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Truffa gli anziani con false pubblicità, condannato un 53enne

L’uomo attraverso società con sede a Lugano e a Chiasso ingannava la clientela vendendo prodotti che in realtà non esistevano per intascarsi il denaro

Maltolto milionario
(Ti-Press)
10 dicembre 2024
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Creare false pubblicità di prodotti inesistenti tramite società con sede a Lugano e a Chiasso per ingannare persone anziane. È questo, in estrema sintesi, lo schema truffaldino messo in atto da un 53enne cittadino italiano tra il 2016 e il 2021. Schema che gli ha fruttato almeno un milione di franchi. In aula, tuttavia, l’imputato era assente (giustificato), e a essere comparse dinnanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, sono le sue due ex dipendenti, due 46enni cittadine italiane. Al 53enne, mente del piano criminale, è stata inflitta una pena di due anni sospesi e l’espulsione dalla Svizzera per 5 anni, mentre alle sue complici delle pene pecuniarie sospese da 180 aliquote da 30 franchi. Pena sulla quale le parti – il procuratore pubblico Daniele Galliano e gli avvocati difensori Rocco Taminelli, Clarissa Indemini e Andrea Ferrazzini – si erano accordate.

Molte, moltissime le vittime che sono cascate negli escamotage dell’imprenditore italiano. Una sola di queste si è costituita accusatrice privata. Il motivo è da ricondurre alle cifre. Gli importi che gli anziani versavano o inviavano in contanti tramite buste erano relativamente piccoli. Sommate le numerosissime truffe però – e qui sta parte del trucco – il maltolto era significativo. Prima di una revisione dell’atto d’accusa, la truffa ammontava almeno oltre 7 milioni e mezzo di franchi.

Lo schema criminale

I sistemi utilizzati per riuscire in questo intento sono due. Il 53enne, attraverso società a lui riconducibili, stabiliva come target per i prodotti pubblicitari solo persone anziane (di almeno 70 anni), residenti soprattutto in Francia e in Germania. Il primo raggiro prevedeva che, attraverso banner e pubblicità, lettere e volantinaggio (anche definito aggressivo), si tentasse di vendere prodotti dimagranti, integratori alimentari, farmaci per l’erezione e lotterie di gioco d’azzardo. Tutti prodotti, come anticipato, inesistenti ma che spingevano la clientela a pagare con carte di credito, assegni oppure in contanti. Questi ultimi due metodi di pagamento, venivano inseriti in una busta e inviati a Singapore, sede di un’altra delle società dell’imputato. Con il secondo sistema veniva pubblicizzato del ‘marketing astrologico’ e vincite di giochi a premi in denaro... inesistenti. Le lettere di risposta da parte della clientela anziana – speranzosa di vincere – venivano poi inviate a indirizzi mailbox in Francia e Germania, raccolte in pacchi postali e rispedite tramite corrieri a Chiasso. Lì, le due impiegate, si occupavano di aprire le buste, estrarre i soldi, cestinando tutto il resto e inviando il denaro a Singapore. Dai verbali di interrogatorio è emerso che venivano spediti in media 2’500 euro in contanti al mese.

In aula, le due impiegate hanno espresso il proprio pentimento. «Mi sono ritrovata in quella situazione ed è capitato tutto all’improvviso. Con il senno di poi mi rendo conto di aver sbagliato. Non lo farò mai più, questo è una promessa», ha espresso un’imputata. «Anche io sono pentita di quanto è successo», ha poi seguito l’altra donna.