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‘Lugano paga troppo per gli altri Comuni. Sistema da cambiare’

Da Ticino 2020, ‘che non risolverà molto’, alle soluzioni per rendere meno iniqua la perequazione intercomunale: intervista al sindaco Michele Foletti

Il sindaco Michele Foletti
(Ti-Press)
31 agosto 2023
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Il sistema di perequazione intercomunale è iniquo e va riformato alla base. E va trovata una soluzione per stimolare la solidarietà fra Comuni della cintura e Città poli urbani. Questa, in estrema sintesi, l’opinione del sindaco di Lugano Michele Foletti. I temi finanziari hanno tenuto banco per tutta l’estate, a partire dalla seduta di Consiglio comunale (Cc) di inizio luglio, che ha messo in evidenza il record, si parla di 108 milioni di franchi pagati da Lugano al Cantone sotto forma di contributi perequativi di vario genere. Sempre a luglio, il Municipio ha aderito a un grosso progetto privato di pubblica utilità: il centro polifunzionale e polisportivo di Sigirino. Un’opera che darà una risposta all’esigenza di diverse società sportive luganesi, ma di chiaro interesse regionale. Eppure, al momento l’unico Comune ad aver dato disponibilità a finanziarla è Lugano. Di finanze e solidarietà fra enti locali abbiamo parlato con il sindaco di quello che a conti fatti è il Comune più ‘generoso’ del Ticino.

L’ultimo grande progetto sul quale il Municipio ha deciso di investire è il centro polisportivo di Sigirino. Il messaggio è attualmente in Cc e uno dei temi certamente di rilievo è l’aspetto finanziario. Durante la conferenza stampa di presentazione del messaggio è emerso che la Città non ha chiesto contributi agli altri Comuni del Luganese. Perché?

Perché, da un lato, questo avrebbe comportato un dispendio di tempo non indifferente senza garanzia di successo, mentre l’esigenza di spazi ghiaccio per le società sportive è tale da richiedere una certa velocità realizzativa. Ma soprattutto, perché si tratta di un progetto privato, non è un investimento pubblico. Lugano, che ha fra i suoi obiettivi la promozione di tutti gli sport, ne vuole approfittare ‘comprando’ delle ore di ghiaccio per le squadre luganesi. Abbiamo quindi concluso questo accordo, poiché oggi non saremmo in grado di realizzare in tempi veloci una terza pista di ghiaccio in città. Spetterebbe, se del caso, ai promotori chiedere sostegno finanziario agli altri Comuni.

È vero, le società hanno sede a Lugano, ma i giocatori non abitano solo in città. Questo non dovrebbe implicare un coinvolgimento finanziario anche degli altri Comuni, in progetti come questo?

Potrebbe. Ma spetta alla Città muoversi? Nel caso concreto, oltre ai promotori anche i club che hanno esigenza di spazi e che sanno di avere giocatori residenti in diversi comuni potrebbero farsi portatori di istanze nei confronti di questi ultimi. D’altra parte la Città è coerente: mettiamo in primo piano il raggiungimento del risultato, come abbiamo fatto decidendo di costruire il Polo sportivo e degli eventi (Pse).

Il tema della partecipazione finanziaria degli altri Comuni del Luganese a grandi progetti e servizi che hanno sede fisica a Lugano ma dei quali usufruiscono anche gli abitanti del comprensorio non è nuovo. Dal Lac alla Città della musica. La Città funge da motore, mentre il contributo degli altri talvolta è simbolico se non assente. Non si dovrebbe modificare questa situazione?

Se non c’è una base legale che obbliga a partecipare agli investimenti di carattere regionale, è lecito che i Cc del comprensorio non partecipino ai finanziamenti. Invece, ad esempio, nel Canton Zurigo hanno una legge sulla perequazione finanziaria che regola i contributi dei Comuni limitrofi. C’è la consapevolezza che i Comuni attorno alla città hanno avuto un aumento dei contribuenti e un calo dei moltiplicatori d’imposta grazie all’attrattività di Zurigo. Da noi questa sensibilità non c’è ancora. O forse dovremmo dire che non c’è più, visto che la Resega era stata finanziata anche grazie al contributo dei Comuni del distretto. Durante i tavoli di discussione, ci sono spesso richieste di ricevere qualcosa in cambio del sostegno finanziario. Ma questo qualcosa sono già i progetti e i servizi in questione, che danno un valore aggiunto a tutta la regione. Esempi in questo senso sono il Lac e il Pse.

In che senso?

La Città ha promosso il Pse perché, fra le altre ragioni, manca un palazzetto dello sport per le nostre società. Si tratta però anche di una struttura che offre degli spazi alle società sportive in generale e che permette di organizzare tornei nazionali e internazionali che altrimenti non potrebbero tenersi. È un’opportunità per i club di tutto il Luganese e oltre. È un servizio che ha un valore, e non a caso abbiamo ricevuto importanti contributi da parte del Cantone. Grazie al Lac il Ticino ha potuto accogliere il Premio svizzero della musica 2021 e accoglierà quello del Teatro in ottobre. Non era mai successo prima.

A proposito di contributi e di Pse: durante la campagna per la votazione, l’Ente regionale di sviluppo del Luganese aveva promesso un sostegno. È arrivato? O è perlomeno stato quantificato?

Stiamo ancora riflettendo su come strutturarlo. È chiaro a tutti che i Comuni più vicini alla città ne beneficeranno di più rispetto a quelli più lontani. Andrà quindi trovata una chiave di riparto che ne tenga conto e bisognerà pensare a una proposta sostenibile per i Comuni, sulla base dell’entità dei contributi cantonali. Prima però vogliamo essere in chiaro su quali saranno i costi preventivati finali di tutta la parte sportiva del progetto. La discussione su questo argomento credo che avverrà nella prossima legislatura.

Esempio zurighese a parte, non vede altre vie da percorrere per una base legale che possa stimolare la solidarietà intercomunale?

Affinché questo succeda, oltre alla consapevolezza dei Comuni, ci vorrebbero la volontà di Consiglio di Stato e Gran Consiglio di portare avanti un progetto di legge ad hoc sulle agglomerazioni urbane e sulle interessenze che legano i suoi enti locali. Ma questa volontà oggi manca.

L’alternativa è l’aggregazione?

A oggi sì. Ne è un esempio Bellinzona, che ha inglobato quasi tutto il suo distretto, facilitando la gestione degli organi sovraccomunali come l’Ente regionale di sviluppo o la Commissione regionale dei trasporti. Credo quindi che una riflessione politica, a livello cantonale, vada fatta.

Anche perché il tema aggregativo nel Luganese pare aver perso appeal...

Sì. E questo è anche dovuto al fatto che abbiamo i Comuni più ricchi del cantone. La Città aveva l’esigenza di un centro culturale di ampio respiro e l’ha costruito, ha l’esigenza di un centro sportivo di livello e lo sta edificando, ha l’esigenza di offrire spazi per la formazione musicale e abbiamo sviluppato la Casa della musica, dopo la rinuncia del Cantone. Non possiamo restare fermi e aspettare che il vento giri. In generale, credo che il Luganese dovrebbe fare più squadra ed essere più consapevole del proprio ruolo nel cantone e battersi per valorizzarlo. Assieme, senza piccole battaglie fra villaggi o borghi e città. Altrimenti, rischiamo di perdere opportunità importanti, come sta accadendo con il settore dell’innovazione che si vuole centralizzare a Bellinzona. Si rischia sempre più uno scenario nel quale il Luganese è la regione dove si produce la maggior quota di Prodotto interno lordo e si offrono le migliori opportunità di sviluppo economico, ma i soldi vengono spesi altrove: basta leggere il recente messaggio governativo sul sostegno all’innovazione e lo studio Ubs sulla competitività delle regioni.

Allargando gli orizzonti, durante l’ultima seduta di Cc la Commissione della gestione e numerosi interventi hanno lamentato l’eccessivo contributo che la Città elargisce al Cantone (108 milioni in totale nel 2022, dei quali una trentina sotto forma di contributi di livellamento). Come mai si è creata questa situazione?

C’è stata un’evoluzione nell’economia del Cantone, ma non nei sistemi perequativi. Secondo Avenir Suisse, dei meccanismi perequativi svizzeri quello ticinese è il meno equilibrato. Oggi il grosso tema riguarda il costo dei contributi per le case per anziani, che hanno superato abbondantemente quelli per la perequazione intercomunale. Nell’ambito dei costi legati agli anziani, non solo quelli residenti nelle case di cura, la Città da sola paga quanto il Cantone. Il fatto è che il Ticino è un cantone a due velocità: alcune zone e i relativi gettiti fiscali crescono, altre arrancano. E chi cresce è penalizzato perché la sua ricchezza viene ridistribuita troppo. Il principio non è sbagliato, ma vanno fatti degli accorgimenti. Ad esempio, la ridistribuzione potrebbe venir vincolata a iniziative volte alla crescita non solo dei singoli comuni, ma di tutto il cantone. Bisognerebbe poter stimolare quelle realtà comunali che non fanno abbastanza per rendere più efficienti le proprie spese. Questo cantone ha bisogno di strumenti più moderni di gestione.

Non state mettendo in discussione l’esistenza del sistema solidale fra Comuni, dunque?

No, è corretto che ci sia. Ma non va bene che un Comune dedichi oltre il 40% del proprio gettito fiscale al finanziamento degli altri Comuni. Si tratta di una spesa che non è controllabile dal Comune, perché i meccanismi che ne regolano l’aumento sono tutti controllati dal Cantone. E quindi vorremmo che ci fossero dei tetti a questi costi. E poi sarebbe opportuno migliorare l’efficienza della spesa. A Lugano abbiamo il costo di cura giornaliero più basso di tutte le case per anziani in Ticino. Però dobbiamo versare 34 milioni per finanziare case per anziani che hanno costi di gestione molto più elevati, anche doppi, rispetto alle nostre. Costi che si potrebbero ridurre mettendo in rete le strutture oppure costruendone di più grandi. In diversi altri cantoni vengono posti invece dei tetti di spesa e se un Comune li supera, è tenuto a coprirli autonomamente.

È in sospeso la revisione dei rapporti fra Cantone e Comuni e fra Comuni nell’ambito della riforma Ticino 2020. Quali sono le vostre aspettative?

Crediamo che non risolverà molto. La riforma avrà il merito di fare chiarezza e trasparenza nei rapporti fra gli enti pubblici, ma non risolverà il problema dei Comuni paganti, che temo non verrà mai risolto.

Perché?

Perché i Comuni paganti sono talmente pochi che non avranno mai i numeri necessari in Gran Consiglio per cambiare il sistema.

Fate anche un discorso di trasparenza. In che senso?

Ogni tanto ci si chiede come vengano spesi i soldi della perequazione. Non vorremmo pensare che Comuni che ricevono importanti contributi perequativi ad esempio abbiano stipendi comunali più elevati del 10% rispetto ai Comuni paganti.

Tirando le somme, si tratta di una questione di volontà politica.

Esatto, a livello cantonale. E lancio un appello ai granconsiglieri: attenzione a non tirare troppo la corda, perché inizia a esserci soprattutto nel Sottoceneri un certo malumore su questo sistema, anche perché gli ultimi investimenti cantonali non sono stati molti, in particolare nel Mendrisiotto. Anche per una questione di pace sociale è importante che la redistribuzione della ricchezza generata sia equilibrata. In ogni caso noi non abbiamo intenzione di lasciar cadere il tema.

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