Mps: ‘Il riacquisto dimostra il fallimento del Municipio di Lugano’, che poteva ricorrere al prestito obbligazionario senza affidare il cantiere a privati
“Il riscatto deciso appare come la classica ‘pezza’, a questo punto giustificata, posta per coprire la scelta suicidaria dell’accordo di Partenariato pubblico privato (Ppp) proprio perché ci si è resi conto di come l’intera operazione stia assumendo costi insopportabili per le finanze della Città”. Il Movimento per il socialismo (Mps) propone un’interpretazione opposta rispetto a quella positiva fornita dal Municipio di Lugano, che ieri ha licenziato il messaggio, con la richiesta di credito di 114,5 milioni di franchi, per riscattare lo stadio di Cornaredo (Arena sportiva) in costruzione, da parte di Hrs, nell’ambito del cantiere del Polo sportivo e degli eventi (Pse), annunciando il finanziamento dell’operazione tramite prestito obbligazionario.
L’operazione rappresenta la “dimostrazione oggettiva dell’inettitudine di questa compagine politica”, secondo l’Mps, che torna sul dibattito (che c’è stato prima del referendum, ndr) e “su quella che appare come una vera e propria cortina fumogena tesa a nascondere un vero e proprio fallimento politico”. Una delle contestazioni dei contrari al progetto verteva infatti sulla decisione di affidare agli investitori privati la costruzione, attraverso la soluzione del contratto di Ppp. “Che quella operazione fosse finanziariamente assurda appariva evidente da un semplice sguardo alle cifre. Con l’accordo di Ppp, i cittadini e le cittadine di Lugano avrebbero pagato, per 27 anni al gruppo Hrs e al Credito Svizzero (ora Ubs), un tasso d’interesse del 3,08% per il Palazzetto dello sport e del 2,38% per l’Arena sportiva. Pochi mesi prima, la città aveva rinnovato – per il finanziamento delle proprie attività correnti – un presto obbligazionario di 140 milioni per 50 anni a un tasso dello 0,165%! (Ricordiamo che il tetto massimo per i due impianti sportivi era di 167 milioni di franchi). Dimostrazione matematica della scelta scellerata del Municipio, con la benedizione di quasi tutto il Consiglio comunale”. L’Mps riconosce che la Città risparmierà, nell’arco dei prossimi decenni, una trentina di milioni, “ma nella somma di riscatto sarà comunque compreso l’elevato margine di profitto che bisognerà riconoscere al gruppo Hrs e a Ubs”. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato, decidendo fin dall’inizio un investimento diretto della Città nel progetto, ricorrendo al mercato obbligazionario, proprio come oggi ha deciso di fare il Municipio che però deve corrispondere gli interessi elevati imposti dagli investitori privati”.
Il Movimento per il socialismo richiama inoltre i vari “incidenti di percorso”, che stanno costellando la realizzazione dei due progetti: “Dalle modifiche fatte in barba alle disposizioni di legge al consistente aumento dei costi che ha indotto alle modifiche del progetto”. Tutti elementi sistematicamente denunciati dall’Mps che ricorda ai cittadini e alle cittadine di Lugano “l’affitto per 25 anni della Torre est e del Blocco servizi previsti nelle fasi successive del Pse. Per questo contratto non esistono ‘vie di fuga’: la Città dovrà pagare un affitto di 1 milione di franchi superiore a quanto paga oggi per gli uffici dei servizi comunali e della polizia comunale (…) La polemica nata attorno all’acquisto dei palazzi in via Peri e all’offerta della Torre est per collocare il comparto cantonale della Giustizia è fondamentalmente figlia delle scelte scriteriate legate al Pse. Per attirare gli investitori privati, il Municipio ha garantito all’allora Credito Svizzero l’affitto della Torre est, naturalmente a un prezzo molto più elevato (il doppio) di quanto spende oggi. E adesso che le finanze piangono, si cerca di correre ai ripari con qualche cerotto”.