Il quartiere deplora la soppressione del servizio e chiede al Municipio di Lugano un incontro urgente per trovare una soluzione alternativa alla chiusura
A contestare al Municipio di Lugano la chiusura del parco e della piscina di Carona ora c’è anche la Commissione di quartiere, che ha recentemente preso posizione (unanime) e lo ha comunicato tramite lettera chiedendo all’Esecutivo di tornare sui propri passi. Una lettera nella quale si mettono nero su bianco le critiche nei confronti della Città, che è rimasta sorda alle precedenti sollecitazioni e richieste di spiegazioni. La presa di posizione sottolinea la soppressione di un servizio pubblico a favore della popolazione, non soltanto di Carona. Insomma, la decisione del Municipio è percepita davvero male, quasi come un affronto rispetto alle necessità di spazi aggregativi per le persone che hanno bisogno di luoghi in cui possano trascorrere il tempo libero in mezzo alla natura.
La lettera della commissione mette in evidenza il fatto che la struttura balneare, se abbandonata a se stessa per diversi anni, rischierebbe di finire in stato di decadenza. Sarebbe un vero e proprio peccato per quella che rappresenta un’attrazione per residenti, luganesi e turisti. Il riferimento, in questo caso, pare relativo alla risposta del Municipio all’interrogazione presentata dal gruppo della Sinistra (primo firmatario Edoardo Cappelletti), nel passaggio in cui l’Esecutivo scrive che, “a titolo prudenziale, si potrebbe ipotizzare una riapertura, con una durata dei lavori previsti nell’arco di un biennio, per il periodo 2027–2028”. Sempre che, continua il Municipio, risulti “un esito positivo che sblocchi la situazione e permetta in tempi ragionevoli lo sviluppo del comparto”. Come se la responsabilità della chiusura sia attribuibile alle opposizioni interposte contro la variante di Piano regolatore che bloccano il progetto e la messa in opera dei crediti di progettazione votati del Consiglio comunale. Pure la risposta alla sesta domanda dell’atto parlamentare ha probabilmente suscitato un risentimento nei confronti dell’autorità, anche tra le persone che erano tutto sommato d’accordo con il progetto di rilancio promosso dall’Esecutivo cittadino e approvato dal Legislativo. Un progetto, in collaborazione con il Tcs, che prevede il Glamping con le 32 “casette”, e un investimento stimato per la Città di 10,5 milioni di franchi. Sollecitato in merito all’ipotesi di non entrata in vigore della variante di Pr, il Municipio chiarisce che sono stati intrapresi “da tempo i passi necessari per assicurare l’apertura e l’attrattiva della piscina di Carona e la variante di Pr è uno dei due tasselli fondamentali. A proposito, si rammenta che sono stati spesi anni di lavoro, investimenti pubblici per il concorso di architettura e che la realizzazione dell’opera è prevista a Piano degli investimenti. Nella logica di definire le priorità finanziarie dei prossimi anni, si deve giocoforza ipotizzare una chiusura definitiva dell’intero comparto”.
Un’ipotesi, quella della chiusura definitiva, che cozza con le promesse fatte dalla Città, per convincere i residenti nel quartiere a votare a favore dell’aggregazione che si concretizzò nel 2013. Dalla lettera traspare un malcelato disappunto riferito anche alla notizia della chiusura, che è stata appresa attraverso un comunicato stampa lo scorso mese di ottobre, nonostante circolassero voci non confermate già mesi prima. Tanto che la commissione aveva chiesto informazioni in merito al Municipio, ma non ha mai ricevuto alcuna risposta, nemmeno alla successiva richiesta di un incontro. La commissione ricorda al Municipio che in diverse città svizzere servizi come la piscina di Carona vengono garantiti e addirittura sono gratuiti per i residenti. Inoltre, alla luce dell’innalzamento delle temperature estive, la struttura balneare e il suo parco rappresentano spazi di refrigerio. Secondo la commissione di quartiere, gli introiti ritenuti insufficienti sono provocati dalle strutture vetuste che ne riducono l’attrattività ma non possono essere la giustificazione per sopprimere il servizio. La piscina venne aperta nel 1968 e non ha mai subito ingenti lavori di ristrutturazione degli edifici. La commissione, in rappresentanza di tutta la popolazione di Carona, chiede che vengano eseguiti i lavori di manutenzione necessari a mantenere aperta la piscina anche nel 2025 o almeno nel 2026, indipendentemente dalla procedura ricorsuale. Lavori il cui costo si aggira sul mezzo milione di franchi, come indicato nella risposta dell’Esecutivo all’atto parlamentare.
Muove da queste considerazioni la richiesta urgente di un incontro con il Municipio per discutere di persona le problematiche legate alla chiusura della piscina e alle possibili soluzioni. Nel frattempo, l’auspicio è che l’Esecutivo possa trovare una soluzione alternativa.