Mendrisiotto

'Uniti' attorno a un tavolo bevendo Merlot del Ticino

Vitivinicoltura e ristorazione stringono un patto per rilanciare il prodotto locale attorno a un'etichetta comune. In campo nove cantine, da sud a nord

(Ti-Press)
10 settembre 2020
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La vigna non ha tradito i viticoltori, neanche questa volta. La vendemmia 2020 sta dando buoni frutti, anche se i tempi per il settore, quelli, sono di magra. Nessuno se lo nasconde: la pandemia da Covid-19 è stata una «batosta». Il direttore di Ticinowine Andrea Conconi non ha paura delle parole, ma sa che chi lavora in questa filiera ha anche saputo rialzarsi. «Abbiamo dovuto reinventarci», annota mostrando il rinnovo di immagine che ci si è dati per valorizzare chi si prende cura dei vigneti che colorano il paesaggio nel Mendrisiotto - la regione più vignata del cantone - come nel resto del Ticino. Questa volta, però, non è solo una questione di marketing - peraltro 'arma' preziosa -, ma di intesa fra i vari attori in campo. Mai come in questo momento, infatti, viticoltori e produttori, e con loro gli operatori della ristorazione, hanno capito che è importante fare squadra. Con la speranza che pure i consumatori siano della partita. Soprattutto ora che, nei giorni del confinamento, hanno riscoperto i prodotti legati al territorio.

Alla tavola dell'alleanza

Allora cosa meglio di un buon bicchiere di vino per suggellare l'alleanza? Il nome in etichetta, del resto, è più di una promessa - 'Uniti' -, dentro la bottiglia un nettare che si propone di accomunare i vinificatori ticinesi e che sa di storia e passione. Per ora sono nove le Cantine che, da sud a nord, hanno aderito al progetto a cui ha creduto per primo il Centro di competenze agroalimentari Ticino e che gode del supporto dell'Interprofessione della vite e del vino ticinese. Il risultato? Un Merlot Ticino Doc - bianco, rosso e rosato - pensato in esclusiva per la ristorazione e capace di far bere locale i commensali attorno a una tavola, che sia elegante o di sasso. «Gli obiettivi che ci siamo posti sono stati ottenuti - commenta Conconi -. Ovvero riunire sotto un unico progetto tutte le filiere agroalimentari e avvicinare i consumatori ai vini ticinesi, entrando in concorrenza di prezzo con i vini esteri». In effetti, aperto il dialogo, l'accordo raggiunto ha permesso altresì di concordare un costo a bottiglia interessante (25 franchi). E qui la collaborazione con GastroTicino è stata strategica per centrare la missione: commercializzare da qui al 31 dicembre 30mila bottiglie di 'Uniti' in ristoranti, pizzerie e grotti.

GastroTicino c'è

«Da parte nostra abbia accolto l'iniziativa a braccia aperte - spiega il presidente di GastroTicino Massimo Suter -. 'Uniti' va a rispondere a un'esigenza già presente: da anni cerchiamo di focalizzare l'attenzione e la promozione sulle eccellenze enogastronomiche del territorio». Adesso poi che ci si ritrova a convivere con un virus, «dobbiamo guardare avanti», esorta ricordando che «la potenzialità del settore è enorme e in parte ancora da scoprire». Insomma, l'impegno a coinvolgere il maggior numero di ristoratori è preso; con l'auspicio che questa operazione possa essere «l'inizio per degli scambi e la ricerca di soluzioni condivise, dando smalto al settore».

'Ci vuole solidarietà'

Il riscontro avuto da parte delle aziende vitivinicole come dal settore della ristorazione è letto come un «buon segnale» dalla direttrice del Centro di competenze agroalimentari Ticino Sibilla Quadri. In questi mesi, in effetti, si è lavorato per rafforzare la rete tra i vari attori del tessuto economico cantonale; ebbene un vino come 'Uniti', fa capire a chiare lettere la responsabile, rappresenta «un esempio di misura concreta scaturita dalla volontà di una maggiore collaborazione tra settori e all'interno di uno stesso ambito». Non a caso questo progetto coinvolge anche HotellerieSuisse, l'Associazione Campeggi Ticinesi, l'Unione contadini ticinesi e Ticino Turismo. «Ora - rilancia la direttrice - è importante che vi sia solidarietà tra produttori, ristoratori e grande pubblico». Le filiere, come fa presente ancora Conconi di Ticinowine, la loro parte l'hanno fatta. Grande è stato il sacrificio, anche finanziario: «Un po' tutti si sono messi le mani in tasca - esplicita - per sostenere i costi». È vero che tra le nove Cantine partecipanti si scorgono grandi nomi: c'è posto anche per i piccoli? «Si tratta delle aziende che coprono il 70 per cento della produzione - ci risponde Conconi -. Ma vi sono pure due piccoli produttori. L'iniziativa, comunque, è aperta a tutti, grandi e piccoli».

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