Luganese

Pistole rubate alla polizia, Norman Gobbi: ‘Intollerabile’

La Magistrata dei minorenni ha interrogato i ragazzini che sono entrati nell'ex albergo Eden di Paradiso durante l’esercitazione delle forze speciali

L’ex hotel Eden in disoso da diversi anni, il luogo scelto per l’esecitazione della forze speciali di polizia
(Ti-Press/Archivio)
21 aprile 2023
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«Intollerabile, molto grave, ci saranno conseguenze. È un brutto colpo all'immagine della polizia». È durissimo il commento di Norman Gobbi, titolare del Dipartimento delle Istituzioni sull’esercitazione degli agenti speciali nell'ex albergo Eden di Paradiso, dove mercoledì una decina di ragazzini, tra i 13 e i 15 anni, sono riusciti a entrare nell'edificio appropriandosi di due pistole d'ordinanza e sparando contro il muro.

I minori non hanno precedenti

Intanto, i minori coinvolti sono stati sentiti dagli inquirenti mercoledì sera. Nei loro confronti, la Magistrata dei minorenni Fabiola Gnesa ha avviato procedimenti penali, che sono separati e indipendenti dalla procedura amministrativa avviata dalla Polizia cantonale, per violazione di domicilio, furto, infrazione della legge sulle armi e messa in pericolo della vita altrui. I dieci ragazzini non hanno precedenti penali. La Magistrata ci spiega che le singole responsabilità saranno valutate attentamente e le sanzioni verranno prese sulla base del diritto penale minorile, della situazione personale generale di ogni minore.

‘Avrebbe potuto finire in tragedia’

La vicenda ha suscitato sconcerto e preoccupazione, soprattutto in merito alle presunte carenze nel dispositivo adottato al fine di mettere in sicurezza l'edificio in disuso da diversi anni, in vista dell'esercitazione delle forze speciali. Qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto e sono state lasciate delle armi cariche incustodite, mentre gli agenti si stavano addestrando in altri locali. Perciò, è stata avviata un'indagine interna alla Polizia cantonale. I fatti di mercoledì hanno generato la reazione stizzita del direttore del Dipartimento delle istituzioni. Interpellato dalla Regione, Gobbi ha definito la «situazione intollerabile e molto grave. Il caso ha voluto che non ci fossero né morti né feriti. L'accesso a delle armi cariche, da parte di tredicenni, avrebbe potuto finire in tragedia. Questo aspetto va considerato nella gravità di quanto avvenuto, benché i ragazzini abbiano commesso un reato, raggiungendo le armi e riuscendo a entrare con un'effrazione in un immobile chiuso. Nell'analisi dei rischi, bisognava considerare che l'esercitazione è avvenuta in un contesto urbano e non in una normale piazza d'armi per l'istruzione».

Insistere sulla responsabilizzazione

Quali sono i protocolli da seguire quando si svolge un'esercitazione in uno stabile in disuso in un'area urbana? «Questo è ciò che dovrà essere verificato dall'inchiesta interna in corso, proprio per accertare se tutte le norme di sicurezza siano state seguite, individualmente e a livello di condotta dell'esercizio», risponde Gobbi, che preferisce non esprimersi sulla natura delle conseguenze di eventuali manchevolezze. Il consigliere di Stato non si esime però da riconoscere che quanto capitato si ripercuote negativamente «sull'immagine e la reputazione della polizia. Spero non sulla fiducia, perché, comunque, le prestazioni erogate sono di qualità e questo evento, benché grave, non deve mettere a repentaglio la fiducia nei confronti di chi, quotidianamente, opera sul territorio, a tutele della popolazione». Ora, cosa si potrebbe fare? «Bisogna prendere spunto da quanto successo per lavorare ulteriormente sulla responsabilizzazione – osserva Gobbi –. Occorre far comprendere che un singolo evento può avere effetti nefasti sul buon lavoro».

Rammarico e richiesta di chiarezza

Per Giorgio Galusero, ex commissario della Polizia cantonale e deputato al Gran Consiglio fino alla scorsa legislatura, quanto accaduto «impone assoluta chiarezza in tempi brevi. Mi auguro quindi che il Consiglio di Stato faccia, dal punto di vista amministrativo, piena luce: è il minimo che l'opinione pubblica si aspetta. Perché non è ammissibile che un gruppo di ragazzini si impossessi di pistole della polizia, per giunte cariche e prive, come lo sono quelle moderne, della sicura per essere pronte all'impiego. Insomma, qui soltanto la fortuna ha fatto la differenza, nel senso che non ci sono stati né feriti né morti. L'episodio, grave, ha un po' incrinato l'immagine della polizia. Ora, solo la massima chiarezza farà sì che la fiducia dei cittadini nelle forze dell'ordine non venga meno». Dal canto suo, Giorgio Fonio, segretario del sindacato dell'Ocst-Funzionari di polizia, dichiara che «i primi a essere rammaricati di quanto successo, sono gli stessi agenti. Ora, da quello che emerge dalle prime dichiarazioni della polizia i ragazzi sarebbero penetrati abusivamente nell'edificio da una finestra. Pertanto, prima di esprimere giudizi bisogna attendere gli esiti dell'inchiesta della magistratura dei minorenni e gli accertamenti interni alla polizia su quanto capitato».

Procedimenti in aumento

Come risulta dalle statistiche pubblicate recentemente, nel 2022, rispetto agli anni precedenti, vi è stato un aumento del numero dei procedimenti penali a carico di minorenni. Nel 2022, gli incarti aperti sono stati 1’284. Di questi, 904 le condanne pronunciate, 122 abbandoni, 17 procedure trasmesse ad altre autorità fuori Cantone e 128 incarti congiunti, per un totale di 1’171 incarti chiusi. Gnesa ribadisce che sicuramente vari minorenni stanno vivendo un momento di particolare di disagio o fragilità, ma preferisce non esprimersi sulle cause, che possono essere molteplici.

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