Mendrisiotto

Walkie-talkie da decreto penale

Un giovane scout ha comprato, in buona fede, delle radioline ‘vietate’. Per lui anche una multa

Keystone
3 dicembre 2018
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Fare acquisti online, tramite le applicazioni sugli smartphone che permettono di accedere a negozi ‘virtuali’ con articoli sparsi in tutto il mondo, può anche costare caro, come ad esempio un decreto penale. Lo sa bene un ragazzo del Mendrisiotto che, per risparmiare qualche franco, ha deciso di comprare su ‘Geek’ (una delle citate applicazioni) cinque radioline, dette anche walkie-talkie, da utilizzare durante la sua attività in un gruppo scout del distretto. «Ho effettuato l’acquisto online nell’agosto del 2017» ci spiega il ragazzo. L’affare sembra essere vantaggioso: «Cinque radioline per 66 franchi», strumenti da utilizzare «per le attività che settimanalmente svolgiamo all’interno del gruppo scout».

Alcune settimane dopo la comanda, quanto ordinato dalla Cina arriva a domicilio. Tutto secondo i piani e anche i walkie-talkie di marca Baofeng, dopo alcune brevi prove, funzionano bene. ‘Troppo bene’, verrebbe da dire una volta scoperto il seguito. Qualche mese più tardi, ovvero a febbraio di quest’anno, l’uomo riceve una lettera dall’Ufficio federale delle telecomunicazioni (Ufcom), Divisione Radio monitoring e impianti Sezione Sorveglianza del mercato e diritto. Ufficio che sottostà al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione (Datec). La lettera parla chiaro: “Sulla base di un avviso doganale risulta che Lei ha proceduto all’importazione di uno o più impianti di radiocomunicazione” e, al fine di eseguire dei controlli, il ragazzo deve consegnarli all’Ufcom. Ne consegue l’apertura di un’inchiesta nei confronti dell’uomo il quale è chiamato a motivare l’acquisto effettuato e spiegarne l’utilizzo. Il fatto di aver comperato cinque radioline per svolgere un attività giovanile, si trasforma ben presto in un decreto penale in procedura abbreviata. I cinque “ricetrasmettitori” acquistati infatti – si legge nel decreto –, non sono conformi alle “prescrizioni in vigore sulle telecomunicazioni”.

Riservata alla radiocomunicazione a scopo professionale

Ma, in buona sostanza, cos’è successo? L’Ufcom ha accertato che le radioline si sono sintonizzate per “un breve lasso di tempo” su una frequenza riservata alla “radiocomunicazione a scopo professionale”. Il tutto “senza una valida concessione”. Quelle radioline, dunque, avrebbero potuto inserirsi ad esempio nei canali utilizzati dalle forze dell’ordine o dagli enti di primo soccorso. Cosa evidentemente vietata. Proprio per questo motivo, le ricetrasmittenti in questione sono state inserite nella ‘lista nera’ dell’Ufcom nel giugno del 2017: “interdette alla vendita e all’utilizzo” perché non conformi. “Prima di procedere all’acquisto e alla loro messa in servizio – si rimprovera nel decreto penale – era tenuto ad essere al corrente sulle prescrizioni vigenti in Svizzera”. Un’ingenuità, seppur commessa in assoluta buona fede, che è quindi costata al giovane una multa di 220 franchi. E, a onor del vero, sarebbe potuta essere molto più salata ma, fortunatamente, il funzionario inquirente ha deciso di non calcare la mano. Questo perché, si legge, è stata compresa la particolare “situazione” nonché il “breve impiego” delle radioline. Un piccolo (e all’apparenza innocuo) acquisto di meno di cento franchi su internet, alla fine, senza aver fatto il conto con le prescrizioni in vigore sulle telecomunicazioni, si è tramutato in un decreto penale.

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