Luganese

Ruba rame, ottone e ferro: 33enne condannato

All’uomo è stata inflitta una pena di 5 anni sospesi condizionalmente per un lustro. Ordinata anche un’assistenza riabilitativa che mira alla rieducazione

‘Ora ho una figlia, sarò più responsabile’
(Ti-Press)
28 luglio 2023
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«Questa è la sua ultima chance. Si troverà a un bivio, se sceglierà la strada sbagliata non potrà più tornare indietro». È questo il commento pronunciato dalla presidente della Corte delle Assise correzionali di Lugano, la giudice Francesca Verda Chiocchetti, durante il processo a un 33enne bosniaco residente nel Luganese condannato per furto e danneggiamento ripetuto, violazione di domicilio e guida senza autorizzazione. All’uomo, che non era incensurato, è stata inflitta una pena di 5 anni sospesi condizionalmente per un periodo di cinque anni. Scampata l’espulsione, perché riconosciuto il caso di rigore, nei confronti dell’imputato è stata però ordinata un’assistenza riabilitativa che mira «alla sua rieducazione e risocializzazione». La pubblica accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, aveva proposto una pena di 5 anni, ma da espiare integralmente in ragione della recidiva. L’avvocato difensore, Andrea Cantaluppi, aveva invece chiesto che venisse pronunciata una pena sospesa.

Missione rame, ferro e ottone

Il 33enne tra febbraio e aprile dello scorso anno, in due distinte occasioni si era introdotto in una casa disabitata sottraendo paraspigoli, soglie d’ottone, rivestimenti delle canne fumarie. Da quel furto ne aveva ricavato 16 chilogrammi di rame, 27 di ottone e 80 di ferro, per un valore complessivo di 155 franchi. E per entrare nell’abitazione ha scassinato la porta principale, azione che ha poi ripetuto nella seconda missione ‘rame, ferro e ottone’. In occasione dei due furti il 33enne ha inoltre guidato un’auto senza la licenza di condurre. Oggi l’uomo, reo confesso, ha però affermato di essere cambiato: «È nata mia figlia a novembre e le mie responsabilità sono cambiate». Il motivo principale per cui è stato riconosciuto il caso di rigore. Ma la giudice Verda Chiocchetti ha subito avvertito l’imputato che se dovesse sgarrare nuovamente non gli verrebbe data un’altra possibilità.

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