Luganese

Lugano, fogne nel lago? 'Basta sigillare il suolo!'

Il consigliere comunale Nicola Schönenberger (Verdi). 'Quando piove troppo, l'acqua non riesce a infiltrarsi nel terreno e succedono gli stramazzi'

Un esempio di quanto capitò nel laghetto di Muzzano qualche anno fa
2 settembre 2020
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Non è un fatto nuovo quanto capitato allo scarico a lago presso la rivetta Tell a Lugano. In passato, come lo scorso fine settimana, ci sono sempre stati problemi con spazzatura che dovrebbe finire nei sacchi rossi, in occasione di forti precipitazioni. Sono causati dai cosiddetti stramazzi fognari. L'origine è il riale Genzana che corre intubato nel sottosuolo da Massagno. Un problema irrisolto che è stato sollevato nuovamente da tio.ch con tanto di immagini e che offre una brutta cartolina di Lugano. Eppure, il guasto successo nel 2012 alla stazione di pompaggio di piazza Indipendenza (dove sono state posate griglie per fermare il materiale grossolano mentre le acque fognarie per convogliarle verso il Centro di depurazione di Bioggio).

Piazza Indipendenza, tempi 'biblici'

Quest'opera avrebbe dovuto essere sistemata da tempo. La progettazione risale al 2013, due anni dopo è iniziato il cantiere e all'inizio del 2018, come risulta dalla risposta del Municipio di Lugano all'interrogazione interpartitica presentata nel 2017non era stato concluso. Ci vorrà ancora tempo come ha dichiarato a tio.ch il capo ufficio della protezione delle acque e dell'approvvigionamento idrico Mauro Veronesi. «Non possiamo dire che il problema dello scorso fine settimana sia riconducibile a quel guasto del 2012» osserva Nicola Schönenberger consigliere comunale dei Verdi di Lugano (primo firmatario di quell'atto parlamentare).

La fogna nel lago, il grosso guaio

Oltre al necessario invito rinnovato alla cittadinanza a non gettare rifiuti solidi urbani nei water, fa specie che nella città di Lugano che si vuole turistica, in riva lago in piano centro capitino ancora situazioni del genere. «L'assorbente che finisce nel lago è un senza dubbio un problema, fa schifo e magari come altro materiale contiene microplastiche. Però, il problema più grosso sono le acque fognarie che finiscono nel Ceresio. Questo significa che nel lago c'è fosforo, azoto e sostanze chimiche invisibili a occhio nudo ma inquinanti», sostiene Schönenberger. Potrebbe quindi essere pericoloso per chi fa il bagno nonostante nei pressi non ci sia un'area predisposta alla balneazione.

Troppa cementificazione, senza fine

«Per forza di cose i sistemi fognari sono concepiti con i cosiddetti troppo pieni, altrimenti i tubi esploderebbero quando piove tanto - dice il consigliere comunale -. Tuttavia, la Città di Lugano è anche responsabile, almeno indirettamente, degli stramazzi. Non solo qualora avesse realizzato tramite il Consorzio interventi malfunzionanti, ma soprattutto per via dell'eccessiva sigillazione del suolo». In che senso? «In tutto il bacino del versante del riale Genzana (interrato) che da Massagno scende attraverso la Salita dei frati, la Contrada di Verla, via della Posta per giungere in piazza Indipendenza, l'ente pubblico da tempo ha sigillato i suoli e la Città e il Comune di Massagno continuano a farlo a dare concessioni ai privati in tal senso», risponde Schönenberger.  

Ville Colombo, la Stan ricorre

Quali sono le implicazioni di queste politiche? «Quando piove tanto, le acque non possono infiltrarsi nel terreno e giungere pian piano alla falda piuttosto che nei riali ma finiscono tutte nei tombini e in poco tempo può succedere che il sistema non tiene più e ci sono stramazzi. Quindi tutto il discorso delle canalizzazioni moderne e delle giuste dimensioni funziona solo se il suolo non viene sigillato oltremodo. Malgrado ciò, la Città permette l'abbattimento di case storiche con giardino per costruire volumetrie assurde con la sigillazione del suolo, come nel caso delle ville Colombo, in pieno bacino imbrifero del riale Genzana, licenza edilizia contro cui la Stan ha presentato ricorso» continua il consigliere comunale dei Verdi.

Stesso problema al laghetto di Muzzano

Anche l'ente pubblico ci mette del suo. Come nella pavimentazione del piazzale ex scuole dove nei mesi scorsi è stata inaugurata la nuova fontana. «Dieci anni fa c'era un grande albero e un pezzo di prato, ora tutto è stato chiuso e gli otto alberelli piantati hanno poco 'spazio vitale'. Si continua insomma a sigillare il suolo dimenticando che ciò significa mettere in conto stramazzi fognari e sistemi sempre sotto pressione quando piove un po' più del solito. Lo stesso problema succede al laghetto di Muzzano: appena ci sono precipitazioni al di sopra delle norme entrano liquami fognari». Come si potrebbero evitare o ridurre queste situazioni sgradevoli? «Purtroppo non c'è una concezione né una pianificazione che preveda una'apertura del suolo in modo che le acque possano infiltrarsi ed essere assorbite dal terreno. Riflessioni di questo tipo altrove vengono affrontate. Non a Lugano. I benefici sono parecchi e non riguardano soltanto l'acqua piovana. Basti pensare alle isole di calore urbane».

Perché asfaltare i camminamenti del Ciani?

Un esempio? «I camminamenti dell'ottocentesco parco Ciani sono asfaltati, eppure in tutti i parchi di quel tipo a Parigi o a Milano ma anche in Svizzera tedesca, i camminamenti sono realizzati in ghiaietto o in terra battuta». Ancora Schönenberger: «La questione delle canalizzazioni è complessa, costa un sacco di soldi e fa riferimento ai Piani di smaltimento in base ai quali si allestiscono i catasti e si stabiliscono gli investimenti da effettuare. Investimenti milionari che arrivano nei Consigli comunali nei messaggi consortili e di solito vengono approvati senza discussione. C'è anche un problema di governance di questi consorzi. In Consiglio comunale arrivano fatture salatissime per strutture obbligatorie ma il sistema è poco trasparente anche se i comuni sono rappresentati».

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