Promosse la presentazione del libro 'Se fosse tuo figlio' di Nicolò Govoni e del documentario 'Gran Hotel Somos' realizzato per 'Strada regina'

Un tema di forte attualità e alquanto delicato quello della migrazione. Soprattutto se visto attraverso gli occhi dei bambini. Qui sono quelli dei piccoli ospiti del centro di accoglienza per i richiedenti l’asilo di Samos, isola greca al confine con la Turchia.
Coraggiosa, dunque, la scelta dell’Assemblea genitori di Porza che ha deciso di presentare, venerdì 4 ottobre, la storia vera di un incontro con un bambino migrante, raccontata nel libro ‘Se fosse tuo figlio’ di Nicolò Govoni che sarà ospite, nella sala ‘Clay Regazzoni’, dalle 20. Una serata nel corso della quale sarà anche proiettato il documentario, realizzato per la trasmissione ‘Strada Regina’ della Rsi, da Francesco Muratori e Mauro Triani ‘Grand Hotel Samos’.
«La volontà di organizzare questa serata viene non solo dalla conoscenza personale di Nicolò – ci spiega i motivi che hanno portato alla realizzazione dell’evento Muratori – ma soprattutto perché si tratta di bambini, di tutti i bambini, non solo i migranti. Emerge, infatti, la responsabilità che tutti gli adulti hanno verso i minori, di sicurezza, di educazione, di protezione, e dei bambini, soprattutto, di essere trattati e vivere da bambini».
A trent’anni dalla sottoscrizione della Carta dei diritti del bambino, alla quale a novembre sarà dedicata la Notte del racconto, «questo argomento può essere declinato sotto tanti punti di vista. Non possiamo però ricordarci dei bambini solo quando ci sono situazioni d’emergenza, difficili e drammatiche».
A Porza si racconterà, quindi, il progetto educativo realizzato a Samos da Nicolò: «Dove plasmo – ci spiega – un programma per bambini rifugiati sfuggiti alla guerra. Il campo profughi stava esplodendo con migliaia di persone infilate in uno spazio pensato per 650, e la mia classe ne porta le cicatrici. È una catastrofe e non c’è più tempo da perdere, ho pensato. Così ho fondato la ong ‘Still I Rise’ e ho aperto una scuola, Mazì, che in greco significa ‘insieme’ e che ha accolto tra le sue mura più di 1’500 studenti».
Una Grecia europea e quindi molto vicina a noi... «Per noi culturalmente occidentali è più facile giustificare situazioni di mancanza di diritti, di barbarie, in Paesi come la Libia, per esempio, dove manca il rispetto di ogni forma di libertà. E così ci mettiamo la coscienza in pace. Questa però è già Europa, questi bambini sono già sotto tutela di Paesi considerati più civilizzati. Noi in Svizzera non accetteremmo mai che nei nostri centri asilanti i bambini non possano andare a scuola, aver accesso all’acqua e alla corrente, non possano vedere un medico se ne hanno bisogno. Lì la situazione è ben diversa, è una situazione terribile e, ben di più, criminale».
Toccanti le testimonianze raccolte da Muratori: «Mi hanno colpito tantissime cose, soprattutto quelle otto ore in cui i bambini, nella scuola, ridiventano bambini dando il meglio di sé. Fuori sono in modalità sopravvivenza, devono guardarsi da chiunque, non riescono a dormire sereni. A scuola, invece, possono avere un pasto gratuito, possono andare in bagno, lavarsi. Lo vivono come un dono, per questo partecipano alle pulizie, al riordino. Per i docenti la cosa bella è vederli assetati di conoscenza, vederli rifiorire in quanto tutelati e rispettati nel loro essere bambini così da poter continuare a sognare».