Mendrisiotto

Pozzo Prà Tiro: 'Ripercussioni sulle tariffe dell'acqua'

A Chiasso si fa il punto della situazione dopo l'entrata in funzione dell'impianto di filtrazione necessario per l'inquinamento da perfluoro-ottansulfonato

Il punto (Ti-Press)
10 marzo 2021
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Una misura preventiva che è costata cara la posa dei sei filtri necessari a risanare l'inquinamento da perfluoro-ottansulfonato (Pfos) del Pozzo Prà Tiro di Chiasso. Non solo in termini di investimento (un milione e 700 mila franchi), ma soprattutto di preoccupazioni per una sostanza il cui riscontro è stata, ed è tuttora, una prima ticinese. Se, infatti, «la potabilità non è mai stata messa in discussione», come ha voluto sottolineare Bruno Arrigoni, presidente dell'Age Sa, gestore del pozzo, nonché sindaco della cittadina di confine, «ciò si ripercuoterà sulle tariffe dei comuni proprietari (Chiasso, per i due terzi, e Balerna, Ndr), come pure di altre comuni che per varie ragioni fanno capo all'approvvigionamento idrico attraverso l'acquedotto chiassese», ovvero, soprattutto, Morbio Inferiore, Vacallo, Novazzano e Coldrerio.

La presenza di Pfos al Pozzo Prà Tiro era venuta alla ribalta lo scorso inizio maggio, quando – in seguito a normative federali sempre più stringenti – la concentrazione era risultata vicinissima al limite appena fissato (e cioè 0,27 µg/l quando il massimo dove essere di 0,3). Una 'scoperta' che aveva portato l'Age a intervenire tempestivamente, «dapprima – come ricordato da Arrigoni, nella conferenza stampa organizzata per fare il punto della situazione – introducendo un monitoraggio serrato dei parametri 'incriminati' e con misure di limitazione della potenza di prelievo, per consentire ai dispositivi di trattamento già presenti di esplicare in maniera ottimale la loro azione purificatrice. In seguito, con un'operazione massiccia e coordinata, l'Age ha realizzato un impianto di filtrazione esterna che ha risolto definitivamente il problema».

Investimento da 1,7 milioni

Cospicuo l'investimento: un milione e 700mila franchi, peraltro "necessario a tenere in vita un morto", come evidenziato dal direttore dell'Age Corrado Noseda, affiancato dal vice Michele Tadé, ma ad ogni modo necessario, prima della sua dismissione (dopo sessant'anni di attività) prevista nel 2026 con l'arrivo delle forniture dell'Acquedotto regionale del Mendrisiotto. Un tema che resta caldo, anche per il fatto che è stata depositata una denuncia penale, sottoscritta dai due Comuni nonché da Age e Sezione cantonale per la protezione dell'aria e dell'acqua, volta a conoscerne i responsabili di quello che potrebbe essere, per ora solo un'ipotesi, l'utilizzo indiscriminato di schiume estinguenti antincendio, applicazioni di impermeabilizzazione, rivestimenti resistenti al calore (per esempio teflon), componenti per l'industria elettromeccanica, galvanica, eccetera. 

In attesa della conclusione delle indagini, ciò che è certo, come detto, è che questo grattacapo peserà sulle casse comunali e dunque sui cittadini. I costi preventivati al metro cubo d'acqua (ovvero per 1'000 litri) riportano un aumento di 12 centesimi per Balerna, 13 per Morbio Inferiore e fra i 3 e i 5 per Chiasso. «Cifre – mette subito le mani avanti il direttore Age – che resteranno comunque ben al di sotto della media svizzera che è di 2 franchi. Infatti, attualmente, prima di una eventuale decisione dei rispettivi municipi la tariffa dell'acqua potabile è a Chiasso di 90 centesimi per metro cubo, 70 a Balerna e 2,10 a Morbio inferiore. Se consideriamo un consumo medio per economia domestica di 100-120 metri cubi l'anno, significa che una famiglia andrà a spendere in più fra i 5 e 15 franchi circa l'anno».

Monitoraggio a buon fine

Un dato porta peraltro a guardare con fiducia al futuro: i lavori svolti e il costante monitoraggio hanno dato buoni frutti. gli interventi messi in atto – come sottolineato nell'incontro con la stampa – consentono di guardare con ottimismo ai prossimi mesi e alla stagione estiva, periodo in cui il fabbisogno di acqua cresce sensibilmente, come pure ai prossimi cinque anni. Ciò non toglio che il Pozzo Prà Tiro resta un sorvegliato speciale. «Al momento – ha voluto ribadire Giordano Vassalli, responsabile del Laboratorio qualità dell'acqua – è impossibile risalire alla fonte e alla data dell'inquinamento. Considerando le misure in falda si ipotizza esservi due punti inquinanti distinti: uno in zona via Rampa, prossimo ai punti di misura a nord-ovest; uno ad ovest della struttura che ospita la pista di ghiaccio. Se la diminuzione nel tempo del tenero di Pfos non è evidente, il trattamento mantiene l'acqua di qualità potabile».

Una contaminazione che aveva sorpreso un po' tutti, tanto da essere considerata dall'Ufficio federale dell'ambiente la "nuova sfida", e ad oggi l'unica a questi livelli riscontrata nel cantone. Eccezione e particolarità del caso che ha preso in contropiede, a sostanza rilevata, anche lo stesso Laboratorio cantonale d'igiene. E se le risposte, in un primo tempo, sembravano ritardare, poi in poche settimane si sono messe in atto tutte le necessarie misure per evitare di dover chiudere... i rubinetti, «in particolare con la posa dei sei filtri alti 6 metri – ha spiegato Tadé – che compongono l'impianto di filtrazione a carbone attivo, in funzione da due mesi, che ha reso possibile il mantenimento dei valori di Pfos ben sotto la soglia di allarme, in maniera stabile ed evidente». 

 

 

 

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