Mendrisiotto

Seconda moria di pesci in quattro mesi nel Faloppia

Scattate le analisi dei servizi cantonali. E tra i politici locali c'è chi dice 'basta' e interpella la Regio insubrica

(foto Ti-Press)
14 luglio 2018
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In quattro mesi è la seconda volta che capita. E in entrambi i casi, a metà marzo come ieri, lì sul Faloppia (lato svizzero) ci si è ritrovati a contare i pesci, ormai esanimi. Certo non molti, ma sempre troppi per un corso d’acqua transfrontaliero che ne ha già viste parecchie. Tanto più che il primo episodio, il 15 marzo scorso, era conciso, fatalità, con il primo giorno della stagione di pesca. «Adesso basta, questo scempio deve finire per sempre”, postava su Facebook in tarda mattinata Matteo Muschietti, capodicastero Ambiente di Coldrerio. Allarmato da un amico, è fra quelli che sono accorsi subito sul posto, nella zona di Seseglio, per vederli con i sui occhi le trote e gli avannotti morti. Adesso resta da capire il perché.

E come nei gialli anche nella ricerca del colpevole di una moria della fauna ittica si va per esclusione. Questa volta, fa sapere ancora il municipale sui social, il depuratore di Ronago – chiamato in causa in altre occasioni – non c’entra. Innanzitutto, motiva, perché “le sue acque depurate vengono immesse nel Faloppia dopo il tratto di fiume in cui sono morti i pesci”. In effetti, ci conferma Ezio Merlo, figura di riferimento per i pescatori locali, nonché segretario del Consorzio manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto, sono stati effettuati degli accertamenti. Risultato: «Non è stato riscontrato alcun inconveniente nel funzionamento dell’impianto. La fonte sembra un’altra». Muschietti avanza un’ipotesi: “Secondo quanto da me accertato, il fiume è stato inquinato dal suo affluente che proviene da Drezzo”. A questo punto toccherà ai tecnici e alla verifiche del caso stabilire cosa possa essere successo. Non per nulla sul mezzogiorno a effettuare un sopralluogo e a recuperare campioni di acqua e di fauna ittica c’erano i funzionari del Dipartimento del territorio, informati al pari delle autorità comunali, Polizia cantonale e pompieri. “Farò pure un esposto alla Regio insubrica, per vedere di far cessare in modo definitivo qualsiasi fonte di inquinamento del Faloppia”, annuncia ancora Muschietti. La Comunità di lavoro non resterà, in ogni caso, il solo consesso transfrontaliero a occuparsi del problema. A quanto pare a breve nell’ambito della Commissione internazionale per la protezione delle aque italo-svizzere vi sarà un incontro, durante il quale si affronterà pure il tema della qualità delle acque del Faloppia. Una situazione, ci fa capire Ezio Merlo, che dà qualche pensiero.

A dare una mano c’è la ‘centralina’

A dare una mano per fare chiarezza sulla moria di ieri, comunque, ci sarà altresì la centralina di rilevamento posizionata da 3 o 4 anni lungo il corso d’acqua, a Ponte Faloppia, attiva 24 ore su 24 e controllata dal Depuratore di Chiasso e dintorni. «Si tratta di un apparecchio che raccoglie le acque del fume ogni 6 ore e le conserva in bottiglie – ci spiega il direttore dell’impianto di Pizzamiglio Stefano Airaghi –. Di conseguenza se succede qualcosa è possibile analizzare i campioni e risalire alla provenienza del’inquinamento grazie alle analisi di laboratorio». Già il marzo scorso si era ‘interrogata’ la centralina. Vi si è fatto capo anche in questa circostanza? «Abbiamo messo a disposizione del Cantone il materiale, che sarà utile anche a noi per saperne di più», ribadisce il direttore.

In questi anni (e sin qui), ovvero da quando è operativa l’apparecchiatura, ci assicura altresì Airaghi, non erano stati registrati problemi o segnalazioni particolari.

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