Aim Massimo Cerutti, il contributo è indirizzato verso due enti ticinesi: l’organizzazione non governativa SwissLimbs di Sementina, attiva in Uganda, e il centro per lo sviluppo e la cooperazione della Supsi di Mendrisio, impegnato in una formazione continua a favore dei paesi in via di sviluppo. «L’acqua è vita – dice Massimo Cerutti –. La Svizzera e le sue alpi hanno un incredibile fonte di riserva; altrove la carenza crea povertà e morte. Questi progetti sono tanto utili quanto fondamentali per garantire ‘l’oro blu’ dove ve ne è assoluta necessità».

‘Entro marzo 2023 miriamo a servire 1’500 persone’

«In questo momento siamo impegnati in un progetto per l’approvvigionamento idrico ed elettrico di un campo rifugiati in Uganda – informa Nicole Rossi di SwissLimbs –. Entro marzo 2023 miriamo a servire 1500 persone, quindi circa 400 famiglie». L’organizzazione no profit SwissLimbs realizza principalmente progetti nella riabilitazione orto-protesica: costruisce ospedali, forma tecnici ortopedici locali nei paesi in questione e approvvigiona di materiali i centri. Durante la costruzione di un centro riabilitativo per le persone disabili che vivono nel centro profughi di Bidibidi in Uganda, è però venuto spontaneo chiedersi come si possono aiutare ulteriormente queste persone. È così che, parlando anche con le Nazioni Unite, ci si è resi conto che il rifornimento di acqua ed elettricità era uno dei principali bisogni del rifugio. «Nasce quindi il progetto ‘acqua ed elettricità per il campo rifugiati di Bidibidi in Uganda’ – continua Nicole Rossi –, che consiste nella posa di un OffGridBox, e che ha avuto successo grazie al contributo di dieci comuni ticinesi, tra i quali anche Mendrisio». Si tratta di un container provvisto di dodici pannelli solari collegati a un invertitore che produce energia direttamente riutilizzabile dalle persone e dotato anche di un sistema di raccolta di acqua che viene resa potabile. Un piccolo container, sì, ma un grande aiuto per ovviare a due problematiche centrali: in primis, la ricerca delle materie prime per riscaldare le capanne è pericolosa, poiché i rifugiati devono percorre molti chilometri con tutti i rischi del caso, e una volta a casa, l’accensione del fuoco potrebbe provocare incendi. In secondo luogo, in assenza di acqua pulita, le persone del posto la raccolgono dalle pozzanghere, rischiando di ammalarsi o addirittura morire. Un altro aspetto positivo dell’OffGridBox è il rilancio dell’economia. Infatti, vengono formate persone all’interno del campo – soprattutto donne, in quanto poco occupate – per gestire il container e la distribuzione di acqua ed energia. «Una triplice funzione, quindi – conclude Nicole Rossi –: la salvaguardia delle risorse naturali, l’accesso ad acqua potabile ed elettricità e la creazione di nuovi posti di lavoro».

Solidarietà verso la formazione

Un altro tipo di solidarietà è quello indirizzato al centro per lo sviluppo e la cooperazione della Supsi. Il finanziamento, infatti, permette a studenti che provengono da paesi in via di sviluppo, e che non hanno i mezzi per pagare la tassa d’iscrizione, di poter partecipare al corso. Quest’anno sarà una giovane ingegnere etiope a beneficiare di quest’opportunità, e prenderà parte alla formazione continua Cas Wash. Si tratta di un programma strutturato per accrescere le competenze degli operatori nell’ambito di una maggior comprensione dei fondamentali del settore acqua, sia in contesti umanitari sia di sviluppo. Il professor Claudio Valsangiacomo è molto contento di questa collaborazione. «Noi non siamo un’università, siamo una scuola professionale, quindi abbiamo bisogno di lavorare con il territorio, con l’industria, con l’economia e con la società civile». Relativamente al sensibile tema dell’acqua potabile, Claudio Valsangiacomo ricorda infine che «a novembre arriveremo a otto miliardi di persone sul pianeta e due di questi non hanno accesso all’acqua potabile». Questo è uno dei motivi per cui è nata la formazione Cas Wash. L’intento è quello sensibilizzare gli studenti ai principi base della pianificazione, della progettazione e la realizzazione di attività per migliorare l’accesso alla fornitura di acqua e ai servizi sanitari. Importante quindi anche la parte pratica, e a tal proposito il prossimo ottobre a Ca Stella, a Meride, gli studenti potranno fare attività sul terreno e passare otto giorni in compagnia.

Una proposta innovativa della Città

Appoggiando questi due progetti, la città di Mendrisio ha proposto qualcosa di differente rispetto al passato. «Non solo andiamo nelle organizzazioni no profit – continua il capo dicastero delle Aim –, ma anche nella ricerca della formazione». Per di più, da parte del Municipio, «c’è la volontà di organizzare una serata pubblica – conclude Massimo Cerutti – per far capire alla popolazione che fortuna abbiamo disponendo ‘dell’oro blu’».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE