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Arogno, anche la Castioni nella storia industriale del paese

La ditta di minuteria metallica per borsette, pelletteria e altri accessori, nel Dopoguerra, diede lavoro a cinquanta addetti negli anni migliori

Jose e Carla Castioni in ufficio
(Castioni)
9 ottobre 2023
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Non solo orologeria. Il paese di Arogno, un migliaio di abitanti in cima alla val Mara, a 610 metri di altitudine, è noto dentro e fuori i confini del Canton Ticino per aver ospitato, per oltre un secolo – a partire dal 1873 – un importante comparto industriale specializzato in una delle produzioni simbolo del secondo settore elvetico, quella degli orologi. Produzione “importata”, con tanto di macchine e maestranze, dal Giura, e poi sedimentatasi in loco. Ma abbarbicata sotto le pendici del monte Sighignola, utile a sfruttare le risorse idriche della zona, in coabitazione con la Fabbrica di orologi Manzoni & Figli e la Meccanica S.A. (una “costola” della prima staccatasi nel 1888) ha convissuto per decenni anche un’altra realtà industriale di rilievo benché sconosciuta ai più, anch’essa scaturita da una coraggiosa iniziativa individuale: la ditta di minuteria metallica per borsette, pelletteria e altri accessori “José Castioni - Fabrique de fermoirs de sacs-Metallwarenfabrik”.

Presenza scordata dalle fonti istituzionali

Fondata nel 1945 dal giovane imprenditore di origini italiane che le ha dato il nome, la Castioni iniziò la sua avventura grazie all’intraprendenza e all’azzardo del fondatore, che accettò la prima commessa senza nemmeno disporre di un campionario e dei macchinari idonei a realizzarlo, contando poi sull’aiuto di familiari e amici stretti per sopperire alle iniziali mancanze e avviare le produzioni. Cresciuta e consolidatasi negli anni, con una clientela internazionale in grado di apprezzare la qualità dei suoi manufatti (cerniere, fibbie e altra minuteria) che erano il frutto di una riuscita miscela tra la precisione elvetica e la creatività italiana, la ditta è rimasta attiva per ben mezzo secolo ad Arogno ed è stata capace di occupare fino a cinquanta addetti nei suoi anni migliori. Il suo nome, tuttavia, non compare nelle fonti istituzionali accessibili al pubblico.

Cessò l’attività nel 1996

Il bel volume di Mario Delucchi, Le Fabbriche di Arogno. L’industria degli orologi per oltre un secolo (Fontana edizioni, Pregassona 2003), ne fa una menzione a pagina 67, definendola come “una piccola azienda […] che impiegò una decina di operai” e confondendo il nome del fondatore (il Mario ivi citato era il papà di José e fu uno dei molti piccoli imprenditori attivi nell’orologeria, avendo guidato un atelier di sertissage). Cenni storici sulla Castioni sono contenuti in un articolo redatto da Elena Agazzi per “il CdT” del 12 febbraio 2001 allo scopo di illustrare il progetto di trasformazione di una parte del fabbricato che ospitava la ditta in un moderno loft abitativo. L’articolista ricorda l’itinerario dell’azienda, rammentando anche in breve le tappe della sua storia produttiva (dalle prime minuterie varie per pelletteria fino ai portachiavi e altra piccola oggettistica in metallo prodotti in serie negli anni più recenti) e di quella del sito (da uno scantinato alla fabbrica di 800 mq realizzata nel 1960) fino alla chiusura nel 1996.

Spazi rimasti verso una destinazione

La vicenda industriale e imprenditoriale della Castioni, oggi ancora in cerca di una nuova destinazione degli spazi rimasti, merita tuttavia attenzione al di là degli sviluppi successivi alla serrata e alla scomparsa del fondatore e della moglie Carla Martignoni (avvenute, rispettivamente, nel 2003 e nel 2006) che ne fu per decenni il pilastro a livello di gestione amministrativa. In questa direzione si stanno muovendo le figlie della coppia, decise a dare la giusta collocazione all’azienda di famiglia nel quadro del tessuto industriale ticinese e svizzero oltre che di quello, più circoscritto, del Luganese, dove pure costituì un’esperienza importante, a cavallo fra val Mara e val d’Intelvi, con addetti selezionati al di qua e al di là del confine e dunque con ricadute positive per la vita degli abitanti di ambo i versanti del Sighignola.

Le memorie aiutano a colmare un vuoto

«Crediamo che sia importante – commenta la figlia maggiore di José, Lorenza – porre in risalto una realtà industriale che per decenni ha dato lavoro a decine di famiglie di Arogno, ma anche di Lanzo, Pellio e dintorni, e per questo ci stiamo muovendo ormai da qualche anno, favorendo il recupero della memoria di questa esperienza imprenditoriale. Abbiamo già fornito le fotografie e tutta la documentazione in nostro possesso alla Fondazione Pellegrini e Canevascini (che si occupa della storia operaia ticinese, ndr), mentre l’inventario, i macchinari residui e le collezioni di cinquant’anni di produzione sono stati consegnati al Museo etnografico cantonale e possono essere liberamente visionati da chiunque. Sono inoltre in corso interviste a ex operai/operaie e impiegati/e con le quali è possibile ridare vivacità al racconto e ripercorrere cinquant’anni di storia economica e sociale del territorio con la forza e le parole di testimoni e protagonisti della stessa. Nostro padre, infine, ha lasciato alcune memorie scritte da cui è possibile ricostruire tanto il suo percorso personale, dall’Italia al Ticino passando per gli studi nella Svizzera interna, quanto quello della ditta da lui impiantata quasi per caso nel ’45, con una vera e propria scommessa industriale che ricorda da vicino quella di Alessandro Manzoni (1820-1899), il fondatore dell’industria orologiera di Arogno, non a caso un suo modello di uomo e imprenditore, presso cui aveva lavorato anche il padre prima di mettersi in proprio. Abbiamo tutto per riscrivere questa vicenda e riempire un vuoto nella storia economica locale e cantonale, ora speriamo di trovare chi ci aiuti a finanziare l’impresa».

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