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Il ritorno dei lefebvriani, messe in latino a Canobbio

È stata realizzata una cappella privata, la Diocesi ticinese preferisce non esprimersi

Il seminario di Ecône
(Keystone)
14 aprile 2023
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Da qualche mese anche nel Luganese si tengono messe in latino officiate da esponenti della “Fraternità sacerdotale San Pio X” (Fsspx), l'associazione religiosa fondata nel 1970 da monsignor Marcel François Lefebvre e poi sviluppatasi attorno al famoso seminario di Ecône nel Canton Vallese. All'interno di una abitazione privata di Canobbio, una casetta a due piani in via Pezzolo 6, è stata realizzata una cappella privata. Le funzioni liturgiche vengono assicurate dal priorato di Wil, nella persona di don Stefano Bellunato. La Fraternità era già stata presente a Lugano per qualche tempo negli anni Duemila.

I lefebvriani, dunque, tornano in Ticino. Chi ha buona memoria si ricorderà le forti contrapposizioni fra questa comunità religiosa, ultra tradizionalista, che rifiutava i mutamenti decisi nel Concilio vaticano secondo, e la Chiesa cattolica di Roma. Uno scisma o quasi, culminato nella scomunica decretata nel 1988 attraverso il documento “Ecclesia Dei” dal pontefice Giovanni Paolo II. La scomunica nel frattempo è stata revocata, con una sorta di legalizzazione da parte delle autorità cattoliche, che a loro volta propongono tramite le proprie diocesi delle messe in latino. Aspetto liturgico questo, tra altri, che segnava la ‘rottura’ con la chiesa ufficiale, per così dire. Nella Diocesi di Lugano ad esempio, la possibilità di partecipare a una messa in latino già esiste a Carona, Gordemo e pure in città, nella chiesa di San Carlo.

Un bisogno di tradizione

E allora, perché creare un luogo di culto lefebvriano? Il portavoce dei fedeli preferisce non rilasciare dichiarazioni in proposito («non mi fido dei giornalisti») rimandandoci alle “autorità religiose” di Fsspx. «Noi mettiamo a disposizione la cappella, ma le celebrazioni sono di loro competenza» si limita a precisare.

A proposito della cappella, dedicata a Sant'Atanasio, è di piccole dimensioni, atta a ospitare al massimo una ventina di persone, e dispone di un armonium per accompagnare in musica le messe. Messe che sono già iniziate da alcuni mesi, almeno da gennaio stando al bollettino parrocchiale. Nel quale il sacerdote Stefano Bellunato così spiega il bisogno di tradizione all'interno della messa. Dopo aver ammesso che “ci sono così tante belle chiese e parrocchie in Ticino, a onor del vero concesse spesso alla Fsspx dai loro parroci molto amichevoli e ospitali”, aggiunge però che “in Ticino si trovano già molti fedeli, che da tempo non esitano a fare un’ora di viaggio all’andata e un’ora al ritorno, spesso con prole al seguito, in Italia, precisamente a Seregno per poter avere una S. Messa domenicale".

Al superiore del Distretto della Svizzera di Fsspx, padre Thibaud Favre chiediamo dunque come mai una parte dei fedeli sente il bisogno di affidarsi alle cure spirituali della Fraternità, dal momento che per le messe in rito antico esiste un'alternativa ‘ufficiale’ della Diocesi di Lugano presso tre chiese del cantone: «Lei parla di tre chiese, ma a quanto mi risulta, la gente fa fatica a trovare una sola messa in latino la domenica in tutto il territorio ticinese... Bisognerebbe piuttosto chiedersi cosa possano trovare attraenti le persone e soprattutto i giovani nella messa in latino. Ma la sua domanda è ben posta, perché sono i fedeli che ce la chiedono. E penso che le persone della Compagnia apprezzano la serietà della nostra posizione che non è mai cambiata nel merito e possono testimoniare lo zelo dei sacerdoti che non risparmiano le loro forze per aiutare le anime ad andare in Paradiso! Alla fine, ciò che contraddistingue questi fedeli è che la messa non è solo un rito liturgico, implica una fede e una morale, tutta la vita cristiana. In un momento in cui la maggior parte dei dogmi viene relativizzata e la moralità rivisitata, le persone vogliono un insegnamento chiaro e lo trovano in ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. La Compagnia non fa altro che trasmettere quanto ha ricevuto, dal catechismo ai riti liturgici che sono i tesori della Chiesa». Ha contatti con la Curia di Lugano? «Ho conosciuto monsignor Lazzeri circa due anni fa: era una visita di cortesia e allora non c'era il progetto di fare un oratorio. A Natale 2022, ho informato brevemente monsignor de Raemy per lettera della situazione, vale a dire la visita mensile di un sacerdote. La storia dei rapporti tra la Compagnia e le autorità della Chiesa è complessa e non può essere riassunta in poche parole. Ma una cosa è certa: la Fraternità ha tutto il rispetto dovuto alle autorità della Chiesa, che non manchiamo di citare nel canone della Messa. Vorrei anche menzionare che abbiamo in una delle nostre case l'ex vescovo di Coira e non credo di tradire i suoi pensieri dicendo che è molto felice lì!».

La Diocesi di Lugano, da noi interpellata a più riprese, ha declinato l'invito a esprimersi su questa situazione. Chiedendo di non venire citata, ci spiega che la comunità lefebvriana, non è considerata parte della Chiesa cattolica, alla stessa stregua dei protestanti, e perciò la Diocesi stessa ritiene di non avere competenze in materia. La sensazione però è che l'argomento provochi un certo imbarazzo da entrambe le parti: le durezze del passato non sono evidentemente dimenticate.

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