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La Città sul Ceresio e quegli aiuti finiti nel cul-de-sac

Escluso dalla revisione del Regolamento sociale il sostegno una tantum sul quale, idealmente, tanti si erano espressi a favore

In sintesi:
  • Una via senza uscita la strada scelta indicata dal Municipio per compensare l'impennata dei costi dell'elettricità
  • Al contribuente dei ceti medio e basso, illuso dalla politica, non resta che piangere e mettere mano al borsellino 
Durante una seduta di Consiglio comunale
(Ti-Press)
23 giugno 2023
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Lugano, quest’anno, sbaglia strada per raggiungere i prospettati aiuti sociali antirincari. A pensar male, pare lo abbia fatto volutamente. Le indicazioni di percorso sono in effetti giunte dall’esecutivo e da una parte del Consiglio comunale, proprio quella che non ha approvato l’emendamento presentato lo scorso dicembre, nell’ambito dell’esame del Preventivo 2023. Un emendamento che, lo ricordiamo, chiedeva di stanziare cinque milioni di franchi a favore del ceto medio e basso per contrastare, almeno in parte, l’impennata dei costi dell’energia elettrica (+30%) e del gas (+40%). Dopo sei mesi, la via della revisione del Regolamento comunale in ambito sociale si è rivelata un cul-de-sac, a causa di ostacoli di natura giuridico-formale.

La meta appare tuttora una chimera. Il Municipio ha mostrato disimpegno, non intende fare alcun passo e ributta la palla nel campo del Consiglio comunale. Alla fine dello scorso anno, l’esecutivo, per bocca del sindaco, aveva infatti declamato che ‘nessuno sarà lasciato indietro’ e aveva insistito a sostenere che la via più idonea per introdurre gli aiuti fosse quella della modifica del Regolamento sulle prestazioni comunali in ambito sociale, la cui revisione, sei mesi fa, era ancora al vaglio della Commissione delle petizioni. Oggi, si consiglia lo strumento della mozione. Che la revisione del Regolamento comunale in ambito sociale non fosse una via percorribile per inserire un contributo una tantum, era però stato paventato oltre sei mesi fa. Si sono infatti rivelate più che fondate le perplessità espresse in particolare dal capogruppo del Centro Lorenzo Beretta Piccoli e dal consigliere comunale comunista Edoardo Cappelletti. I due promotori dell’emendamento non esitano a parlare di un esecutivo che non si sarebbe assunto sino in fondo le proprie responsabilità.

I due consiglieri comunali non hanno tutti i torti. Il Municipio, sindaco in primis, non ha mosso un dito e non è stato capace (o non ha voluto) prendere l’iniziativa per tentare una sintesi tra le posizioni emerse dai gruppi politici, alcuni dei quali avevano evocato problemi nell’applicare l’emendamento, se fosse stato approvato. Posizioni discordanti dei gruppi, seppur convergenti nell’aderire allo spirito della proposta di erogare aiuti. Nel frattempo, il tema ha perso quell’attrattiva che aveva lo scorso inverno quando era imminente l’impennata dei costi energetici messi a carico dei cittadini. Forse perché alle bollette elettriche più pesanti, che stiamo pagando, ci si sta abituando. Del resto, anche i premi di cassa malati aumentano ogni anno e, salvo qualche protesta estemporanea e di circostanza, quasi nessuno si lamenta come invece ci si aspetterebbe.

Dal punto di vista del contribuente dei ceti medio e basso, illuso dalla politica di poter ricevere un sostegno economico, non resta che piangere. O meglio, mettere mano al borsellino e saldare quelle fatture decisamente più salate. Eppure, leggendo i verbali della discussione in Consiglio comunale l’esigenza di un aiuto tangibile era stata riconosciuta trasversalmente da tutti. Di fatto, non è stato compiuto alcun passo concreto nella direzione auspicata. Si è preferito imboccare una via senza uscita.

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