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Curonici sul progetto Cornaredo: ‘Le due torri esistono già’

Il professore rimarca l'aspetto non solo finanziario ma anche sociale e civile del nuovo quartiere che spopolerebbe il centro della Città di Lugano.

Le due torri del Polo sportivo di Cornaredo (rendering)
29 luglio 2020
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«Le due torri immaginate per il nuovo quartiere di Cornaredo? Esistono già». Parola di Giuseppe Curonici, narratore, critico d’arte e autore di poesia nonché già professore al Liceo 1 e direttore della Biblioteca cantonale di Lugano (dal 1986 al 1999). Forte di un’approfondita e puntuale conoscenza della Città, sotto l’aspetto storico e sociale, Curonici ci ha voluto presentare il suo ’punto di vista’ in merito al progetto del nuovo comparto di Cornaredo.

Professore, cosa intende dire quando afferma che ’le due torri esistono già’?

Quelle che chiamano le ’due torri’ sono nel centro storico di Lugano. Sono i palazzi e i locali amministrativi, commerciali e abitativi rimasti vuoti o sottoutilizzati, a breve distanza dal Municipio. Cosa vuol dire? Se si dovesse partire da zero, da un terreno deserto piatto e vuoto, si potrebbero prevedere palazzi amministrativi a nuovo in una posizione qualsiasi. Ma in realtà la città esiste, si è formata nel corso della storia urbanistica e civile. Costruire come se intorno non ci fosse altro è un atto che risulta vano anche solo a pensarci. L’irreale progetto per Cornaredo produrrebbe un doppione totalmente superfluo e costosissimo: uno spreco, consumare 150 milioni di franchi (centocinquanta milioni!) per costruire edifici quando già esistono edifici vuoti idonei o facilmente adattabili.

Ci pare di capire che per lei il nuovo polo sportivo e amministrativo comunale non è solo un problema finanziario...

Il problema in effetti non è soltanto operativo-economico. Ci troviamo di fronte a un problema civile, civico, molto più profondo. Esiste il rischio di un errore territoriale standard, soggiacente e ripetitivo, che consiste nell’esaminare il territorio a pezzi separati, con mentalità frammentaria, senza tener conto dell’insieme e delle necessità reciproche. Anche se non abbiamo voglia di pensarci, l’insieme esiste e non bisogna dimenticarsene né sciuparlo né mancargli di rispetto. Un fatto particolarmente attuale è quello dello spopolamento del centro della città. Ora, spostare uffici amministrativi dal centro verso la periferia certamente non aiuta a riportare la gente dalla periferia verso il centro. Vuol dire aggravare il processo dell’abbandono. Una pianificazione puramente tecnico-efficientistica non è politica e non è civile.

Quali soluzioni vede in tutto questo?

In qualsiasi modo, la situazione di Cornaredo può essere studiata e capita soltanto tenendo conto del centro città come riferimento essenziale. La sua vita? La risposta che vogliamo dare per il centro è la premessa alla risposta che vorremo dare per la periferia, a Cornaredo o a qualsiasi altra zona. È indispensabile mettere esplicitamente in chiaro cosa vogliamo fare del centro città: abbandonarlo a se stesso? Oppure rianimarlo e intensificare la sua vita? I due quesiti, costruzione degli stabili a Cornaredo e rianimazione e rilancio nel nucleo di Lugano, sono inseparabili anzi sono un argomento unico da risolvere insieme. Non mettiamo affatto in dubbio l’opportunità degli impianti sportivi, quelli sono fuori discussione. L’opera di impiantistica sportiva va benissimo, ma proprio non c’è alcuna necessità di agganciare ai suoi fianchi un apparato edilizio che ha destinazione nettamente differente. Gli impianti sportivi e le sedi dell’amministrazione sono due realtà, entrambe necessarie, però di genere diverso.

Cosa dunque suggerisce?

Un Piano regolatore non si esaurisce in una descrizione o in una normativa topografica territoriale, ma investe le condizioni di vita della collettività. Il problema della sede o delle sedi deve essere studiato con cura e non abbandonato a una visione di puro tecnicismo. La consapevolezza delle funzioni esistenziali della città e del suo Piano regolatore deve essere non dico conservata ma rafforzata e promossa, e questa necessità è particolarmente importante proprio nella nostra epoca, di fronte all’anonimato e alla perdita di identità delle persone e delle comunità. Spostare un grosso pezzo dell’attività del cuore del Comune, è un atto di tecnicismo anticivico. Esattamente il contrario di ciò di cui abbiamo bisogno oggi per legittima difesa della cittadinanza. Per ragioni sia economiche, sia abitative, sia etiche e civiche, il progetto delle torri amministrative a Cornaredo non può essere approvato.

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