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Lugano, un aeroporto più compatto e con meno territorio

La procedura Psia spinge il Municipio a prorogare a fine 2023 il possibile passaggio di gestione dello scalo ai privati, a meno che nel frattempo...

L’avvicinamento alla pista d’atterraggio dell’aeroporto nel volo inaugurale Swiss Ginevra - Lugano
(Ti-Press/Archivio)
27 ottobre 2022
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Un aeroporto di Lugano-Agno più snello e compatto: è quanto prevede la bozza del nuovo Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica (la scheda Psia) che ha ottenuto un primo via libera dei Comuni di Agno, Muzzano e Bioggio. È un documento fondamentale che definisce i contenuti che si potranno effettivamente costruire nel comparto. Il dossier è particolarmente complesso, la procedura ora prosegue con gli uffici cantonali in vista della preparazione del rapporto finale da inviare all’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac), per l’approvazione definitiva. L’elaborazione del Psia ha spinto il Municipio di Lugano a prorogare a fine 2023, il possibile passaggio a una gestione privata, anche se, alla luce dei risultati positivi dello scalo negli ultimi anni c’è chi, a microfoni spenti, spinge per il mantenimento della gestione pubblica. L’idea è prematura, spiega Filippo Lombardi, titolare del Dicastero sviluppo territoriale di Lugano e del Dicastero aeroporto. Intanto, la scheda Psia contempla la riduzione sostanziale del perimetro aeroportuale e la cessione al Cantone di una fetta di territorio lungo il fiume Vedeggio, in zona ai Mulini (Muzzano), dove in futuro verrà realizzata la Circonvallazione stradale Agno-Bioggio. L’area dello scalo verrà anche diminuita sui Prati Maggiori (Agno).

Avvicinamento satellitare, paga il Cantone

L’aeroporto si compatterà sui due lati, a est e a ovest, conferma il titolare del dossier Filippo Lombardi. Rispetto invece all’ipotesi di prolungamento della pista di atterraggio verso sud? «Era un’opzione futura che rimane contenuta come tale nel documento – risponde il municipale di Lugano –. Da questo punto di vista, non facciamo né un passo avanti né uno indietro. Peraltro, non stiamo lavorando attivamente su questa ipotesi». Un altro miglioramento, di cui si parla da diversi anni, riguarda l’avvicinamento satellitare. A che punto siamo? «Avremmo voglia di andare avanti ma siamo dipendenti dall’Ufac, il quale, pur avendo accettato che un aeroporto come quello di Samedan, lo introducesse senza tante discussioni, ora ci dice che occorre il coordinamento con gli altri aeroporti regionali – osserva Lombardi –. Sarà una procedura lunga, ci vorrà un paio di anni. Abbiamo chiesto di accelerare la procedura per via della circonvallazione Agno-Bioggio e della striscia di territorio che cederemo al Cantone, dove si trova una delle due postazioni dell’attuale sistema di avvicinamento strumentale. Spostarla comporta un costo elevato. Il Cantone ha accettato di sostenere il finanziamento del nuovo sistema di avvicinamento satellitare. Il problema è che non sappiamo ancora quando inizieranno i lavori per la realizzazione della strada di circonvallazione». In merito al sistema di avvicinamento satellitare c’è già uno studio di fattibilità. Per lo scalo luganese è un passo necessario, che la metà degli aeroporti regionali in Europa ha già fatto.

Basta anche solo l’aviazione generale

La struttura aeroportuale avrebbe anche bisogno di una ristrutturazione e di un ampliamento degli hangar. Il successo e l’interesse crescente per l’aeroporto è dimostrato anche dal recente ‘atterraggio’ sulla pista di Agno, con il suo Dassault Falcon 8X, del miliardario norvegese Kjell Inge Røkke, che sta cercando casa nel Luganese. «Lavori non ne potremo fare fintantoché non ci sarà l’approvazione, da parte di Berna, della scheda Psia che definisce cosa si potrà costruire – spiega il titolare del Dicastero aeroporto di Lugano –. La decisione del miliardario norvegese di stabilirsi nel Luganese e di utilizzare l’aeroporto, rappresenta la conferma del fatto che lo scalo è utile, sia per la regione, sia per l’economia locale e cantonale, a prescindere dai voli di linea. Questo è emerso negli ultimi anni in maniera chiara, anche se a suo tempo, io stesso, lo ammetto, sostenevo la necessità dei voli di linea, senza i quali lo scalo avrebbe avuto meno ragioni di esistere. Ora, invece, ci rendiamo conto che l’aeroporto può vivere bene anche con la sola aviazione generale, servendo in maniera egregia la regione, perché, ad esempio, la sua sola presenza contribuisce ad attirare un contribuente del calibro del miliardario norvegese. I voli di linea rappresentano invece un costo per l’aeroporto, più che un ricavo, a causa della necessità di disporre di più personale. Tuttavia, dovesse giungere una compagnia che li volesse ripristinare, noi faremmo di tutto per facilitarla. Ma non ci inventeremo mai una destinazione senza passeggeri né compagnia aerea».

Dalla ‘Call’ all’idea ‘prematura’

L’insegnamento della procedura ‘Call Of Interest’ avviata qualche anno fa dal Municipio è che, dice Lombardi, «sono arrivati progetti molto diversi tra loro, alcuni dei quali sono irrealistici in base alle leggi vigenti e ai limiti esistenti per le infrastrutture aeroportuali. Oggi non sappiamo ancora cosa si potrà costruire all’interno del perimetro dello Psia. La nostra idea di progetto è piaciuta ai Comuni, è al vaglio del Cantone e, spero, verrà trasmessa entro fine anno a Berna». Cosa ci può dire in merito all’ipotesi relativa alla rinuncia, da parte della Città, di cedere la gestione dello scalo ai privati. In altre parole, state pensando di tenervelo l’aeroporto? «È sicuramente un discorso prematuro – risponde il municipale di Lugano –. Mancano le indicazioni dello Psia e, in ogni caso, per chiunque volesse gestire l’aeroporto, bisognerebbe provvedere al rinnovo della concessione federale, che è della Città di Lugano e che scadrà a fine 2026. Il secondo aspetto fondamentale riguarda il finanziamento federale a Skyguide, per la sicurezza aerea, che è garantito fino a fine 2023. Di recente, fa ben sperare l’approvazione del Consiglio agli Stati della mozione, presentata dal "senatore" Benedikt Würth (Centro/Sg) (anche se non è ancora votata in Consiglio nazionale). Una mozione che chiede al Consiglio federale di creare le basi legali affinché questo finanziamento non sia sempre limitato nel tempo e rinnovabile ogni quattro anni. Un finanziamento, di cinque milioni di franchi, senza il quale l’aeroporto di Lugano non potrebbe sopravvivere».

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