Luganese

Credit Suisse in crisi: quali effetti sul Polo sportivo?

L’Mps interroga il governo sull’operazione luganese, nella quale la grande banca riveste il ruolo di committente attraverso due società controllate

Il Rendering del Polo sportivo
(Città di Lugano)
19 marzo 2023
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"Il terremoto finanziario generato della profonda crisi di Credit Suisse (sapremo nelle prossime ore se fatale) potrebbe avere gravi conseguenze anche a livello cantonale, mettendo in tutti casi in evidenza la fragilità e l’inconsistenza di alcune scelte politiche adottate dalla Città di Lugano e, ancora la scorsa settimana, dalla stragrande maggioranza del Gran Consiglio". Comincia così, con i consueti toni polemici, ma con un testo non così fuori luogo, l’interrogazione al Consiglio di Stato presentata dall’Mps, che fa riferimento "al progetto speculativo del Polo sportivo e degli eventi (Pse)".

Il ruolo centrale dell’istituto

Un progetto, quello luganese, all’interno del quale il Credit Suisse e alcune sue società, giocano un ruolo assolutamente decisivo, mette in evidenza l’Mps, secondo cui "un crollo della grande banca svizzera potrebbe far crollare oppure ritardare in maniera pesante la realizzazione del mega progetto immobiliare luganese, con buona pace di chi ne ha nascosto le evidenti fragilità in nome dell’interesse supremo dello sport". L’interrogazione sottolinea inoltre come la banca controlli "il Pse attraverso due società: la Credit Suisse Funds Ag e la Credit Suisse Anlagestiftungen. La prima si occupa di gestione degli investimenti (gestione patrimoniale, mercati dei capitali, fondi, azioni, materie prime ecc.), la seconda rappresenta le società che gestiscono i patrimoni di oltre 1’000 casse pensioni, per un totale di attivi superiore ai 20 miliardi di franchi". Tali società, continua l’Mps "sono i committenti del Palazzetto dello Sport (Pse 1), delle due Torri, del Blocco Servizi, dell’Edificio Sud e dei relativi autosili (Pse 2), dell’Edificio Ovest (palazzi residenziali) e l’autosilo (Pse 3).

Il Ppp impone salute finanziaria

Non solo. "L’accordo di Partenariato pubblico privato (Ppp) che regola i complessi rapporti commerciali e di proprietà alla base del Pse impone ai partner privati di attestare «di non essere in stato di crisi, insolvenza, liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta, concordato preventivo o altre procedure fallimentari». Ora, appare indiscutibile che Credit Suisse sia in profonda crisi, forse irreversibile", continua il movimento che coglie l’occasione per criticare la concessione, la scorsa settimana, da parte del Gran Consiglio, che "ha deciso un regalo di 17 milioni (naturalmente all’insegna di una gestione oculata delle spese!)".

‘C’è un piano B?'

Muovono da queste considerazioni le domande poste al governo cantonale, a cominciare da quella che chiede come Consiglio di Stato e Città stiano affrontando la situazione e quale sia l’eventuale piano B, per passare a "come si pensa di gestire la situazione, qualora la crisi di Credit Suisse diventasse irreversibile" e quali "sarebbero gli effetti, in termini di tempistiche, di costi e legali, se Credit Suisse passasse nelle mani di un’altra proprietà (Ubs o altri gruppi finanziari)?". L’Mps vuole inoltre sapere se "la crisi di Credit Suisse può essere fatale per il Pse e se non sia il caso di prendere subito le necessarie decisioni, affinché venga rinviata la pubblicazione della decisione del Gran Consiglio relativa al versamento complessivo di 17 milioni per il progetto luganese".

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