Luganese

Fanno sparire una Lamborghini: tre condannati a Lugano

Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di appropriazione indebita e riciclaggio dalla Corte delle Assise criminali

L’auto scomparsa vale 237mila franchi
(Ti-Press archivio)
18 dicembre 2023
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Una coppia di amanti dalla relazione turbolenta, che tentavano di sbarcare il lunario trafficando auto di lusso tra il Ticino e l’Italia per conto di un criminale perugino, con il sogno di potersi trasferire a Lugano e avere una vita migliore per sé e per la loro figlia. Sembra la trama di un film, ma è quanto successo tra giugno 2022 e marzo 2023. Fatti per i quali due cittadini italiani e domiciliati in Italia – 33enne lui, difeso da Alisha Soldati, 27enne lei, rappresentata da Ryan Vannin , sono stati processati quest’oggi dinnanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano. A loro, si aggiunge un terzo imputato – seguito da Alessia Angelinetta –, 34enne anch’esso italiano ma domiciliato a Lugano, che ha funto da tramite tra il 33enne e il proprietario della Lamborghini. Grazie alla denuncia di quest’ultimo è stata aperta l’inchiesta, che ha portato all’arresto del 34enne prima, e della coppia poi, per le accuse principali di appropriazione indebita e riciclaggio di denaro. Quest’ultima imputazione dovuta al fatto che i soldi usati per coprire parte delle spese dei noleggi, venivano forniti dal mandante, un brasiliano noto alle autorità italiane e tutt’ora latitante, e quindi erano certamente proventi di reato.

Per tutti e tre sono state riconosciute le imputazioni contenute nell’atto d’accusa. Al 33enne è stata inflitta una pena detentiva di 24 mesi, dei quali 15 sospesi condizionalmente per due anni, mentre per la sua ex compagna la pena è di 18 mesi, dei quali 9 sospesi per due anni. In entrambi i casi, dedotto il carcere preventivo già scontato (sono stati arrestati a marzo), questo corrisponde a un rilascio immediato. Più dura invece la pena per il 34enne, per il quale la pena consiste in 26 mesi, 6 dei quali da espiare. Il 33enne dovrà inoltre rimborsare uno degli autonoleggi truffati per 30mila franchi.

‘Poca collaborazione durante l’inchiesta’

«Durante tutta l’inchiesta si sono comportati da reticenti e bugiardi – ha dichiarato in aula la procuratrice pubblica Francesca Nicora –, e sono state necessarie diverse indagini per far combaciare tutti i tasselli del puzzle». Secondo la pp, tutti e tre gli imputati avrebbero agito nella piena consapevolezza che le auto che stavano noleggiando, non sarebbero mai tornate al loro legittimo proprietario. La Lamborghini sarebbe stata infatti la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, dal momento che il meccanismo di noleggio delle auto, e del conseguente trasporto in Italia, era già stato usato in diverse occasioni.

Per la pp non ci sarebbero attenuanti valide. «Le dichiarate difficoltà economiche non sono attenuanti – ha detto –, perché non diverse da quelle di molte altre persone, che non per questo cominciano a delinquere».Per il 33enne era stata richiesta una pena di tre anni, dei quali 18 mesi sospesi; per la 27enne 24 mesi da scontare; e per il 34enne 18 mesi integralmente sospesi per tre anni. Da parte sua, Elio Brunetti, che rappresentava il proprietario della Lamborghini, aveva chiesto che venisse riconosciuto il reato di truffa anziché appropriazione indebita, e che il suo assistito venisse rimborsato del valore dell’auto, ossia 237mila franchi.

‘La sua colpa è stata incontrare l’ormai ex fidanzato’

Secondo i rispettivi avvocati difensori, gli imputati sarebbero, in diversa misura, dei malcapitati, vittime perlopiù della loro stessa ingenuità. Il 34enne, secondo Angelinetta, avrebbe infatti semplicemente svolto il suo lavoro, dato che operava come indipendente per diversi noleggiatori, e non si sarebbe mai appropriato della Lamborghini, e si sarebbe pure adoperato perché questa tornasse tra le mani del legittimo proprietario. Anche la giovane non avrebbe mai guidato la supercar, e avrebbe agito accecata dall’amore per il compagno, malgrado questi l’abbia, tra le altre cose, spinta a prostituirsi a Lugano per riuscire a tirare avanti. Infine il 33enne avrebbe agito per la necessità di mantenere se stesso e i suoi figli. Per il 34enne, la sua avvocata ha richiesto il proscioglimento dall’appropriazione indebita, e la riduzione della sentenza a una pena pecuniaria sospesa. Per la 27enne, Vannin ha richiesto una pena massima di 6 mesi, oltre a una indennità per l’eccessivo carcere già sofferto. Per il suo ex compagno infine, Soldati ha richiesto che la pena non fosse superiore ai 24 mesi.

‘Mostrato sincero pentimento’

«La Corte è consapevole del fatto che non sia stata fatta luce su tutto il caso – ha detto il giudice Siro Quadri alla lettura della sentenza –, ma quanto basta per confermare l’atto d’accusa». Il presidente ha riconosciuto nei due imputati più giovani un sincero pentimento, anche grazie alla lunga carcerazione preventiva già sofferta. «Posso dire con quasi totale certezza – ha detto, rivolgendosi al 33enne – che ha capito che questo non è il modus vivendi corretto». Lo stesso discorso non è valso per il 34enne, che ha trascorso meno tempo in carcere, e per cui quindi sussisteva un ridotto rischio di fuga, e che, secondo Quadri, «non sembra aver capito bene di aver sbagliato, e la Corte non gli ha creduto quando ha detto che non sapeva cosa stesse davvero facendo».

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