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Pochi giovani in politica? Meili: ‘È un ambiente ostile’

Intervista alla consigliera comunale dei Verdi di Lugano, per cercare di capire come mai la politica sia poco attrattiva per le nuove generazioni

Deborah Meili, presente nel Consiglio comunale dal 2021
(Ti-Press)
22 marzo 2024
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La scarsa adesione dei giovani alla vita politica è un problema che colpisce trasversalmente tutti i partiti. E tocca anche gli ecologisti, che forse più di tutti trattano tematiche sentite dalle nuove generazioni, come i diversi movimenti ambientalisti degli ultimi anni (il caso pù recente è lo sciopero del 15 marzo) dimostrano. Deborah Meili, classe 1995 e consigliera comunale dal 2021, è infatti l’unico membro della sezione di Lugano dei Verdi sotto i trent’anni. L’abbiamo intervistata per cercare di capire cosa renda la politica così poco attrattiva per i suoi coetanei.

Il suo partito, durante l’ultima assemblea, ha espresso la propria difficoltà nel trovare giovani disposti a mettersi in gioco. Quali possono essere le cause?

È un quesito che mi pongo anch’io. Ho chiesto a molte persone di candidarsi insieme a me. Tra chi non ha interesse a entrare in politica istituzionale, a chi non ha interesse a farlo a Lugano. Tra chi vorrebbe, ma per via di figli e del lavoro non ha tempo, chi è di un altro comune, chi non ha la cittadinanza, chi è minorenne, chi si sta trasferendo. E non dimentichiamoci che Lugano è tutt’ora l’unica tra le più grandi dieci città della Svizzera ad avere un governo così a destra. Questa Lugano ci tiene tanto a essere ‘sexy’ per il capitale, ma non fa ‘il filo’ alle persone giovani e alle loro qualità. Ogni tanto si dice ecologica, ma di fatto non è che lo voglia davvero essere. Perché la politica è fatta di parole, e questo modo di fare ecologia è prettamente politico, senza fatti concreti. Come con le piste ciclabili, che vengono pubblicizzate ma di fatto non ci sono. O come il novello rapporto di sostenibilità, pubblicato puntualmente prima delle elezioni, e che non contiene alcun cenno al mio partito, nonostante tale rapporto sia il risultato della costante e decennale pressione politica verde. Ecco che così, oggi, Lugano non ha davvero charme per giovani talenti ecologici, nonostante questi le potrebbero tornare utili.

E proprio il fatto che ci sia ancora molto da fare non dovrebbe appunto spronare i più giovani a mettersi in gioco per cercare di cambiare le cose?

Da un lato sì, la politica ha bisogno di persone ecologiche, ma questo si sa da mezzo secolo. Tutte le generazioni lo sanno. Noi giovani vogliamo semplicemente un futuro, un futuro sano. A Lugano però c’è un substrato di arroganza machista e barriere, erette e mantenute su misura. La speranza, tanto necessaria in politica, e terreni fertili per sviluppare le proprie esperienze, tante persone al momento li trovano altrove, fuori dal Ticino, o presso altri tipi di istituzioni. Inoltre, in un territorio così interconnesso e piccolo come il Ticino, il rischio di esporsi in modo radicale in politica, per chi deve avviare una carriera lavorativa, è di vedersi compromesse opportunità più che generarne.

Due anni fa ha parlato in Consiglio comunale (Cc) del suo burnout. Non pensa che, essendo i giovani molto più consapevoli dei problemi legati alla salute mentale, questi possano essere intimoriti dallo stress che la politica comporta, magari anche leggendo quanto è successo a lei?

Oggi siamo più consapevoli della salute mentale, e come giovani ne parliamo, e anche questo è fare politica. Lo dimostra anche la fiorente politica per i diritti delle persone con disabilità. Il mondo è stressante, il mondo è stressato. Della mia esperienza a Lugano, posso dire che all’inizio credevo che la politica fosse una questione molto più democratica, e che fosse accessibile a ogni tipo di personalità, introverse ed estroverse. Però mi sto rendendo conto che, oltre a mille privilegi, ci vogliono alcune caratteristiche o skills. In questo sistema politico bisogna avere la retorica, la pelle dura, devi essere un po’ masochista, ti deve piacere l’amaro. La politica è una battaglia, o una partita a scacchi, che a tratti può essere molto dura. Dunque per perseverare devi tenere salda la tua bussola, e fare rete. Non penso di aver spaventato con la mia testimonianza, perché il discorso non è se una persona è fragile o meno. Il fatto di mantenere il clima teso e ostile, è una strategia per mantenere il potere, e questo è da criticare, invece di puntare il dito verso le persone più sensibili, perché essere sensibili è una bella cosa.

Può fare un esempio di questa strategia?

Il lavoro parlamentare a livello di Cc si basa tanto sugli atti parlamentari. Questi hanno dei paletti legali, che ti dicono quello che puoi e non puoi chiedere, e come il Municipio ti deve rispondere e in che tempi. Nell’ultimo anno ho scritto alcune interrogazioni, senza mai ricevere una risposta nel termine legale. L’interrogazione ‘Diritto di voto ed eleggibilità a livello comunale alle persone residenti di nazionalità estera e alle persone giovani di sedici anni compiuti’, di febbraio dell’anno scorso, ancora non ha risposta. Questa è una forma di arroganza, più che verso di me, verso le persone a cui queste rivendicazioni democratiche riguardano da vicino. Chi è ai vertici non si impegna a essere un leader rispettabile e autorevole, ma dimostra una tendenza autoritaria a fare quello che gli pare. La decisione di non agire ha come effetto la dominanza e il perseverare di danni personali. Si potrebbe quasi utilizzare il termine ‘violenza’. È un grande problema. E non è questione di poca organizzazione, si tratta proprio della volontà politica di non dare la priorità a certe cose. È un’esperienza comune: se si vuole fare qualcosa, la si fa, anche subito.

Non pensa che l’età media avanzata dei membri della vostra sezione, possa essere scoraggiante per un giovane intenzionato a mettersi in gioco?

A Lugano magari ci si è abituati a dinamiche di partito dove si fanno cenoni, feste, con centinaia di persone, mentre il nostro movimento è molto sobrio e alla mano. Non abbiamo un’attitudine populista o di marketing, ma crediamo molto nelle nostre idee, e non vogliamo convincere nessuno a fare quello che non vuole. Da noi trovo ci sia molto spazio per la creatività e lo sviluppo personale. Trovo sia difficile attivarsi in un movimento dove non si conosce nessuno, e lo posso capire, è una normale dinamica di gruppo. Noi però siamo un gruppo sano. Si potrebbe sempre fare di più, però a volte anche fare meno, o meglio fare diversamente, è un’opzione. Essendo poi un gruppo piccolo, è molto più facile per una persona far sentire il proprio contributo, in un ambiente protetto, sano e costruttivo.

Pensa che sia stata una giusta decisione quella di non puntare al Municipio alle prossime elezioni?

È una scelta sensata per quanto riguarda la nostra indipendenza. Se noi avessimo una persona in Municipio, il rischio sarebbe di doversi adeguare a quest’unica persona, magari su temi che il partito avrebbe affrontato diversamente. Per quanto mi riguarda, non mi dispiacerebbe fare politica nell’esecutivo di Lugano, se però ci fosse un clima più rispettoso. Dato che non è questo il caso, almeno per una persona ecologica, preferisco cercare di realizzarmi professionalmente, e tentare di fare la differenza come posso, come stanno facendo tante altre persone, giovani e meno giovani.

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