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Quando la ‘nuova povertà’ si fa multidimensionale

Da Mendrisio a Stabio, ovvero dalla città alla periferia di frontiera, le famiglie in difficoltà sono in aumento, e non si tratta solo di crisi economica

E io (non) pago (Ti-Press)
10 marzo 2021
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Non un aumento sensibile dei casi, ma situazioni di precarietà economica costanti che ben confermano come la crisi angusti sempre più in particolare single, famiglie monoparentali e nucleari costituite dai cosiddetti working poor o monoreddito. «E teniamo conto che gli attuali ammortizzatori sociali previsti da Cantone Confederazione stanno ora tamponando le emergenze». La non ottimistica fotografia ce la porta Françoise Gehring, capodicastero alle Politiche sociali di Mendrisio. Dopo la radiografia lungo il confine, fra Chiasso e Como, ci addentriamo dunque nel tessuto del capoluogo momò dove la situazione si fa delicata, come ci conferma la municipale: «Avendo una quota importante di contribuenti sotto la soglia di povertà (44% secondo i dati raccolti per l’allestimento del Bilancio di genere basati sui dati 2016-2017 dell'Ufficio contribuzioni) questo significa che i cittadini e le cittadine entrano nella precarietà per spese non previste come dentista, guasto auto, eccetera o per cambiamenti imprevisti, quali separazioni, ospedalizzazioni, perdita o riduzioni del tempo di lavoro, per citare solo qualche esempio».

E anche gli indici che potrebbero apparire 'positivi' sembrano presentare, soprattutto di questi tempi, il rovescio della medaglia, come lo 'status' delle nuove generazioni: «Rispetto al resto del cantone, abbiamo meno giovani che si rivolgono all’assistenza e ai servizi, ma questo non vuol dire che non ne abbiano bisogno – evidenzia un possibile sottobosco di precari la capodicastero –. In alcuni casi le difficoltà economiche pregiudicano i percorsi di ri-formazione di alcuni giovani. I dati relativi all’utenza dell’Antenna sociale mostrano, per esempio, una maggiore esposizione delle donne al rischio di fragilizzazione economica e sociale». Diverse le necessità che incombono sugli uffici comunali: «Ai servizi sociali arrivano richieste puntuali per affitti arretrati, spese accessorie, bollette della corrente elettrica, spese di cassa malati come pure richieste di aiuto legate ad altre spese impreviste. Coloro che beneficiano di prestazioni sociali si rivolgono ai servizi per le spese non riconosciute nel loro minimo vitale (spesso per le famiglie spese di salute per i figli). Sono richieste che negli anni si riconfermano in modo puntuale: la maggior parte è in grado di amministrarsi e gestirsi, ma si trova comunque puntualmente nel bisogno economico. Un'ulteriore richiesta di aiuti si concretizza nei buoni per fare la spesa, in aumento rispetto al passato, soprattutto per il fatto di dover far fronte alle attuali limitazioni di circolazione in luoghi dove fare la spesa costa meno». 

Nel Magnifico Borgo nel 2020 seguiti 368 utenti

Quali a questo punto le risposte che è chiamata a dare l’autorità comunale rispetto al passato? «Le assistenti sociali – risponde ai nostri interrogativi Françoise Gehring – hanno il mandato di valutare le singole situazioni e attivare prima gli aiuti esterni e in modo sussidiario il fondo sociale. In seguito al rapporto del Bilancio di genere l’autorità comunale sarà chiamata a rivedere i regolamenti relativi a tutte le prestazioni comunali adattandole ai nuovi scenari socio-economici. Considerando anche le conseguenze sociali ed economiche che lascerà la pandemia, sarà necessario ripensare gli aiuti. Va ricordato che Mendrisio intende puntare sulla prevenzione. Una comunità solidale e in salute è una comunità che può rispondere meglio alle richieste di aiuto».

Tiziana Madella, caposettore e responsabile nel Magnifico Borgo dell'Antenna sociale e dell'Ufficio famiglie e giovani, tocca con mano le criticità di ogni giorno, tanto da poter parlare davvero di una 'nuova' povertà. Lo scorso anno sono stati seguiti 368 utenti, 47 sono stati gli aiuti del fondo sociale, 97 le richieste soddisfatte da sussidi finanziati da enti esterni, 203 i buoni spesa offerti dal Casinò Admiral per un totale di oltre 10mila franchi. «La vulnerabilità economica ha reso il concetto di povertà sempre più multidimensionale – ci spiega la caposettore –. Non più dunque solo per una difficoltà finanziaria ma allo stesso tempo abitativa, di salute, sociale ed educativa. Pensiamo a chi non può permettersi una visita dall'igienista dentale, a famiglie numerose costrette a vivere in pochi locali, alla mancanza dei necessari titoli di studio per poter poi avere degli sbocchi professionali, fino all'impossibilità di far partecipare i propri figli ad allenamenti sportivi, lezioni di musica o eventi ludici, disattendendo quella che si dice l'ugual opportunità di partenza dei bambini. Un altro aspetto importante sta nel fatto che non esiste più la sola tipologia di povertà legata, esclusivamente, ai servizi sociali. È vero, vi sono sempre, cronicità presenti nel nostro tessuto sociale, ma accanto a esse si sono affacciate altre realtà, come famiglie con bisogni puntuali perché costrette a rapportarsi con un budget mensile da minimo vitale o lavoratori che hanno subìto con il passare dei mesi il contraccolpo della pandemia, pensiamo agli indipendenti, agli artigiani, agli interinali. Casi che si cominciano ad avvertire soprattutto adesso. Tutto ciò porta a una casistica profondamente cambiata negli anni e che sta vieppiù cambiando». I dati del resto non mentono: «Le domande di assistenza sono in costante aumento – evidenzia la responsabile –. In quattro anni ne abbiamo registrati 24 in più. Aumentano poi gli aiuti alla spesa. Non per questo una povertà assoluta ma certo relativa. Proprio per questo la città è sensibile ai giovani e ai disoccupati, anche attraverso il progetto 'Lavoro per me' e la sensibilizzazione del territorio in termini di opportunità lavorative e di reinserimento professionale. Non dimentichiamo infine la nuova dimensione di genere; spesso, infatti, la vulnerabilità è soprattutto femminile. Fra i beneficiari ai nostri servizi il 54% sono donne, percentuale che sale al 60% fra gli anziani.

Un messaggio a Stabio... da un milione

Dal capoluogo ci spostiamo a Stabio, comune di frontiera. Il Municipio, già lo scorso fine anno, ha licenziato un messaggio così da predisporre quei passi necessari a sostenere le economie domestiche, le associazioni sportive e culturali, come appunto le persone e le famiglie più fragili e vulnerabili. «Siamo partiti in anticipo – ci tiene a sottolineare il sindaco, Simone Castelletti –. Si tratta di un fondo per il sostegno e il rilancio dell'economia di un milione di franchi a disposizione non solo nel 2021 ma anche nei prossimi anni. La situazione sociale ed economica per molte famiglie si è in effetti complicata e aggravata. Essendo fortunatamente una realtà non così grande come altri comuni ticinesi (4'500 gli abitanti, ndr) abbiamo il vantaggio della prossimità e dunque la possibilità di individuare con più facilità chi si trova in difficoltà e metterlo così in contatto con i relativi servizi. Nei prossimi mesi dovremo dunque capire rispettivamente anticipare quali potranno essere i problemi e le soluzioni da adottare. È a ogni modo chiaro che dal contesto della cittadinanza provengono segnali allarmanti. Si sente sempre più spesso parlare di licenziamenti, riduzione del lavoro e ciò provoca nel cittadino incertezza e una costante mancanza di punti saldi, dunque la preoccupazione c'è senz'altro. La gente è più sensibile, ha più paura. Come Comune rispondiamo a questi bisogni con la presenza di diversi servizi attivi a favore della popolazione, soprattutto per le fasce più vulnerabili e in difficoltà». 

Difficoltà che conosce bene Lino Gaio, presidente della Conferenza San Vincenzo de' Paoli di Stabio (dieci quelle presenti in Ticino), associazione di volontari "che si pongono con discrezione al servizio di persone nel bisogno, sole, malate, bisognose di ascolto" come si legge nel loro statuto. «La pandemia ha messo in ginocchio molte persone, come molte sono le famiglie che vivono sempre più un disagio, lo scorso anno sono state una ventina le famiglie che abbiamo seguito – ci conferma il nostro interlocutore –. Nei casi dove gli aiuti statali stentano, dove gli uffici assistenziali risultano essere troppo sollecitati e dunque in ritardo nella risposta, allora il nostro aiuto si fa indispensabile. Le nostre sono azioni caritatevoli benefiche per cui viviamo della generosità della gente. Dalle famiglie, toccate per esempio dalla mancanza di un lavoro, riceviamo la richiesta per esempio in termini di aiuti all'affitto, alla spesa, per le cure mediche, per i premi di cassa malati, per le bollette in genere».

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