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I volti a metà e i colori di Nur a Chiasso

Il giovane ex sans papier oggi si impegna per farsi riconoscere come artista. In mostra all’Excelsior una cinquantina di lavori

NurBrukNHb
(Ti-Press)
26 febbraio 2022
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Il luogo dell’appuntamento a prima vista potrebbe spiazzare. Incontriamo Nur negli spazi dell’Oratorio parrocchiale di Chiasso, che non è la prima volta che gli spalanca le sue porte. Il foyer e le sale del Cinema Excelsior, del resto, rivendicano l’opportunità di essere luoghi di umanità e culture. Allo stesso modo questo giovane 24enne di origine africana difende il diritto di essere riconosciuto per ciò che è. Quindi non solo il migrante, il ragazzo (oggi ex sans papier) che ha ricevuto il permesso di dimora (con la sorella India e la mamma), il caso di rigore, ma ben altro. Nur infatti è un artista; e per la seconda volta Chiasso lo accoglie con una mostra dei suoi lavori. Per lui il ‘lockdown’ scandito dalla pandemia da Covid-19 si è rivelato fecondo. L’arte, del resto, l’ha salvato da una condizione difficile da vivere: una quotidianità rimasta in sospeso per dieci anni. E ora che può guardare al futuro con altri occhi dà libero sfogo alla sua creatività, parte della sua identità.

Quei ritratti a metà

Bianco, nero ma anche tanti colori e poi quei volti dipinti a metà che parlano a chi li guarda. Su un banco ci sono i disegni a matita, appesi i quadri – tecnica prediletta l’acrilico su tela – realizzati a partire dal 2019: in totale si tratta di una cinquantina di opere che i visitatori potranno vedere da vicino questo e il prossimo sabato, 5 marzo. L’evento ‘Art exhibition’ di NurBrukNHB è fissato tra le 15 e le 20. A fare da filo rosso tra i lavori, ‘Reflection of life, vol. 2’ (‘Il riflesso della vita’), un tema che dice molto dell’esperienza vissuta sin qui dal giovane. «In questi ultimi due anni circa mi sono sentito libero di esprimermi», ci racconta Nur guidandoci attraverso le sue proposte artistiche. «Cosa ne pensate?», ci chiede d’un tratto. Lui su quelle tele ci mette tante tematiche e altrettante emozioni: in una parola la vita. Quei ritratti ‘incompiuti’ catturano l’attenzione, non c’è dubbio. Per quale motivo, gli domandiamo, i volti sono rimasti a metà? «Una persona – ci spiega – non si conosce mai per intero, ma soprattutto direi che è la vita stessa che non finisce qui: la vita è infinita. Dentro ciascuno di noi, del resto, ci sono altre storie, la stessa storia del proprio Paese, e altre persone». Ciascun lavoro per il giovane ha un suo racconto da condividere con chi ferma lo sguardo su quella immagine.

Il linguaggio dell’arte

Nur è, d’altro canto, il primo che cerca il dialogo e persino il confronto con l’‘altro’. «Chi vede i miei dipinti si fa una idea di ciò che voglio comunicare attraverso i miei disegni, tramite il linguaggio dell’arte – spiega il giovane –. Cerco poi di far riflettere lo spettatore sul proprio atteggiamento; lo invito a essere più aperto». Nella visione di Nur, come detto, i quadri parlano. Non nasconde neppure che tra le pennellate vi siano dei significati simbolici: «Rappresentano qualcosa». E il colore assume una importanza particolare sulle tele del 24enne, riuscendo a rendere più potenti quei visi a metà: «Ciascuno poi può immaginare la parte mancante», invita. E allora non resta che lasciarsi prendere per mano e smarrirsi nell’arancione, nel verde e nel rosso scuro degli acrilici e nel messaggio che i volti tentano di veicolare: felicità, tristezza, paura, combattività. Anche Nur si perde a un certo punto nel suo racconto, desideroso di trasmetterci il suo percorso artistico tra il giallo e il rosso che si stemperano nell’arancione – «ma senza perdere la loro forza e il loro valore», e il verde brillante omaggio alla natura. «Il volto ritratto però abbassa lo sguardo, consapevole dei disastri ambientali di cui siamo responsabili», ci fa notare.

‘Vorrei incontrare altri artisti’

L’arte, d’altra parte, è anche passione. E Nur ne ha tanta. Così ci confida un sogno e una speranza: mostrare le sue tele ad altri artisti e confrontarsi con loro per poter crescere nel suo cammino. Quando lo avevamo incrociato nel novembre del 2019, in occasione della sua prima mostra a Chiasso, timidamente ci aveva detto di aspirare a vivere d’arte. Come negarglielo.

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