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Pestaggio e sequestro di un 18enne: condanne confermate

Respinti dal Tribunale federale i ricorsi di tre dei sei colpevoli dei gravi episodi di violenza capitati tra 2020 e 2021, a causa di un debito per droga

Gli aggressori erano sei
(Ti-Press / archivio)
6 febbraio 2025
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Scene di violenza da film. Li aveva definiti così Amos Pagnamenta nella sentenza in primo grado, gli episodi accaduti tra la fine del 2020 e il gennaio dell’anno successivo nella zona industriale tra Cadempino e Vezia. Vittima: un ragazzo all’epoca dei fatti di soli 18 anni. I suoi sei carnefici sono stati condannati dalla Corte delle Assise criminali di Lugano nel 2022, ma tre di questi, dopo l’inasprimento della pena decisa dalla Corte di appello e revisione penale (Carp) a seguito del ricorso della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, si sono rivolti al Tribunale federale (Tf), per cercare di limare l’aumento della pena. Dalle sentenze pubblicate dal Tf si evince che i ricorsi presentati dagli avvocati Samuele Scarpelli, Yasar Ravi e Sabrina Aldi – rispettivamente patrocinatori del 35enne colombiano considerato il mandante della serie di violenze, del 31enne italiano considerato il suo braccio destro e del 26enne serbo coinvolto solo nell’ultimo episodio di violenza –, sono stati tutti e tre respinti.

Dal cimitero alla doccia con la benzina

La feroce aggressività dimostrata in questi fatti – il primo nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2020 e il secondo il 28 gennaio 2021 –, ai danni del 18enne del Mendrisiotto, era scaturita da un debito per delle dosi di cocaina. In totale mille franchi, saliti a settemila per ‘interessi’ che sarebbero serviti a pagare le altre persone coinvolte nelle angherie. “Questi atti che solitamente si vedono soltanto in televisione” (Pagnamenta dixit), iniziarono con la convocazione della vittima al cimitero di Vezia con una banale scusa. E proprio qui ci furono i primi calci, i pugni in testa e alla schiena, le umiliazioni e persino il denudamento del 18enne dopo un tentativo di soffocamento nella neve. Queste lesioni e il primo (di tre) sequestro di persona servirono solo a costringere la vittima a entrare nell’auto del capobranco che attendeva lì nelle vicinanze. L’auto si diresse poi verso la Leventina, con a bordo anche gli altri quattro condannati (escluso l’assistito di Aldi) che fino alle 4.30 del mattino hanno brutalizzato il malcapitato: prima legandolo con una corda e trascinandolo con l’auto e poi mettendolo sul tetto con le dita chiuse tra i finestrini e trasportandolo per 900 metri a una velocità di almeno 50 km/h, mentre i finestrini venivano alzati e abbassati in alternanza per fargli perdere la presa. Sempre durante quella tremenda notte, all’esterno della vettura, mentre si trovava a terra, venne ancora colpito alla testa dal colombiano e, in seguito, venne nuovamente privato della libertà e malmenato dai cinque per oltre sei ore allo scopo di indurlo a restituire il denaro.

A distanza di poco più di un mese, un secondo episodio. Per un’ora e quarantasette minuti la vittima subisce un imprecisato numero di calci alla testa – l’aggressore stavolta è il 26enne patrocinato da Aldi –, mentre un altro correo gli sferra sprangate con un attrezzo da palestra anche alla tempia e gli infligge colpi con un booster elettrico. A rendere ancora più crudele la vicenda avvenuta in via Industria a Cadempino, anche l’aspersione con del carburante da parte del 31enne che impregnò la felpa dell’aggredito e lo minacciò di appiccare il fuoco con un accendino portato a una ventina di centimetri di distanza.

Le precedenti condanne

In relazione a questi fatti, il 24 febbraio 2022, la Corte delle Assise criminali ha condannato il mandante a sei anni e quattro mesi di reclusione – e all’espulsione per dieci anni – per tentato omicidio intenzionale, ripetuto sequestro di persona e rapimento aggravato, ripetuta infrazione alla Legge federale sulla circolazione stradale, ripetuta infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti. In secondo grado si aggiungono le ripetute lesioni gravi e la coazione, portando la pena a otto anni. Il suo braccio destro è stato inizialmente condannato a quattro anni e otto mesi per gli stessi reati, salvo il sequestro di persona proposto e il tentato omicidio intenzionale. Quest’ultimo reato è stato tuttavia riconosciuto dalla Carp e la sua pena è stata innalzata a sette anni e sei mesi. Infine, il 26enne è stato condannato alle Assise criminali a cinque anni per sequestro di persona, rapimento aggravato, coazione e tentato omicidio intenzionale. Reati confermati anche in secondo grado, ma con una pena più severa: sei anni e nove mesi. Queste condanne diventano ora dunque definitive.

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