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Abusi al cantiere del Campus: niente appalti per Garzoni Sa

Violazione della legge sulle commesse pubbliche, dumping salariale e concorrenza sleale: la ditta non potrà partecipare ai concorsi per 5 mesi

Brutta figura per uno dei più grossi cantieri pubblici degli ultimi anni (Ti-Press)
11 giugno 2021
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Il caso destò scalpore quando a inizio aprile 'laRegione' pubblicò il primo di una serie di articoli. Sì, perché, i rimproveri di gravi abusi edilizi riguardavano uno dei più importanti cantieri pubblici del cantone che diede alla luce il Campus Est di Supsi e Usi a Viganello, costruito sul sedime ex Campari. Tanto che a segnare la rilevanza e la valenza strategica della struttura, all'inaugurazione in pompa magna, giunse anche il presidente della Confederazione Guy Parmelin. Non solo. L'edificazione costò oltre 126 milioni di franchi. Sul Foglio ufficiale di oggi sono apparse le decisioni: l'Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche, sulla base della risoluzione del Consiglio di Stato risalente al 14 aprile scorso, (due settimane dopo il nostro primo articolo, ndr.), ha escluso la ditta Garzoni Sa di Lugano dall'aggiudicazione di tutte le commesse pubbliche soggette alla Legge sulle commesse pubbliche e al Concordato intercantonale sugli appalti pubblici per cinque mesi, da oggi e fino al 10 novembre prossimo. Lo stesso provvedimento è stato preso, per tre mesi, nei confronti della ditta Pleschina Armierungen GmbH di Lugano, che nel frattempo è tuttavia fallita e pure, sempre per tre mesi, della Die Akkordunternehmung Schweiz Ag di Lucerna (ora Bauunnion Sa).

Poretti: 'Attendevo una sanzione più esemplare'

«Cinque mesi di sospensione dagli appalti pubblici per una società – la Garzoni Sa – che ha imbrogliato gravemente è un provvedimento, tutto sommato, lieve. Mi sarei aspettato una sanzione più esemplare – commenta Matteo Poretti, sindacalista di Unia –. D'altro canto, sappiamo come vanno queste cose in Ticino. Sono comunque decisioni significative, crescite in giudicato, che hanno certificato le responsabilità dirette delle tre imprese che hanno crassamente violato la legge sulle commesse pubbliche e il bando di concorso. Nel cantiere era in atto un subappalto del subappalto». È la Garzoni Sa ad aggiudicarsi, quattro anni fa, il bando di concorso per le opere di impresario costruttore per il nuovo campus universitario. In seguito, il sindacato viene a conoscenza dell’esistenza di un appaltatore di primo grado per la posa d’acciaio d’armatura che è una delle tre ditte sanzionate: La DIE Akkordunternehmung Schweiz Ag, società lucernese con succursale a Lugano. Poi, scopre che i lavoratori sono della Pleschina Armierungen GmbH di Thun e che entra in scena una quarta ditta di Zurigo. E qui suona l'allarme.

Subappalto di subappalto e la voragine

Unia ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora parlando pubblicamente di una voragine di 680'000 franchi circa creato dalle società che si sono susseguite sul cantiere. La scoperta fece scattare la segnalazione all'Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche (Uvcp) del Dipartimento del territorio. Di più: nel cantiere era in atto un subappalto del subappalto e i ferraioli della Pleschina hanno dichiarato di aver lavorato su chiamata nonostante i contratti firmati parlassero di un rapporto di lavoro al 100% a tempo indeterminato. Una pratica vietata dal Contratto nazionale mantello dell’edilizia e dal Contratto collettivo di lavoro vigente in Ticino. In seguito, verso la fine dei lavori di posa, la società ha smesso di pagare salari e oneri sociali. Pertanto, Unia ha contattato il committente del cantiere: il consorzio fra Usi e Supsi. Stando al sindacato, il consorzio è intervenuto sospendendo l'attività degli operai della Pleschina, richiedendone contratti di lavoro e la documentazione. Ma, nel giro di una decina di giorni, i lavori riprendono: il subappaltatore della posa non sarebbe più la DIE Akkordunternehmung ma la Pleschina. Tuttavia, nello stesso lasso di tempo, la maggioranza delle azioni della seconda vengono comprate dalla prima. Insomma, situazioni intollerabili per un cantiere pubblico da oltre 126 milioni di franchi. Da qui, le segnalazioni al Consiglio di Stato e le reazioni critiche di Lelia Guscio, presidente della Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio, di Nicola Bagnovini, direttore della Ssic-Ticino e del sindaco di Lugano Marco Borradori.

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