Lugano

Nei prati la festa effimera della natura

Tornati i giardinieri, è già finita. Schönenberger: 'L'erba alta aiuta la natura'

Chicorium a bordo strada
2 maggio 2020
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È durata poco: finito il 'lockdown' dei giardinieri, tosaerba e zecky boy hanno ripreso a urlare per prati e giardini. Eppure per tanti è stato un momento magico. Abbandonati al corso della natura, nelle scorse settimane gli spazi verdi si sono riempiti di fiori, e piccola fauna. Rigogliosi, poco 'inglesi' e quasi tropicali. Molti se ne sono accorti meravigliati; qualcuno, come il biologo e consigliere comunale dei Verdi Nicola Schönenberger, ha lanciato l'idea: perché non ripetere l'esperienza anche quando il Coronavirus sarà soltanto un brutto ricordo?

"Non ho mai visto il parchetto pubblico davanti a casa mia così bello", scrive sui social e ci conferma di persona. Un'invasione di margherite, nontiscordaredimé, veroniche, ive striscianti e pratoline. Che siano di ispirazione per chi gestisce il verde pubblico e privato. "Purtroppo sono appena passati i giardinieri... è già tutto finito" ci dice Schönenberger. Che però, da attento osservatore, ribadisce: "non falciando il prato ogni 15 giorni, la natura torna, anche sotto forma di farfalle, uccellini. Tenere l'erba un po' più alta aiuta la biodiversità. Chiaro che ci vorrebbe una gestione un po' differenziata del verde. Per esempio, nelle zone più pregiate come davanti a Villa Ciani il prato va gestito regolarmente. Però in altri punti si potrebbe lasciar crescere l'erba, in tanti parchetti, o almeno in parte di essi. A parte che si risparmierebbe un sacco in manutenzione alla gente , o almeno ad una buona parte della popolazione questo tipo di prati li apprezza. Prati fioriti e non tagliati a 5 centimetri.."
Secondo Nicola Schönenberger oltre all'aspetto estetico ci sarebbero vantaggi collaterali. "certo, per esempio nella lotta alla calura, l'erba più alta, traspirando di più, rinfresca maggiormente l'ambiente. Inoltre contribuisce significativamente ad assorbire le polveri sottili (o depurare l’aria dagli inquinanti), i picchi di pioggia (limitando problemi di sovraccarico delle canalizzazioni) e ad attutire i rumori. E poi c'è una questione della biodiversità. In prati gestiti in maniera più estensiva le api trovano il nettare, gli uccellini il materiale per costruirsi il nido, o un posto per rifugiarsi (in questo periodo di calma e erba alta ho osservato più di 20 specie di uccelli diversi dalle mie finestre affacciate sul parchetto). Bisogna dire che l'ambiente urbano può avere un valore di conservazione delle specie rare. Per esempio al parco del Bertaccio, sotto la stazione di Lugano fioriscono delle orchidee selvatiche protette (listera maggiore / Lat: Listera ovata), arrivate chissà come, e che però sopravvivono da decenni. Altor esempio, presso quel banco di sabbia alla foce del Cassarate, dunque un ambiente particolare ci sono almeno tre o quattro specie vegetali minacciate (iscritta nella Lista Rossa delle specie), come lo zigolo nero e lo zigolo dorato" L'elenco potrebbe continuare: il biologo luganese ne ha avvistate e fotografate diverse.

La città come oasi

Per Schönenberger insomma la città paradossalmente si dimostra un habitat protettivo per diverse specie vegetali e animali (molte città l’hanno compreso, favorire la biodiversità e i suoi benefici negli ambienti urbani è uno dei 10 obiettivi della strategia svizzera sulla biodiversità varata dal Consiglio Federale). "Sì, anche i pipistrelli" sorride Schönenberger. "Non è esattamente il mio campo, però da quello che mi dicono gli esperti, i nostri pipistrelli sono di famiglie completamente diverse rispetto a quelli asiatici. Si trovano in buona parte nella 'lista rossa', cioè a rischio di estinzione. E poi noi i pipistrelli non li mangiamo, e nemmeno li maneggiamo. Insomma i nostri non sono un pericolo per l'uomo.

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