Luganese

Divoora, Unia e Ocst rilanciano: ‘I contratti sono illegali’

I sindacati respingono le accuse e puntualizzano: ‘Sono infondate le tesi veicolate dalla direzione dell’azienda’

Un momento della protesta andata in scena a Lugano poco prima dello scorso Natale
(Ti-Press)
3 febbraio 2022
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“La consegna delle firme prevista oggi voleva essere un ulteriore segnale indirizzato all’azienda: dopo la lettera aperta inviata dai dipendenti il mese scorso, anche i clienti di Divoora hanno preso posizione attraverso questa petizione, sostenendo le rivendicazioni dei lavoratori e chiedendo a gran voce il rispetto dei loro diritti. Purtroppo, anche questo invito è stato rimandato al mittente, con una presa di posizione inviata ai sindacati e ai media”. Non si è fatta attendere la replica dei sindacati Unia e Ocst alla presa di posizione diramata stamane dalla direzione di Divoora. Secondo le associazioni di categoria, l’azienda “ha perso l’ennesima occasione per incontrarci e riaprire un dialogo costruttivo, preferendo trincerarsi dietro a minacce prive di fondamento e facile vittimismo”. Unia e Ocst affermano che “sono infondate tutte le argomentazioni che l’azienda ha trasmesso nella sua presa di pozione. In primo luogo, ogni e qualsiasi rivendicazione presentata all’azienda è basata su problematiche ampiamente comprovate: disdette, contratti, e-mail, lettere, nonché molteplici testimonianze dirette dei rider. Per quanto riguarda ‘la proposta concreta’ per i rider assunti a tempo pieno, è vero che per questa categoria erano stati proposti dei miglioramenti contrattuali”. Tuttavia, precisano le associazioni di categoria, “è altrettanto vero che non esistono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B: tutti i dipendenti devono essere tutelati in egual maniera, questione che è stata chiarita fin da subito al tavolo delle trattative ma, nonostante i proclami di apertura a mezzo stampa, l’azienda non ha mai modificato le condizioni contrattuali irregolari che i sindacati hanno denunciato e con grande arroganza ha continuato a far lavorare i dipendenti, vecchi e nuovi, in condizioni di illegalità”. I due sindacati respingono le accuse e puntualizzano che “è del tutto falso che si sia proceduto a contattare i ristoranti e i rider stessi, invitandoli a non più servirsi di Divoora. In presenza di un calo di clienti e ordini, probabilmente sarebbe stato più utile fare una semplice autocritica. Viceversa, l’azienda ha puntato ancora una volta il dito verso gli altri. È questo il risultato di una politica manageriale miope, che preferisce scaricare le proprie responsabilità sui dipendenti e su chi li assiste, piuttosto che fare un minimo sforzo per trovare una soluzione condivisa, improntata sul rispetto del proprio personale e, non da ultimo, della legge sul lavoro”.

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