Campione d'Italia

La Genesi di Santa Maria dei Ghirli ritorna a vivere

Completata l’opera conservativa dell’affresco cinquecentesco attribuito a Bernardino Luini

27 luglio 2019
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Una lunga vicenda critica lo ha visto attribuito a Bramantino, Bernardino Luini, Domenico Pezzi, Bernardinus de Quagis. Ma il dipinto del Cinquecento, strappato in passato dal portico settentrionale e riportato su tela, poi posata nella parte a sud del santuario di Santa Maria dei Ghirli, a Campione d’Italia, ad oggi non ha ancora un padre. Grande quattro metri e mezzo per quasi nove metri presenta le ‘Scene della Genesi’. Un intervento di restauro conservativo, finanziato da un lascito privato e durato quattro mesi, ne ha recentemente riportato in luce colori e bellezza.

«Il dipinto, datato 1514, si trovava nel portico settentrionale ed era stato strappato alla fine dell’Ottocento – ci spiega la responsabile Eliana Tovagliaro – per problemi di conservazione e degrado. È stato praticamente tensionato su pannelli lignei con un supporto e collocato nel portico meridionale». L’opera riporta – come indicatoci dal parroco, monsignor Eugenio Mosca – «le storie della Genesi: abbiamo la Creazione, in particolare la creazione dell’uomo, con sullo sfondo la creazione della terra, del cielo e degli animali, quindi il Peccato e la Cacciata, intercalato, il racconto, da figure bibliche quali Abramo, Mosè, Giacobbe e, personaggio incerto, il profeta Daniele, qualcuno dice l’evangelista Giovanni». Obiettivo del restauro è stato quello di evitare che il dipinto, con il tempo, si scrostasse, andando così pericolosamente a perdersi: «Il colore era completamente sollevato perché durante lo strappo – annota i segni del tempo la restauratrice – era stato incollato su una tela con un collante a base di caseina. Con gli sbalzi termici, infatti, questo colore si era sollevato e andava fatto riaderire per conservare la materia. Quindi è stato fatto riaderire, in particolare il tessuto al supporto ed è stato integrato pittoricamente».

Nella letteratura si conoscono vari restauri legati a quest’opera presente nella chiesetta dedicata all’Annunciazione: quello della fine dell’Ottocento e in seguito uno avvenuto negli anni 19671969 a cura di Pinin Brambilla Bracilon, tra i più importanti restauratori del ’900, nota in tutto il mondo per aver condotto il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

«Dal punto di vista delle scelte iconografiche, le particolarità dell’affresco di Campione sono davvero rilevanti – non manca di farci notare nella sua tesi di laurea Alessandra Brambilla – dall’impostazione dello spazio pittorico, in cui elementi tipici del classicismo lombardo servono da introduzione al paesaggio, dipinto con un’accuratezza tale da suscitare un ricercato effetto di trompe-l’oeil, all’utilizzo non del tutto banale di tre stampe di Dürer, alla comparsa, davvero precocissima a questa data, di rampicanti sulle colonne».

Fra i responsabili del degrado gli effetti delle radiazioni solari: applicate delle pellicole

Maggiori responsabili del rapido degrado registrato negli anni sono gli effetti delle radiazioni solari (calore, luce, raggi uv) che hanno provocato scolorimento e viraggio dei colori. In questo senso, è stata applicata una pellicola, sui vetri della vetrata, per il controllo solare, in grado di ridurre i tre componenti: «Applicando le pellicole a controllo solare riduciamo l’irraggiamento solare contribuendo a ristabilire un microclima corretto e meno soggetto a sbalzi e picchi di temperatura repentini e dannosi, con lo scopo di ridurre e circoscrivere i processi d’invecchiamento dell’opera» ci ha illustrato gli interventi Eliana Tovagliaro, affiancata da Ilaria Bruno responsabile della Direzione lavori. Fra gli interventi puntuali vanno elencati la microaspirazione delle polveri superficiali, il trattamento biocida della tela di supporto, l’operazione di pulitura degli strati superficiali, la rimozione di stuccature di precedenti interventi di restauro, il raccordo delle lacune dovute alla caduta dell’intonaco dipinto, la reintegrazione cromatica: «Il colore è stato integrato pittoricamente con colori ad acquarello con una tecnica denominata di integrazione a rigatino per ridare una continuità di lettura e integrità a un dipinto frammentato da tantissime lacune». Curiosità interessante, come fattoci notare dal parroco – «l’artista, carinissimamente, ha raffigurato l’Eden con il profilo del nostro lago e delle nostre montagne, riconoscibilissimi».