Pre-acquistato da Ail servizi Sa, il complesso Sant'Anna è offerto come possibile sede della Giustizia
Stefano Artioli attacca, il Municipio replica. Una polemica sta nascendo attorno agli stabili ex Bsi, il cosiddetto ‘comparto Sant’Anna’ di via Peri, palazzi a specchio che potrebbero diventare la nuova sede della Giustizia ticinese. Indebita concorrenza ai privati, uso discutibile di una società anonima, accordi politici sottobanco: di questo e altro parla il noto imprenditore immobiliare, in un intervento pubblicato sabato dal Corriere del Ticino. Di sicuro, da nostre informazioni, il Comune di Lugano ha messo le mani su 5 dei 6 stabili di questo complesso (il sesto palazzo appartiene allo stesso Artioli) attraverso la Ail servizi Sa, che ha stipulato con l’attuale proprietaria, la banca Efg, un diritto di compera della durata di un anno, per 50 milioni di franchi, e subito li ha proposti al Cantone quale nuova sede del Palazzo di giustizia. La palla passa al Cantone che, entro la scadenza di venerdì della sua ‘grida’ pubblica, ha ricevuto ben 38 proposte di spazi e terreni da affittare o acquistare in varie località del Luganese, tra cui appunto gli stabili di via Peri. Prenderà una decisione entro giugno.
Breve riassunto: il Governo per poter mettere mano all’attuale, decrepito Palazzo di giustizia, intendeva acquistare lo stabile Botta di via Franscini, la ex Banca del Gottardo (nonché Bsi), oggi pure appartenente alla Efg. Come noto l’operazione da 80 milioni di franchi è stata bocciata in referendum dalla cittadinanza. Da qui la ricerca di soluzioni alternative. Nel suo intervento sul CdT di sabato, Stefano Artioli afferma: “Risulta difficile comprendere perché una società di servizi si metta nel campo delle operazioni immobiliari, quando anche da statuto non ha questa possibilità” e paventa “un accordo politico che porterebbe il Comune stesso in concorrenza con le società immobiliari. Il tutto senza passare dal Consiglio comunale, che di suo avrebbe bocciato il progetto”.
Particolare non trascurabile, Artioli rivela che la sua Artisa aveva tentato di comprare i cinque stabili, per la stessa somma, ma per qualche motivo l’affare è andato a monte. Su queste e altre obiezioni abbiamo interpellato il sindaco Michele Foletti. «Nell’ultimo Consiglio comunale c’era l’interpellanza interpartitica che ci chiedeva di attivaci per mantenere la Magistratura a Lugano, e io ho risposto che lo avremmo fatto e che eravamo già in contatto con alcuni privati. In effetti mi ero sentito con la banca Efg già prima della votazione sull’acquisto del Palazzo Botta. In seguito alla bocciatura dell’acquisto, la Efg ha poi deciso di restare nel Palazzo Botta e di vendere via Peri, mentre se l’acquisto fosse passato, avrebbero fatto il contrario. Così, ho chiesto loro di discuterne e quando il Cantone ha pubblicato il concorso abbiamo trovato una soluzione al volo. Lo scopo è quello di mantenere la Giustizia nel centro città, ora starà al Cantone decidere cosa fare. Come Municipio di Lugano abbiamo allegato all’offerta una nostra lettera di appoggio, ma non c’è una copertura economica del Comune alla Ail servizi Sa». Quanto all’affare mancato da parte della Artisa, «Artioli dice che la banca si è tirata indietro, la banca sostiene il contrario, ovvero che sia stato Artioli a tirarsi indietro. Io so solo che erano in una fase avanzata della trattativa».
Infine, l’accusa di bypassare il Consiglio comunale utilizzando una società privata che, statuto alla mano, avrebbe altri scopi sociali, anche se si menzionano pure “attività commerciali in genere”. Ancora il sindaco Foletti: «In realtà avevamo già chiesto ad Ail servizi Sa di ampliare lo scopo sociale alle nuove tecnologie. Entro giugno il Cantone ci farà sapere se la cosa interessa e in che misura, se in acquisto o in vendita, e dopo bisognerà costruire il progetto e il modello di finanziamento, ma venerdì scadeva il concorso e chi non avesse partecipato non avrebbe potuto riproporsi in seguito». Fra l’altro, secondo il CdT tra i candidati ci sarebbe pure Artisa con diversi suoi stabili.
Sulla stessa linea il collega di Municipio Raoul Ghisletta, esponente del Ps e responsabile dell’Edilizia pubblica: «Artioli si è arrabbiato perché i palazzi li voleva comprare lui, sono obiezioni di uno che è rimasto con un pugno di mosche in mano. Questa è la legge del mercato... che Artioli conosce bene. Il nostro obiettivo come Municipio è mantenere la Giustizia a Lugano, e quella del Sant’Anna è una buona soluzione. Non avendo a disposizione soldi nostri, si cerca di agire con le società del Comune. Politicamente siamo abbastanza coperti, l’interpellanza era stata firmata da tutti partiti. Poi, io ho sempre sostenuto che bisogna creare un ente autonomo per l’alloggio, ma non l’abbiamo fatto. Passare dal Consiglio comunale ogni volta che si profila una operazione è assolutamente impossibile».
A proposito di fondi, la Ail servizi Sa con un capitale sociale di un milione di franchi non potrebbe sostenere un investimento simile senza un ingente finanziamento esterno. La strada più logica è quella di una ipoteca, e alcuni addetti ai lavori da noi interpellati ipotizzano che potrebbe essere la stessa Efg a finanziarie la Ail servizi Sa a condizioni molto favorevoli: manovra un po’ contorta, ma che tecnicamente ci starebbe.
Intanto sul versante politico sono arrivate le prime reazioni. Il Movimento Avanti con Ticino & Lavoro ha presentato una interpellanza, in cui chiede fra le altre cose se “è necessaria una ricapitalizzazione, e se sì, da parte di chi (Ail servizi o Città di Lugano)”, e poi “come si valutano i rischi di un’operazione di questo tipo, e come si conciliano con le priorità infrastrutturali come i lavori per il tram-treno”. Già perché, a complicare ulteriormente il quadro, la zona degli stabili ex Bsi nei piani dovrebbe ricevere la linea urbana del tram-treno in uscita dalla futura galleria Vedeggio-città. Pure il Movimento per il Socialismo, non presente nel Consiglio comunale di Lugano, ha emesso un comunicato severamente critico sull’utilizzo delle Ail per operazioni del genere.