L'avvocata Demetra Giovanettina chiede una pena non superiore ai sei anni di prigione per il 26enne che sparò a un connazionale nel 2022 a Massagno
Sì è vero, il 26enne, accusato di tentato omicidio intenzionale per i fatti di Massagno, ha sbagliato e deve assumersi le proprie responsabilità, ma la richiesta di pena formulata dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri è troppo elevata (otto anni e otto mesi di reclusione, ndr.). Demetra Giovanettina, legale dell’imputato a processo, al termine dell’arringa pronunciata questo pomeriggio, ha chiesto alla Corte delle assise Criminali di Lugano una condanna non superiore ai sei anni di detenzione nei confronti del suo assistito.
L’avvocata ha fornito un punto di vista diverso rispetto a quello presentato dall’Accusa, mettendo in dubbio l’interpretazione unilaterale dei fatti che emerge dagli atti del procedimento. Un’interpretazione nella quale il 26enne è dalla parte del torto e questo non viene contestato. Agli occhi della Difesa, però, la vicenda non è un romanzo criminale, la cui trama è dettata dai protagonisti, che peraltro non raccontano tutta la storia. All’origine dello sparo c’è stato un litigio per una questione di soldi, che il 26enne ha investito assieme al 35enne. Appare verosimile la consegna di oltre 100mila franchi dati dal più giovane all'inizio del 2022 all’allora amico per costituire una società di noleggio e compravendita di auto. Tanto è vero che, ha ricordato Giovanettina, c’è un’inchiesta penale aperta, coordinata dal pp Ruggeri, per il titolo di reato di truffa a carico del 35enne, nella quale l’imputato figura quale presunto danneggiato.
L’avvocata ha messo in evidenza il retroscena brutto e inquietante della vicenda che si surriscalda quando i due cominciano a litigare. A un certo momento il più giovane viene a conoscenza del fatto che potrebbe essere stato fregato dal 35enne. È la compagna di quest’ultimo a mettere in giro la voce. Per questa ragione e perché rivuole i suoi soldi, il 26enne chiede spiegazioni al connazionale. Però non le ottiene e si innesca uno stato di crisi tra i due con tanto di minacce e offese reciproche, che continuano fino alla notte tra l’11 e il 12 settembre del 2022. Giovanettina è convinta che non ci sia stato alcun sopralluogo a Massagno da parte dell’imputato. Quella sera i due si sono scritti e parlati al telefono diverse volte. Il 26enne è giunto in via Nosedo e ha suonato il campanello del palazzo dove viveva il 35enne. Non avendolo trovato stava rientrando in Italia, ma è stato richiamato dalla stessa vittima, che era accompagnata da un amico. Inoltre, non è stato accertato cosa sia davvero successo quando il 26enne è sceso dall’auto. Di sicuro c’è stata una colluttazione, poi l’imputato ha esploso un colpo di pistola ferendo al braccio l’ex amico.
Tuttavia, ha sottolineato l’avvocata, il 26enne non è arrivato a Massagno con l’intenzione di usare la pistola, ha sparato perché non è riuscito a gestire la situazione di pericolo e di minaccia in cui si è trovato. Non sarebbe stato logico sparare alla persona che gli avrebbe dovuto restituire i soldi. È stato il clima di alta tensione a innescare la reazione sbagliata dell’imputato. Ecco perché, secondo la Difesa, il 26enne non aveva l’intenzione di uccidere né di sparare. L’imputato dev’essere pertanto condannato per dolo eventuale, senza l’aggravante dell’intenzionalità.
La sentenza è attesa domani alle 16.