Luganese

Campione d’Italia, il processo è tutto da rifare

Il collegio giudicante accoglie un vizio di forma e rimanda gli atti al giudice delle udienze preliminari. La procedura slitta all’autunno

Veduta su Campione
(archivio Ti-Press)
26 gennaio 2023
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Tutto da rifare per il processo chiamato a chiarire se ci sono responsabilità penali nella gestione del Casinò e del Comune di Campione d’Italia dal 2013 all’estate del 2018, contrassegnata dalla chiusura della casa da gioco dell’enclave e dal comune finito in dissesto finanziario. Situazione che trascina pesanti conseguenze per l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Canesi, come il fatto di non riuscire a stendere il bilancio comunale.

Alla ripresa del processo, dopo un rinvio di sette mesi, il collegio giudicante (presieduto da Valeria Costi), accogliendo la richiesta avanzata dal pm Antonia Pavan, a causa di un vizio formale ha inviato all’ufficio del giudice delle udienze preliminari gli atti processuali, chiamandolo a riassumere la causa. Questo perché non era stato notificato il rinvio a giudizio a cinque dei diciotto imputati (due ex sindaci, i loro vice, funzionari comunali e componenti del Cda del casinò). Nella migliore delle ipotesi il processo a Como potrà, forse, iniziare il prossimo autunno.

C’era molta attesa per l’udienza odierna, anche se si sapeva che sarebbe stata interlocutoria, in quanto era previsto un nuovo slittamento. Attesa che derivava dal fatto che da parte dell’accusa si attendevano contestazioni suppletive nei confronti di alcuni imputati che, stando al folto collegio difensore, dovrebbero essere quelli a giudizio per il filone Casinò. E questo alla luce della concessione da parte dei giudici del Tribunale fallimentare di Como del concordato preventivo alla Casinò Campione d’Italia. Un’apertura di credito che, per la Procura di Como, configurerebbe le contestazioni suppletive. A questo punto, come detto, tutto finisce in stand by, in attesa del nuovo procedimento del gup che sarà chiamato a fissare una nuova udienza preliminare.

L’attenzione si concentra quindi sull’udienza del 13 febbraio davanti ai giudici della II Corte d’Appello di Milano, chiamati a esprimersi sul ricorso presentato dalla Procura di Como contro l’assoluzione e la decadenza di alcuni capi d’imputazione da parte del giudice per le indagini preliminari Andrea Giudici. Quanto basta per far capire le complessità di un processo sul quale pende come una spada di Damocle la cesoia della prescrizione.

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