Luganese

Né discriminazione né incitamento all'odio, teologo prosciolto

Cadono le accuse di ‘omofobia’, il 67enne professore alla Facoltà di teologia dell'Usi viene risarcito con 20'000 franchi dalla Pretura penale

In sintesi:
  • Cancellato il decreto firmato dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis
  • L'obiettivo era l'invito agli ecclesiastici e alle vittime di abusi a smascherare i religiosi ‘invischiati’ nell’omosessualità
Crollano le tesi accusatorie nei confronti del teologo
(Ti-Press/Archivio)
22 aprile 2024
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«I passaggi incriminati vanno letti rispetto a quanto precede, a quanto è scritto di seguito e alle note riferite a noto psicologo». Parole di Petra Vanoni, giudice della Pretura penale di Bellinzona, espresse prima di pronunciare la sentenza di proscioglimento nei confronti di Manfred Hauke, teologo 67enne accusato di discriminazione o incitamento all’odio, a causa dell’orientamento sessuale. Le frasi estrapolate dal contesto dell’articolo pubblicato in due parti, nel 2021, sulla rivista bimestrale ‘Theologisches’ – di cui è editore il teologo e professore della facoltà di teologia dell’Università della Svizzera italiana (Usi) è editore –, scritti dal teologo polacco Dariusz Oko, farebbero pensare all’omofobia. Questo non basta, però, per confermare il decreto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis.

Pink Cross non è parte in causa

La pena pecuniaria sospesa di 9’450 franchi inflitta al teologo viene dunque cancellata e al professore è stato riconosciuto un risarcimento quantificato in 20'000 franchi. Si è giunti al processo che è stato celebrato lo scorso 8 aprile, proprio perché il legale del teologo, l’avvocato Luigi Mattei, aveva contestato la condanna espressa in prima istanza. Di fronte a una sala gremita di persone, la giudice ha fatto una lunga premessa, prima di pronunciare il proscioglimento. Vanoni ha definito arduo il suo compito e ha evocato il contesto delicatissimo nel quale si svolge il procedimento, sia per l’impatto mediatico sia per la posta in gioco. La giudice ha richiamato l’articolo costituzionale che garantisce la libertà di opinione e la depenalizzazione dell’omosessualità, che in Svizzera risale al 1992, quando il referendum lanciato dall’Unione democratica federale venne bocciato dal 73% dei votanti. La giudice, inoltre, ha fatto notare la carenza di letteratura giuridica e di giurisprudenza in merito a fattispecie simili. Vanoni ha pure segnalato l’assenza della Pp, sia al dibattimento che alla sentenza, e ha spiegato che l’ipotesi di reato è stata approfondita d’ufficio, dopo la denuncia da parte di un’associazione Pink Cross che si è sentita discriminata ma che non è parte in causa.

Il bene nelle finalità degli articoli

In sostanza, la giudice, nell’articolo pubblicato in due parti, non ha ravvisato gli estremi per realizzare il reato. La necessità di limitare le cricche omosessuali all’interno della Chiesa, nella quale è notoriamente presente una componente gay, come ha scritto nei due articoli l’autore, un prete e teologo polacco, è stata evocata senza alcun intento discriminatorio né per ledere la dignità della comunità arcobaleno. Tanto è vero che la finalità è stata quella di invitare gli ecclesiastici e le vittime di abusi a smascherare i religiosi “invischiati” nell’omosessualità. Il fatto di scrivere che nella Chiesa cattolica vi è una mafia gay che si comporta “come un parassita privo di scrupoli, come un cancro che non esita ad ammazzare il suo ospite” non basta per sostenere una condanna. Occorre, secondo la giudice, considerare che l’autore ha preso ispirazione dalla Genesi (Bibbia) e da diverse fonti della dottrina ecclesiastica, per preparare un testo ritenuto di carattere scientifico, che era rivolto a professori di teologia e solo agli abbonati.

Le tesi difensive fanno breccia

Hanno insomma fatto breccia le tesi sostenute dall’avvocato difensore, Luigi Mattei che, nel dibattimento celebrato l’8 aprile, aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito. Il legale aveva sostenuto che l'articolo del teologo polacco Dariusz Oko (oggi cancellato dal sito della rivista a eccezione delle prime e ultime righe) non contenesse attacchi indiscriminati a tutti gli omosessuali o a tutti gli omosessuali all’interno della Chiesa. Ma solo nei confronti di quelle persone all’interno della Chiesa che si sono unite per coprire reati come la pedofilia: per loro, si può considerare legittimo parlare di mafia, ha detto Mattei, che aveva peraltro riconosciuto che i toni usati dal teologo polacco sono stati spesso rabbiosi e sopra le righe. Mattei aveva altresì messo in evidenza che la tesi dell’articolo era rivolto alla ‘lobby’ di personalità ecclesiastiche omosessuali, che agirebbero con modalità criminose all’interno, portando agli abusi di pedofilia emersi negli ultimi decenni. Una delle citazioni contenute nel decreto d’accusa, infatti, riferisce che “circa il 20% degli omosessuali ha una predilezione efebofila (l’attrazione di un adulto verso un adolescente ndr.) o pederastica”.

Continua il lavoro della Commissione ad hoc

L’Università della Svizzera italiana (Usi) e la Facoltà di Teologia di Lugano (Ftl), affiliata all’Usi dal 2021, prendono atto della sentenza di assoluzione della Pretura penale per il professor Manfred Hauke. Nella nota ribadiscono che “come già comunicato ai media lunedì 8 aprile in occasione dell’udienza, una Commissione etica ad hoc è stata incaricata di valutare se i fatti che hanno portato all’assoluzione del Prof. Hauke davanti alla magistratura ordinaria abbiano comunque violato i principi fondanti l’università. Questo iter continuerà. Il prof. Hauke aveva nel frattempo già presentato a Ftl una richiesta di sospensione dall’attività di docenza alla facoltà di Teologia di Lugano”. La rettrice dell’Usi Luisa Lambertini si impegna a “mettere la Commissione etica ad hoc nelle condizioni di fare un lavoro rigoroso e indipendente per valutare il comportamento del Prof. Hauke” e sottolinea “l’importanza del Codice etico, vera e propria bussola per perseguire i principi che l’Usi si è data come comunità universitaria”. Dal canto suo, René Roux, rettore di Ftl osserva di essere “estremamente felice per l’assoluzione del professor Hauke” e si dice “convinto del valore di un’analisi approfondita della Commissione etica ad hoc – parallela a quella della magistratura – per riflettere sui valori, i diritti e le libertà in questione”.

Sempre dopo la pubblicazione dell’articolo, Hauke era stato denunciato anche in Germania, da un teologo. La procura di Colonia ha archiviato il caso, ma sia al 67enne sia al capo redattore è stata inflitta una multa di 4’000 euro.

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