Mendrisiotto

Tentò di sgozzare il compagno: condannata a 4 anni e mezzo

Giudicati i fatti di Riva San Vitale, la pena verrà sospesa per un trattamento terapeutico contro l’alcolismo

(Rescue Media)
11 febbraio 2022
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Poteva finire molto peggio quella sera di maggio a Riva San Vitale. Una lite all’interno della coppia, diventata un assalto all’arma bianca, da parte di lei, in quel momento completamente ebbra. Solo la pronta reazione del compagno, che si difese prima con una gomitata e poi brandendo una sedia, evitò quello che sarebbe stato il fatale affondo del coltello sul suo collo. Ora c’è anche l’epilogo giudiziario: la donna, 44 anni, è stata condannata a 4 anni e mezzo di carcere per tentato omicidio intenzionale, ma la pena è stata sospesa per l’esecuzione, in una struttura chiusa, di un trattamento terapeutico contro l’alcolismo. La sentenza è stata concordata tra le parti, e omologata dalla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. La cura è già iniziata in carcere dove la accoltellatrice si trova da 9 mesi, e dove sta cercando di cambiare vita.

Quel giorno la 44enne di alcol ne aveva ingerito parecchio; nel suo sangue risultava presente in quantità fra i 2,6 e i 3,23 grammi/chilo. Bevuto fuori casa; quando rientra, nell’appartamento di lui, mette due bottiglie di vino sul tavolo del salotto, spostandosi poi per prendere un bicchiere. Quando torna, si accorge che il compagno ha vuotato le bottiglie nel lavandino. Gli gira intorno e, davanti al tavolo del salotto, lo attacca con decisione. Una mano contro la nuca, mentre con l’altra, armata di un coltello seghettato, tenta di sgozzarlo. Sentita la lama sul collo (che provocherà una ferita di 4 centimetri) l’uomo reagisce d’istinto, tira una gomitata alla compagna che si trova alle spalle, e col braccio allontana la minaccia. Afferrata una sedia, la tiene a distanza fino all’arrivo della polizia. Erano le 18.30 del 3 maggio 2021, in Piazza Grande: indirizzo già conosciuto dagli agenti che nel tempo erano dovuti intervenire altre volte per precedenti litigi. E così, naturalmente, è finita anche la relazione tra i due: un rapporto chiaramente intossicato dall’alcolismo.

La tipologia di attacco, e la localizzazione della ferita, lunga 4 centimetri proprio in corrispondenza della vena giugulare, vicino al pomo d’Adamo, hanno indotto a valutare questa aggressione come un tentato omicidio sia il procuratore pubblico Zaccaria Akbas che la Corte delle Assise criminali. “La lama del coltello posizionata alla gola della vittima poteva provocarne il decesso” ha confermato il giudice Amos Pagnamenta commentando la sentenza. “Una colpa estremamente grave” quella attribuita alla donna, parzialmente bilanciata giuridicamente da “una grave compromissione psico-fisica”, la pesante sbronza in cui era incappata, tale da configurare una scemata imputabilità di grado grave. Diversamente, ha detto il giudice, si starebbe parlando di un tentato assassinio, con una pena intorno ai 6 anni e mezzo. La donna è stata condannata pure per minaccia per aver brandito un coltello da cucina, in una data precedente, sempre contro l’ex compagno provocandogli un comprensibile spavento.

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