Un libro e un’esposizione celebrano l’iconica struttura di Lugano, fondamentale per lo sviluppo della città ma ormai insufficiente per le sue esigenze

Un anniversario per valorizzare le radici, raccontare la storia e riaffermare la vocazione del polo congressuale di Lugano e della città stessa. «Il Palazzo dei congressi non è soltanto un edificio – osserva Roberto Badaracco –: è un luogo iconico della nostra città, uno spazio di incontro, cultura e dialogo che negli ultimi cinquant’anni ha accompagnato l’evoluzione di Lugano e della sua identità». Un’identità raccolta nel libro ‘Il Palazzo dei congressi’, presentato oggi. Uno sguardo al passato, ma anche al futuro: l’anniversario, per il capodicastero Cultura, sport ed eventi, è anche l’occasione per ribadire l’importanza di proiettarsi con ambizione in nuovi progetti che permettano alla Città di svilupparsi, assolvendo le nuove esigenze.
Questi 50 anni rievocano un passato non così diverso dal presente. Ad esempio, alla nascita del Palacongressi i dibattiti in merito alla costruzione dello stabile, con i relativi referendum, erano stati numerosi e non sono così diversi rispetto a quelli odierni che mettono in discussione la realizzazione del previsto polo congressuale al Campo Marzio, con spazi modulabili e adatti alle tecnologie attuali. «Quello secondo noi è il futuro – ancora il vicesindaco –, altrimenti marciamo sul posto e non riusciamo più a svilupparci. Oggi è il momento di rinnovarsi, 50 anni hanno fatto un’era, ora dobbiamo guardare alla prossima».
E la necessità di maggiori e migliori spazi è evidenziata anche dal direttore della Divisione eventi e congressi Claudio Chiapparino, che ha ricordato i principali nodi irrisolti: la difficile coesistenza tra funzione civica e vocazione congressuale, la scarsità di date disponibili, l’insufficienza di camere d’albergo in categoria business, la mancanza di spazi realmente modulari per eventi di grande portata e una logistica, come l’ingresso unico dello stabile, che ostacola lo svolgimento di più appuntamenti simultanei, soprattutto se di grande dimensione. Nell’attesa che il nuovo polo si concretizzi, per Chiapparino il Palacongressi «è un buon 50enne, svolge ancora la sua funzione, ma ci sono dei limiti che sono dettati più dalla struttura che dall’età. I congressi di oggi prevedono più flessibilità, addirittura più entrate per il pubblico e per i fornitori, per poter ospitare più eventi. È questa la sfida del futuro».
Che il Palacongressi sia fondamentale per Lugano, d’altronde, lo dicono le cifre. Dispone di 11 sale e ospita ogni anno oltre 400 eventi, fra i quali in media 25 congressi l’anno di rilevanza nazionale e internazionale, accogliendo più di 100’000 partecipanti all’anno. Con la sua attività, genera un impatto economico diretto di circa 10 milioni di franchi e indiretto di circa 16,7 milioni. Per mantenere questo spessore economico, sono state elaborate più strategie. Tra queste, l’Ambassador Program. Inaugurato il 24 marzo – con un evento che ha registrato oltre 50 partecipanti, tra professori, primari, Ceo, ricercatori e medici –, si tratta di un progetto strategico creato per attirare nuovi eventi congressuali, tramite figure di rilievo. Gli Ambassador sono infatti professionisti autorevoli che, grazie alla loro credibilità, possono influenzare le scelte delle associazioni e degli enti che decidono la sede dei congressi. Oggi il programma conta oltre 20 Ambassador attivi e circa 60 potenziali nuovi aderenti, segno di un interesse crescente nel mondo accademico, sanitario ed economico.
Ma il vero protagonista dell’evento di oggi è stato il libro, pubblicato dalla Città per celebrare i 50 anni del Palacongressi. Non solo. Il volume, parte della collana ‘Pagine storiche luganesi’, è affiancato da una mostra aperta lo scorso giugno in piazza Castello e visitabile fino a gennaio. L’esposizione offre ai passanti un percorso rapido dal Rinascimento al futuro prossimo, dal Castello voluto da Ludovico Maria Sforza al progetto del Polo turistico congressuale del Campo Marzio Nord. Il libro, frutto di un lavoro a più mani, ricostruisce non solo la vicenda dell’edificio inaugurato nel 1975 e delle manifestazioni ospitate nel corso dei decenni, ma anche la storia dell’area urbana nella quale sorge: un luogo che conserva testimonianze del patrimonio culturale cittadino risalenti a cinque secoli fa.
Gli autori della voluminosa opera – composta da cinque saggi – sono: Manuela Maffongelli, Valeria Frei, Alessandro Zanoli, Sacha von Büren, Francine Bernasconi e Luigi Maria Di Corato. Maffongelli e Frei, rispolverando parte degli archivi della Città, hanno illustrato come sia nata la necessità di dotare Lugano di un centro congressuale e l’evoluzione del progetto architettonico lungo oltre dieci anni. Tra i materiali rinvenuti figurano i progetti originali, scovati nella cantina del Palazzo dei Congressi. Maffongelli, responsabile dell’Ufficio del patrimonio culturale della Città, solleva anche il tema della digitalizzazione che riduce sempre più la mole delle fonti materiali più recenti, in alcuni casi impedendo di recuperarne abbastanza. Al contempo, questa difficoltà ha suggerito una via alternativa per accedere ai documenti, ossia quella di attingere dalle testimonianze orali di diverse persone che hanno lavorato al Palazzo dei congressi. Zanoli e von Büren ripercorrono invece i 50 anni di attività ospitate nell’edificio, sul doppio filo della continuità e delle trasformazioni. Il libro si completa con il saggio di Bernasconi sulle decorazioni artistiche, sulle opere d’arte del Palazzo e sulla galleria fotografica di Vincenzo Vicari che documenta il cantiere dal 1969 al 1976.