Luganese

Mortale Grancia, la difesa si batte per una riduzione della pena

Per i legali del 23enne che cagionò la morte di una 17enne nel 2021, la condanna non dovrebbe superare i due anni: ‘Non è un criminale ed è pentito’

L’esito letale
(Rescue Media)
22 novembre 2023
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«Ha commesso l’errore della sua vita, ma non è un criminale senza scrupoli che evade le proprie responsabilità e non prova alcun rimorso». È con queste parole che la difesa, rappresentata dagli avvocati Anna Grümann e Paride De Stefani, ha accompagnato la richiesta che la pena complessiva da infliggere al 23enne – che cagionò con l’auto la morte di una 17enne e gravi lesioni a un 16enne il 12 febbraio 2021 – non superi i 24 mesi, da sospendere integralmente. I difensori, sostengono che l’imputato non possa essere condannato per il reato principale di omicidio intenzionale per dolo eventuale, ma non contestano l’omicidio doloso. Il giovane, era convinto di saper gestire la situazione e riconosceva il rischio di quelle azioni, «ma ciò non è sufficiente per riconoscere il principale capo d’accusa per dolo eventuale». In aula, dinnanzi alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, è stato chiesto anche il proscioglimento dalle imputazioni di lesioni intenzionali gravi per dolo eventuale, lesioni colpose gravi ed esposizione a pericolo della vita altrui.

‘Facevano a gara per salire con lui’

Un circuito ad alta velocità che il 23enne aveva già percorso in passato, per divertimento e alla ricerca di adrenalina. «Il mio assistito – ha affermato Grümann – era così convinto che anche questa volta, come tutte le altre, sarebbe andata bene. Non aveva nessun motivo per pensare il contrario: ha eseguito lo stesso percorso, con le stesse modalità, non aveva mai perso in controllo dell’auto e nessuno si era fatto male. Come era convinto lui, lo erano anche i quattro amici che quella sera sono saliti a bordo della sua auto, consapevoli che lo scopo era compiere quel percorso a forte velocità». Altri aspettavano il proprio turno. «Non era lui a chieder loro che salissero sulla macchina. C’è chi ha dichiarato che si faceva a gara per salire sulla sua macchina, perché era ritenuto un bravo conducente e la gente si fidava di lui». Inoltre, ha proseguito Grümann, «l’imputato ha ideato un giro in un parcheggio di un centro commerciale di sera, quando questo è praticamente deserto, proprio per evitare di mettere in pericolo altri utenti della strada».

Le perizie hanno stabilito che il 23enne ha perso il controllo dell’auto per la presenza di un furgoncino che il giovane avrebbe scorto troppo tardi e che avrebbe scansato a una velocità compresa tra i 78/83 km/h. Manovra che causò il ribaltamento del veicolo e la collisione contro un muro del Parco commerciale di Grancia.

‘Dietro ogni errore c’è una persona’

Ad aver influito sul comportamento del 23enne, secondo i legali, è stato anche l’incitamento da parte dei passeggeri. «Ci sono video – ha proseguito De Stefani – che attestano il divertimento dei suoi amici che lo incitavano a guidare in modo spericolato. Lui li accontentava, se loro avessero chiesto una guida più prudente, lui si sarebbe adeguato senza problemi. Erano tutti alla ricerca di adrenalina e divertimento durante il periodo pandemico». A ogni modo, «la difesa non cerca di giustificare l’ingiustificabile ma piuttosto di dimostrare che dietro ogni errore c’è una persona, con debolezze e rimorsi», ha concluso De Stefani.

La lettera dell’imputato

Rimorsi che lo stesso imputato ha riportato in aula, leggendo una lettera alla Corte. «Per me è difficile esprimere i miei sentimenti ed è difficile in una situazione come questa farvi capire chi realmente io sia. Nella mia intera esistenza non ho mai desiderato o voluto fare del male a qualcuno». Si è poi rivolto ad amici e famiglie delle vittime: «Voglio che sappiate che non esiste giorno in cui non pensi a quella giornata, al suo ultimo sorriso e che quello che le è accaduto doveva succedere solo a me. So che non potrò mai chiedervi di perdonarmi, ma spero che un giorno potrete comprendere il mio dispiacere».

Dopo l’intervento della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che lo ricordiamo, ha chiesto cinque anni e mezzo di prigione nei confronti dell’imputato, sono intervenute le patrocinatrici del 16enne rimasto gravemente ferito e delle sorelle della giovane che ha perso la vita in quel tragico incidente: rispettivamente l’avvocata Luisa Polli e l’avvocata Demetra Giovanettina. Entrambe hanno sottolineato come il dolore causato dal 23enne ha portato a gravi conseguenze, e che la sentenza sarà solo un mediocre conforto per un dolore senza fine. Sentenza che è attesa per domani alle 16.

 

 

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