Mendrisio

A processo la ‘staffetta’ della rapina di Ligornetto. Chiesti 3 anni e 10 mesi

(Benedetto Galli)
3 novembre 2017
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Il suo ruolo è stato quello della staffetta. Doveva quindi controllare, e successivamente riferire, la presenza di controlli al valico di confine prescelto per consentire agli esecutori materiali delle rapine di entrare in azione indisturbati. Il 26enne italiano a processo da stamattina davanti alla Corte delle Assise Criminali di Mendrisio per rispondere di ripetuta rapina aggravata (siccome commessa in banda e con arma pericolosa) in parte tentata, ha ammesso di avere agito per la rapina commessa al distributore di Ligornetto il 29 marzo e di avere svolto lo stesso esercizio il 18 aprile, quando la presenza di controlli di polizia ha impedito l’entrata in azione, sempre a Ligornetto, dei malviventi. Per lui le manette sono scattate il 22 aprile a Novazzano, quando è stato fermato dalla Polizia. L’uomo ha spiegato di “non navigare nell’oro e di essersi lasciato influenzare”. Per il compito portato a termine a Ligornetto ha ricevuto un compenso di 300 euro.

L’accusa, rappresentata dal procuratore pubblico Antonio Perugini, ha ripercorso l’attività della banda di “frontalieri del crimine”. L’esecutore materiale di Ligornetto è già stato estradato mentre i due esecutori - padre e figlio già noti alla giustizia ticinese - sono a piede libero, su decisione del Tribunale di Milano, in attesa dell’estradizione. All’appello manca ancora una persona. Per il 26enne la pena proposta è stata di 3 anni e 10 mesi di detenzione e 12 anni di espulsione dalla Svizzera. “Era perfettamente consapevole di quello che veniva a fare”.

Evidenziando la “colpa lieve e il ruolo marginale” del suo cliente, l'avvocato Roberto Rulli ha invece proposto una condanna a 2 anni e 6 mesi, di cui due anni sospesi e 5 anni di espulsione.

La Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta pronuncerà la sentenza alle 15.