La nuova sentenza di secondo grado non rileva alcuna privazione della libertà delle prostitute e ritiene eccessiva la durata del procedimento
Prosciolti e risarciti dallo Stato a 17 anni dai fatti. Così ha stabilito la Corte di appello e di revisione penale (Carp) nei confronti dei due uomini finiti nel mirino della giustizia nel 2008. Una storia che suona inverosimile ma è capitata davvero. Il 63enne, difeso dall'avvocato Christopher Jackson, all’epoca dei fatti, era uno dei due azionisti del bar Corona, noto postribolo di Pambio-Noranco, il cui edificio è stato nel frattempo abbattuto, mentre il 62enne, patrocinato dall'avvocato Costantino Castelli, gestiva l’affitto delle camere al Maxim annesso allo stabile a luci rosse. Ricordiamo che il Corona aveva nel 2003 già subito un blitz della polizia, a seguito del quale, nel 2007, era stato deciso un decreto di non luogo a procedere dall’allora procuratore pubblico Marco Villa. Un anno dopo, il caso è stato riaperto dopo la denuncia di un ex dipendente, che accusava i due di atti illeciti e di privazione della libertà delle prostitute, provocando l’intervento della polizia e l’avvio di un inchiesta coordinata dall’allora procuratore pubblico Mario Branda.
Quali erano le accuse? Entrambi avrebbero creato delle dinamiche che imponevano alle prostitute – che agivano come lavoratrici indipendenti e non erano assunte dal locale –, un tempo massimo di permanenza dei clienti nelle stanze e l’obbligo di acquistare bottiglie di champagne al bar. Nessuna delle 18 donne interrogate ha dichiarato di essere stata indotta a prostituirsi, di aver dovuto pagare qualcosa oltre il prezzo della camera, o aver subito controlli riguardo alla permanenza dei loro clienti. Al contrario, hanno tutte affermato che al Corona si stava bene. Certo delle regole di convivenza c’erano, ma non è stata constatata coercizione. Lo ha scritto nella sentenza anche la Carp, che non ha ravvisato “quell'intensità richiesta per adempiere ai presupposti del reato di promovimento della prostituzione, motivo per cui gli imputati vanno assolti”. La stessa Carp ha riconosciuto che la durata del procedimento penale è stata eccessiva e giustifica il versamento di un’indennità.
Eppure, il 28 maggio del 2018, la giudice della Pretura penale aveva confermato le imputazioni contenute nei decreti di accusa firmati dal procuratore pubblico Andrea Pagani, ritenendo i due imputati autori colpevoli, in correità fra di loro, di ripetuto promovimento della prostituzione, avendo “ripetutamente leso la libertà di azione di numerose donne dedite all'esercizio della prostituzione sorvegliandole in questa loro attività, imponendo loro il luogo, il tempo, l’estensione e altre circostanze inerenti all'esercizio del meretricio”. Due anni dopo le condanne sono state confermate in Appello. Però, nel 2021, il Tribunale federale ha annullato le sentenze, perché, tra l'altro, gli interrogatori non avrebbero potuto essere utilizzati agli atti e ha ordinato un altro dibattimento.