Luganese

Lacune nella lotta al terrorismo, anche nel caso di Lugano

Le evidenzia l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione, puntando il dito contro la collaborazione fra Berna e Cantoni

La duplice aggressione alla Manor di Lugano è avvenuta il 24 novembre 2020
(Ti-Press)

La collaborazione tra la Confederazione e i Cantoni non ha funzionato in maniera ottimale prima e dopo gli accoltellamenti di matrice jihadista di Morges (Vaud) e Lugano. Lo sostiene l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (Mpc). Quest’ultima ha riscontrato diverse lacune e chiede che vengano adottate misure, si legge nel rapporto di ispezione annunciato alla fine del 2021 e pubblicato oggi. Esso è incentrato sul caso di Morges, quando un 26enne nel settembre 2020 uccise a coltellate un portoghese a un rivenditore di kebab. Ma anche sul caso di Lugano, quando nel novembre dello stesso anno una 28enne accoltellò due donne scelte a caso nel grande magazzino Manor, ferendone una in maniera grave e una in modo più leggero.

Si raccomanda l’istituzione di un ufficio di coordinamento

Nel primo caso si rimprovera, tra le altre cose, "l’assenza di una reazione dell’Mpc dopo che le autorità vodesi avevano segnalato diverse violazioni contro le misure sostitutive imposte". Difatti, già prima dell’assassinio l’uomo era finito nel mirino della giustizia per attività jihadiste, e ciononostante era stato rilasciato dal carcere. Secondo l’Autorità di vigilanza sarebbe stata opportuna una valutazione più dettagliata della pericolosità, includendo i pareri di tutte le autorità coinvolte nel caso dell’imputato. L’autorità raccomanda pertanto l’istituzione di un ufficio di coordinamento che coinvolga tutte le autorità interessate, segnatamente le procure cantonali, l’Ufficio federale di polizia (Fedpol), le forze di polizia cantonali e le autorità cantonali di esecuzione delle pene e delle misure. In generale, il Consiglio di Stato vodese aveva segnalato lacune sistemiche nell’ambito dei reati di terrorismo della Procura federale. Le due vicende esaminate concernevano il periodo di mandato del precedente procuratore generale della Confederazione, Michael Lauber.

Si sarebbero dovuti approfondire i precedenti dell’accoltellatrice

Nel secondo caso, l’Mpc aveva liquidato un procedimento penale precedente nei confronti dell’accoltellatrice con un non luogo a procedere. L’Autorità di vigilanza ritiene che tale decreto non potesse essere giustificato senza ulteriori valutazioni: "Sarebbe stato necessario chiarire i fatti ed effettuare un apprezzamento giuridico approfondito", si legge nel rapporto. Per migliorare la valutazione della pericolosità degli imputati, l’Autorità di vigilanza raccomanda che i procuratori pubblici della Confederazione che lavorano nell’ambito dei reati di terrorismo acquisiscano conoscenze di base in psichiatria forense. In considerazione dell’aumento delle perizie psichiatriche e del peso a esse attribuito nella giustizia penale, essa ritiene importante una formazione continua mirata. Se ci sono dubbi sull’opportunità di richiedere la carcerazione preventiva e non si dispone di una perizia psichiatrica, l’autorità raccomanda di valutare la pericolosità degli imputati coinvolgendo uno psichiatra forense.

Carenze nella comunicazione

In entrambe le vicende sono state riscontrate delle carenze anche per quanto riguarda la definizione e il rispetto delle procedure, in particolare per quanto riguarda la comunicazione. Da un sondaggio condotto presso le procure cantonali è emerso che in linea di principio esse giudicano positivamente la collaborazione con l’Mpc nei casi di terrorismo. Come auspicato da alcuni Cantoni, l’Autorità di vigilanza raccomanda alla Procura federale di mantenere uno scambio di informazioni più regolare, di adattare i contatti in base alle diverse esigenze dei Cantoni e di intensificarli se necessario. Le raccomandazioni dell’Autorità di vigilanza sono accolte favorevolmente dall’Mpc e sono in fase di attuazione, si legge in un comunicato.

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