Mendrisiotto

I pompieri del Mendrisiotto a caccia di imenotteri

La disinfestazione di nidi di vespe e calabroni è un servizio che impegna sempre più i militi. Già effettuata una cinquantina di interventi

I pompieri indossano uno speciale equipaggiamento (Pompieri Mendrisiotto)
27 luglio 2020
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Il loro nome scientifico è imenotteri. Per i più sono api, vespe e calabroni e, specialmente nei mesi estivi e con l'arrivo del caldo, possono creare qualche grattacapo nelle abitazioni. Lo sa bene il Centro soccorso cantonale pompieri del Mendrisiotto che, con il passare degli anni (prima della sua creazione il servizio era garantito dai corpi di Chiasso e Mendrisio, ndr) è sempre più sollecitato per interventi di questo tipo. Nel 2019, come evidenzia il bilancio annuale, sono stati 95 in tutto il comprensorio. In questa stagione ne sono stati per ora stati effettuati una cinquantina. «Il servizio di disinfestazione da imenotteri è stato introdotto nel 2012 – spiega il comandante Corrado Tettamanti –. Non essendo un compito di Legge, per ogni singolo intervento viene emessa la fattura». Tra i militi «ci sono persone formate a livello federale per l'utilizzo di determinati pesticidi per nidi di vespe e calabroni – aggiunge il comandante –. In ogni gruppo di allarme ci sono specialisti che si occupano della disinfezione».

Solo vespe e calabroni debellati

Le specie da combattere sono come visto tre. Ed è subito opportuno fare un'importante precisazione. «Le api sono una specie protetta – puntualizza Tettamanti –. Il nostro compito è quello di recuperarle con apposite arnie e riconsegnarle a un apicoltore della regione». Il loro rinvenimento avviene generalmente in occasione della sciamatura, un fenomeno naturale grazie al quale di perpetra il mantenimento della specie. In parole molto semplici e poco scientifiche, la nuova colonia di forma quando l'ape regina lascia la famiglia d'origine con un nutrito numero di api operaie. Vespe e calabroni vengono invece «debellati e il nido viene nel limite del possibile distrutto per evitare che possa essere riutilizzato». Si tratta di «lavori certosini» che vengono sempre effettuati da due persone che indossano «un equipaggiamento speciale per questioni di sicurezza e per evitare di essere attaccati». A dipendenza della dimensione, «all'interno possono esserci anche migliaia di esemplari: l'imenottero è in continua riproduzione e il nido si sviluppa quotidianamente». Generalmente, come detto, i nidi vengono interamente asportati. «Ci sono però anche situazioni in cui non riusciamo – ammette il comandante –. In quei casi la struttura viene sigillata in modo che non possa più essere riutilizzata l'anno successivo».

I campanelli d'allarme

Vespe e calabroni, ci spiega ancora il comandante Tettamanti, scelgono generalmente «luoghi dove si sentono protetti» per costruire il loro nido. Generalmente, per entrambi, si tratta di cavità naturali o artificiali, tegole di solai, controsoffitti, persiane di finestre poco utilizzate, cavità delle tapparelle, canne fumarie, bucalettere. Quali sono i segnali che indicano la presenza di un nido? «Si osserva un certo viavai durante la giornata – risponde il comandante –, quando si spostano o alla ricerca di cibo o per aumentare la costruzione del nido. Anche il ronzio nel vano delle tapparelle è un chiaro segnale che gli imenotteri stanno lavorando». Il momento più opportuno per sollecitare l'intervento dei pompieri è «non appena ci si accorge della presenza di un nido». Le disinfestazioni vengono poi divise tra urgenti e non urgenti. A fare la differenza è la presenza di persone allergiche o bambini che, in caso di punture e di conseguente schock anafilattico, potrebbero ritrovarsi in pericolo di vita. «Quando non ci troviamo di fronte a queste priorità – continua Tettamanti – l'intervento viene effettuato in serata o di primo mattino, quando gli insetti sono fermi nelle loro attività». Considerata la dimensione dei calabroni, generalmente i loro nidi non passano inosservati: esternamente sono a forma di sfera e sono costruiti con legno impastato della loro saliva. «Siamo intervenuti anche a 2 metri di altezza per nidi del diametro di un sacco della spazzatura – racconta ancora il comandante – Ci sono state anche situazioni in cui i calabroni hanno causato danni, mangiando l'isolazione di un tetto di un'abitazione». 

In Svizzera 3-4 decessi l'anno

Vespe e calabroni sono quindi ‘inquilini’ che sarebbe meglio non avere. Stando al Centro allergie Svizzera (www.aha.ch), in Svizzera il 3,5 per cento della popolazione soffre di un'allergia al veleno d'insetti. La maggior parte delle punture ha luogo nella tarda estate e in autunno e può costituire un problema anche per i non allergici: una puntura in bocca o in gola può provocare gonfiori pericolosi. A livello svizzero si contano 3-4 decessi l'anno dovuti agli insetti. A partire da 100 punture nell'adulto, e da 50 nel bambino, si manifestano reazioni da avvelenamento. In caso di reazione allergica, i sintomi si manifestano nel giro di pochi minuti, al massimo dopo un'ora, e possono comportare gonfiori locali, prurito, orticaria, vomito, affanni, tachicardia, calo della pressione, perdita di sensi, arresto respiratorio e collasso cardiocircolatorio. Tra i principali consigli ci sono evitare di soffermarsi nei pressi dei loro nidi perché le vespe raramente si trovano da sole; non camminare mai a piedi nudi su prati e ai margini del bosco; non effettuare movimenti bruschi nelle vicinanze di una o più vespe e, in caso di nidi nelle immediate vicinanze dell'abitazione (o del luogo di lavoro), avvertire polizia o pompieri.

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