Luganese

White, Balmelli: ‘Mi vergogno per quello che ho fatto’

Terminate le arringhe difensive dei cinque imputati a processo per il rogo del febbraio 2021. Sentenza domani alle 11

Domani la sentenza
(archivio Rescue Media)
20 ottobre 2022
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«Mea culpa, mi vergogno per quello che ho fatto: la mia intenzione non era quella di arrivare a questi volumi. Mi sono adoperato per sistemare tutto». Le ultime parole di Bruno Balmelli, il noto commerciante di Lugano a processo da ieri per l’incendio al White e per la tentata truffa alle assicurazioni, e degli altri quattro imputati hanno chiuso la fase istruttoria di fronte alla Corte delle Assise criminali di Lugano. Il giudice Amos Pagnamenta pronuncerà la sentenza domani alle 11.

Parola alle difese

Dopo l’avvocato Ettore Item, che ha chiesto il proscioglimento dal reato di incendio intenzionale per Bruno Balmelli, la parola è passata agli altri legali. Il 38enne campano esecutore materiale, reo confesso, dell’incendio «non è uno scugnizzo di strada – ha esordito l’avvocato Gabriele Massetti, battendosi per il proscioglimento dal reato di truffa e una condanna a 24 mesi sospesi con immediata scarcerazione dell’imputato –. È incensurato, ha sempre lavorato sodo per permettersi una vita semplice e onesta, ottenendo diversi riconoscimenti al valore. Ha accettato la carcerazione di sicurezza consapevole che il suo agire è stato grave». Il 38enne, ha fatto sapere il legale, «non accetta di essere dipinto come la mente criminale per una tendenza ad accollare responsabilità sulla parte più debole, sullo straniero che arriva da lontano». All’interno del negozio di abbigliamento «ha perso tempo perché non aveva il coraggio: è un sottufficiale dell’esercito italiano e sa che certe cose non si fanno».

‘Una vicenda squallida sotto ogni profilo’

Proponendo una pena, sospesa, non superiore a quella prevista dell’incendio intenzionale, l’avvocato Pierluigi Pasi ha definito il 45enne campano che ha fatto da tramite tra mandante ed esecutore «uno scemo, e utilizzo la stessa espressione che ha utilizzato lui nei verbali, che si è prestato alle richieste di Balmelli per fargli un favore, riconoscendo che questi ne aveva fatti a lui». Quella avvenuta in via Nassa «è una vicenda squallida sotto ogni profilo. Se di Satana si possa mai parlare, quel diavolo era completamente sbronzo e non aveva superato gli esami alla scuola di Belzebù». A riprova del fatto che non si è trattato di un piano diabolico, «non credo ci sia stato un piano, non mi spiegherei in altro modo come mai si sono fatti riprendere per due ore, come mai una persona si sia ustionata, perché abbiano lasciato impronte e materiale biologico, si siano scambiati un sacco di messaggi, perché non abbiano sfondato una porta di vetro e non abbiano abbandonato il loro piano non riuscendoci». Quello ripercorso dal legale è «il film, in due tempi, di una brutta e squallida vicenda che già da subito faceva capire un epilogo scontato e fallimentare». Un film, per la parte legata alla truffa, «che non vede il 45enne protagonista: ha effettivamente chiesto un aiuto al 38enne, ma non ha richiesto un compenso o di ricevere parte dell’assicurazione, della quale nemmeno sapeva».

‘Deve trovare una sua dimensione’

L’avvocato Nicola Corti, legale del 36enne italiano parente di Balmelli, ha proposto una condanna interamente sospesa e non superiore ai 24 mesi, senza espulsione («è un ticinese, dove lo mandiamo?»). «Meglio disporre piuttosto che attendere: dal momento in cui Balmelli ha detto al mio cliente di tenersi a disposizione per far vedere il negozio a due persone, qualcosa devono essersi detti anche se la comunicazione avveniva a spizzichi e bocconi». Il 36enne «aveva la possibilità di controllo e di interrompere l’azione: passi risolvere i problemi finanziari e trovare una soluzione per la merce invenduta, ma quel negozio doveva andare avanti – ha aggiunto Corti –. È stato un succedersi di richieste con un coinvolgimento viziato dal fatto che Balmelli gli ha detto di dare una mano a questi signori». Parlando dell’incendio e citando gli accertamenti della polizia ha spiegato che «i focolai distinti non hanno avuto punti di contatto: quel fuoco non era propagabile. Avessero pianificato l’azione, magari qualcosa di buono lo facevano... È una banda di nessuno e non c’è pianificazione: per fare una truffa assicurativa, si rischia di mandare in fiamme un intero negozio?».

‘Incastrata nella vicenda’

L’avvocata Sofia Padlina ha infine chiesto il proscioglimento per la 49enne ex gerente del bar vicino al negozio. «L’innocente – ha detto la legale –. Per tre dei quattro imputati non c’entra nulla, si è trovata coinvolta suo malgrado: il locale è stato scelto come centro operativo dell’operazione White, ma nessuno le ha mai parlato dell’incendio. Quello era il suo luogo di lavoro: con una scusa si è trovata incastrata in una vicenda più grande di lei». La legale ha chiesto un’indennità per torto morale di 2’800 franchi per la carcerazione subita e di 10mila per il procedimento subito.

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