Mendrisiotto

L'ex infermiere: 'Non ho mai perso la pazienza con gli ospiti'

I maltrattamenti al centro anziani di Balerna davanti alla Corte di Appello. L'accusa chiede una condanna, la difesa l'assoluzione piena

Ti-Press
8 ottobre 2019
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La conferma del decreto d’accusa, e quindi una condanna a 180 aliquote giornaliere da 30 franchi l’una, da una parte. Il proscioglimento totale dall’altra. Sono queste le richieste formulate oggi davanti alla Corte di Appello e revisione penale di Locarno nei confronti dell’ex infermiere del Centro Anziani di Balerna, un cittadino italiano di 49 anni. Davanti alla giudice Giovanna Roggero Will l’uomo ha mantenuto la sua versione dei fatti, ovvero ha negato ogni responsabilità nei maltrattamenti commessi ai danni di alcuni ospiti. La Corte delle assise correzionali di Mendrisio lo aveva condannato per coazione (tentata, ma reiterata in più occasioni) per uno dei sette episodi avvenuti tra l’aprile 2014 e il maggio dell’anno dopo. La Corte comunicherà la sentenza alle parti in forma scritta.

Durante l’istruttoria, la Corte ha ripercorso singolarmente i sette episodi – il primo risale «al mio primo giorno di lavoro in casa anziani» – per ascoltare la versione del 49enne, il quale rispondendo alla giudice ha affermato di «non avere mai perso la pazienza con nessun ospite, ma con qualche collega sì». Nelle ultime parole prima della camera di Consiglio l’infermiere, che ha ripreso a svolgere la sua professione in Italia, ha voluto «criticare la selezione del personale curante nelle case anziani, ritenuto che a volte vengono formati o assunti come assistenti di cura persone che hanno altre formazioni e che non hanno le qualità personali per assumere tale ruolo».

Tema principale dell’inchiesta, ha ricordato la Procuratrice pubblica Valentina Tuoni, è «il maltrattamento sugli anziani». Così come in primo grado, Tuoni ha evidenziato la mancanza di un articolo nel Codice penale in grado di inglobare tutte le situazioni lesive della libertà di persone già minate nella salute, ma soprattutto incapaci di difendersi proprio perché completamente dipendenti dagli altri. «Una lacuna che deve essere ben presto colmata».

Chiedendo la conferma del decreto d’accusa, la procuratrice ha sottolineato come l’ex infermiere abbia agito «in modo egoistico, trattando le persone come cose e non come esseri umani». Una tesi sostenuta anche dall’avvocato Sebastiano Pellegrini, legale di una parte civile. Nella sua arringa difensiva, l’avvocato Rossano Bervini ha spiegato che «in virtù del principio in dubito pro reso, la versione del mio cliente corrisponde alla verità o non può essere scartata in maniera assoluta». Se i fatti saranno confermati «in nessun caso si è trattato di coazione, ma di atti di cura dell’utente che deve essere seguito».

Critiche al primo giudice

L’avvocato ha riservato una stoccata anche al giudice Amos Pagnamenta che, leggendo la sentenza di primo grado, ha auspicato che l’imputato non trovi più un lavoro in Ticino. «Lo avessi saputo prima, lo ricusavo. Le opinioni sul piano politico non interessano in un’aula penale: la giustizia non funziona così».

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