Luganese

Tentato assassinio, c’era alta tensione tra padre e figlio

In via di miglioramento il 22enne. Ieri avrebbe dormito fuori casa per sfuggire alle pesanti liti. Trovata dalla polizia l’arma, un Flobert calibro 22

Il giovane rimane in cure intensive
(Ti-Press)
8 agosto 2022
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Sono in via di miglioramento le condizioni del 22enne. Colpito domenica verso le 10 in via Aeroporto ad Agno dal padre 49enne con uno o più colpi d’arma da fuoco – gli inquirenti stanno raccogliendo e confrontando le diverse testimonianze a tal proposito - il giovane rimane tuttora ricoverato all’ospedale nel reparto di cure intensive. Intanto questo pomeriggio è stata rinvenuta l’arma da fuoco utilizzata dall’autore del grave fatto di sangue. L’uomo si è liberato dell’arma sulla strada del ritorno, da Agno verso il domicilio di Rovio, dove ieri è stato arrestato: si tratta di un fucile Flobert calibro 22 a cui è stata mozzata la canna e il calcio.

Manca invece ancora un preciso movente che ha sprigionato nell’uomo una furia omicida. Appena sarà possibile, il 22enne sarà sentito dagli inquirenti – l’inchiesta è condotta dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo – per conoscere la sua versione dei fatti.

Intanto, dalle nostre indagini, emerge un rapporto complicato, tra il padre (con problemi di droga, e già conosciuto alle forze dell’ordine) che ha premuto il grilletto e il figlio che quel proiettile ha colpito. Secondo alcuni conoscenti della vittima, i due litigavano violentemente con forza, tanto che in alcuni episodi sono arrivati perfino alle mani. Uno di questi scontri, avvenuto, secondo una testimone, nei pressi del Bar San Marino di Melano ha portato il padre a cacciare il figlio 22enne di casa. «Capitava spesso che litigassero – ci spiega un’amica della vittima –, tanto che molte volte lui chiedeva ospitalità ai propri amici. Lo ha fatto anche con me, per questo credo sia possibile che il motivo per cui si trovava ad Agno è perché stava alloggiando da qualche conoscente». Il 22enne, infatti, risulta ancora residente a Rovio, nella stessa casa del padre. Il 49enne possiede una ditta di giardiniere, e talvolta, nei momenti di quiete, faceva dei lavori anche con il figlio.

Parla il testimone che ha allertato polizia e soccorsi

Si presentava tranquilla la cittadina di Agno questa mattina, all’indomani del gravissimo fatto di sangue. Un primo testimone riferisce di aver sentito domenica un ragazzo, verso le 10, gridare "aiuto, mi hanno sparato con il fucile". Rinaldo Caimi (una ex guardia di confine che vive in via Aeroporto ad Agno) è invece colui che era presente nel luogo del fatto di sangue e che ha allertato i soccorsi e segnalato il caso alla polizia. Tutto è cominciato con delle grida e delle richieste d’aiuto. Immediatamente il nostro interlocutore spiega di essersi spostato verso la strada e di aver visto «un ragazzo che correva davanti all’abitazione a torso nudo. Stava appoggiando la maglietta – sporca di sangue – sulla ferita». Qualche instante dopo è sopraggiunta un’auto che il giovane malcapitato ha fermato: «È entrato in macchina violentemente dicendo alla donna al volante di fare inversione e andare via immediatamente – continua Caimi –. Probabilmente non voleva andare incontro al suo aggressore». Nel frattempo è arrivato qualcuno a bordo di uno scooter che si è fermato e ha chiamato il giovane per nome dicendo "non sono stato io". A questo, la vittima ha replicato dandogli del vigliacco. Il diverbio è terminato così: la donna ha portato il ragazzo in ospedale e l’altro uomo è risalito sul suo scooter e si è dileguato. Caimi ha poi contattato la polizia, fornendo agli inquirenti la targa dello scooter. «Erano tutti volti sconosciuti. Anche se l’uomo con lo scooter parlava dialetto, non l’avevo mai visto in giro». Rinaldo Caimi aggiunge infine: «Io non ho avvertito nulla, ma una vicina della palazzina di fianco che abita al quinto piano ha sentito tre colpi ieri mattina».

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