Luganese

Viveva e lavorava (in nero) in Ticino

Il 51enne catturato venerdì su mandato di cattura internazionale: avrebbe ucciso due vicini

Mesoraca
8 settembre 2019
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Non era la prima volta che si recava in Ticino, il 51enne calabrese arrestato venerdì a Caslano, siccome sospettato di essere autore, assieme a due familiari, di un duplice omicidio a Mesoraca (Crotone). Secondo la Rsi l'uomo arrestato in passato avrebbe soggiornato e pure lavorato nel campo dell'edilizia ‘in nero’ in Ticino, dove vive la compagna. Vi è stato pure un ricovero in Ospedale, a Lugano Colpito da un mandato di cattura internazionale il 51enne è stato fermato in un bed and breakfast di Claslano. Emergono inoltre precedenti penali a suo carico: nel 2006 aveva ospitato ‘ndranghetisti in un ovile di sua proprietà. Risulta inoltre una 'vicinanza' con una famiglia malavitosa calabrese. Fatti che però non hanno legami con quello che sembra un caso di ‘lupara bianca’ dovuto a problemi di vicinato in una zona agricola.

Conflitti tra due aziende familiari, in particolare per l’utilizzo di un terreno, strascico a quanto pare di faccende ereditarie, essendoci pure legami di parentela tra presunti omicidi e presunte vittime. Per gli inquirenti il 51enne arrestato nel Luganese è il colpevole del fatto di sangue assieme al figlio ventenne e di un altro complice, di 49 anni, entrambi già agli arresti in Calabria. Le vittime, sarebbero Rosario Manfreda, 68 ani, e suo figlio Salvatore, 35, spariti il 21 aprile, domenica di Pasqua e ritrovati mercoledì scorso in un burrone, sempre nella zona di Mesoraca, in avanzato stato di decomposizione. Si attendono diverse conferme, tra cui la stessa identità dei cadaveri ritrovati (sono attesi i risultati dell’esame autoptico) ma tutto lascia pensare a un caso di ‘lupara bianca’. Come ricostruito dal comando dei Carabinieri di Crotone e annunciato già lo scorso primo luglio, tra i due gruppi familiari in passato erano sorti screzi per questioni confinarie tra le loro proprietà a Gesara. I tabulati telefonici fanno pensare a una sorta di inseguimento nelle campagne calabresi, i movimenti dei sospettati e quelli delle vittime, ricostruiti sempre attraverso i segnali telefonici provenienti dalle automobili impiegate, e le immagini registrate da impianti di videosorveglianza privati. Insomma gli inquirenti hanno pochi dubbi sull’accaduto, anche se i due indiziati agli arresti finora avrebbero negato tutto. L’auto delle vittime, una Ford Maverick, è stata trovata bruciata, e assieme ai resti umani sono stati trovati pallini di piombo. Ora a Crotone attendono, insieme agli ultimi riscontri autoptici, l’estradizione del 51enne. A suo carico le accuse di duplice omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e infrazione alla legge sulle armi.

 

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