Luganese

Truffe Covid, le difese chiedono riduzioni di pena

Alle Assise criminali di Lugano i legali contestato il reato di truffa e sottolineano: gli imputati non si sono arricchiti. Domani la sentenza

Domani la sentenza
(TI-PRESS)
15 giugno 2021
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«Un profilo anomalo per essere associato all'autore di una truffa. Tutt'altro che un manager o un consulente. Perché in realtà si tratta di un pollo che s'è fatto spennare. Non ci ha guadagnato un soldo, anzi ci ha persino perso». Così l'avvocato Costantino Castelli, legale del medico dentista italiano 47enne, domiciliato nel Luganese, da stamane in aula per la truffa milionaria allo Stato nella richiesta di prestiti Covid, ha evidenziato nella sua arringa davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano

'Nessun controllo in banca'

«La truffa non è realizzata se l'imputato agisce con leggerezza, come è stato il caso» - ha detto il legale, che ha evidenziato quanto le banche presso le quali sono state richieste le somme per i prestiti Covid non abbiano compiuto nessun controllo sui bilanci inverosimili presentati dall'imputato. Il legale ha inoltre evidenziato quanto la Segreteria di stato dell'economia abbia emanato precise direttive per evitare abusi e truffe sui crediti Covid che impegnano gli istituti di credito e che pure, a mente della difesa, non sono state ossequiate. L'avvocato Castelli ha richiesto così il proscioglimento del suo assistito dal reato di truffa, nonché tutte le altre imputazioni contenute nell'atto d'accusa, perché non realizzate. Il legale ha dichiarato che il medico dentista ha ammesso che i dati immessi nel formulario per la richiesta di prestiti Covid fossero gonfiati, ma che tuttavia a compilare i documenti è stato l'imprenditore coimputato. Il legale, in caso di colpevolezza sancita dalla Corte, ha chiesto in ogni caso che la pena sia ridotta notevolmente e non superi gli 8 mesi di detenzione, posti al beneficio della sospensione condizionale. 

L'avvocato Michele Rusca, in difesa dell'imprenditore 61enne, ha richiesto dal canto suo in particolare che il suo assistito sia riconosciuto colpevole non di truffa, bensì di complicità in truffa per quanto attiene ai prestiti Covid pretesi in tandem dai due imputati. L'avvocato Rusca ha inoltre evidenziato che l'imprenditore «non si è arricchito, ma ha semplicemente sanato i debiti della ditta»; e inoltre che il 61enne ha riconosciuto di aver gonfiato i bilanci per ottenere i crediti, ammettendo le proprie responsabilità. Anche l'avvocato Rusca ha messo in evidenza come non vi siano stati controlli sufficienti da parte delle banche, omettendo di verificare la serietà della richiesta del credito. L'avvocato difensore ha chiesto una pena massima di 30 mesi, dei quali 10 da espiare e la rimanenza sospesa con la condizionale. La sentenza è stata annunciata per domani alle 16.30. 

 

 

 

 

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